da Gabriele Cavallaro
La pandemia ha finito per accentuare la propensione degli italiani a mantenere i soldi sul conto corrente ( se calcolano circa 1700 mld) senza investirli ,con la conseguenza che l’immensa liquidità detenuta dalle banche,in assenza di impieghi, finisce nel circuito interbancario che le costringe a pagare lo 0, 40 alla Bce.
Questo significa che la banca accumula perdite nel conto economico che non sono compensate dai costi di gestione del conto corrente.stesso.
Per questo motivo alcune banche , come pubblicato stamattina da il Sole 24 ore, cominciano a porsi il problema se non sia il caso di chiudere i conti correnti di quei clienti che detengano eccessiva liquidità senza impieghi e senza investimenti, o in alternativa recuperare i costi che sono costrette a pagare.
Come ovviare a un problema che appare di difficile soluzione e che mette in crisi sopratutto le piccole banche locali
Banche che hanno sempre vissuto per la redditività sulla differenza tra il tasso di impiego e il tasso di raccolta e che non hanno un business diversificato ( risparmio gestito, polizze di investimento).
Ancora oggi pagano per la raccolta a breve ( 1 anno)tassi tra lo 0,30 allo 0,70 in un periodo di tassi sottozero anche per titoli di stato con durata di 5 anni finendo per appesantire il conto economico
L’unica strada da seguire per affrontare strutturalmente il problema è quella di promuovere maggiore educazione finanziaria dei risparmiatori , di cui dovrebbero farsi carico anche le stesse banche interessate.
Si tratta di aiutare le famiglie ad attuare una corretta pianificazione della finanza personale e familiare organizzandola per obiettivi ed orizzonti temporali .
Solo così sarà possibile porre rimedio a un problema serio per l’Italia che non riesce a investire l’enorme ricchezza finanziaria di cui dispone nell’economia reale creando seri problemi anche al sistema bancario soprattutto in una fase di tassi sottozero come quella attuale.