Dr. Michele D’Alessio (giornalista – agronomo)
“… Conoscere la storia del proprio paese è come dare le fondamenta ad una costruzione. Sapere ciò che è avvenuto nel passato nel passato significa valorizzare il presente, dargli un lustro diverso, significa far parlare luoghi e cose; significa ancora scoprire che la storia sui libri non è qualcosa di lontano ed inconsistente…” cosi il dottore Vitantonio Capozzi, ci descrive la sua passione per la storia di Polla e del Vallo di Diano. Nato a Valenzano (Bari), ma pollese di adozione, ex dipendente Asl (assistente Sociale), noto per i suoi romanzi storici e di numerose opere a carattere tecnico-scientifico sulle condizioni sociali. Come anticipato nel precedente articolo, faremo un viaggio immaginario in luogo di nuova scoperta, non del tutto aperta al pubblico e visitabile, in uno dei paesaggi storici ed evidenze archeologiche che costituiscono sicuramente una delle caratteristiche più lampanti del comprensorio Valdianese, la Grotta di Polla, cavità ricca di risorse culturali di straordinario fascino. Sulle suggestive parole e gli studi del dottor Vitantonio Capozzi di Polla, (Scrittore e studioso della storia locale) scopriremo questo nuovo complesso speleologico sconosciuto e ricco di reperti preistorici
“…Il Tanagro, che scorre nel Vallo di Diano in tutta la sua lunghezza, è quello che rimane dell’antico lago pleistocenico dell’ultima era glaciale, che riempì la conca compresa fra le due catene montuose presenti. Le acque del lago si prosciugarono ed uno degli smaltitoi naturali, ed anche il più importante, fu la grotta di Polla, ridente cittadina, ubicata a nord del Vallo di Diano, a 450 m. sul livello del mare fra le catene montuose degli Alburni ad Ovest e della Maddalena a Est.
Il complesso carsico denominato “Grotta di Polla” è oggi una cavità fossile posta poco più in alto dell’attuale quota media dell’altopiano del Tanagro che, verosimilmente, ha svolto la funzione di inghiottitoio idraulico a partire dal Pleistocene medio-superiore (781.000-11.700 anni fa), quando il Vallo di Diano era un grande lago.
La Grotta di Polla si trova nel settore nord-orientale del massiccio degli Alburni, a poche centinaia di metri dall’abitato omonimo. È una grotta fossile, caratterizzata da grossi accumuli di fango al suo interno, con andamento prevalentemente suborizzontale che ha avuto un notevole interesse preistorico e paletnologico, testimoniato da numerosi reperti, quali utensili e manufatti ascritti all’Età del Bronzo, e rinvenimenti di ossa umane (Bellucci et al., 1995). Una delle prime esplorazioni risale al 1927 ad opera di M. Trotta, cui seguì, negli anni 1956-62, una campagna esplorativa sistematica ad opera del CSM diretto da P. Parenzan, durante la quale fu eseguito il rilievo topografico da parte di B. Davide. Tra il 1998 ed il 1999 il GS CAI Napoli compie una serie di esplorazioni che portano alla scoperta di nuovi ambienti al fondo della grotta (Lala & Iovino, 2004). La grotta è costituita da una serie di grosse sale cui si accede attraverso un breve scivolo subito oltre l’ingresso. Da qui il ramo principale si dirige verso nord incrociando prima la “Caverna dell’Uomo Preistorico” e quindi la “Caverna del Tuono”. Una diramazione verso sud conduce alla “Caverna del Baldacchino” e quindi alla “Caverna dei Germogli”, attraverso la quale si raggiunge nuovamente il ramo principale. Questi ambienti sono caratterizzati da grossi accumuli di fango e, durante il periodo umido invernale, diventano quasi impercorribili in quanto si forma una serie di pantani fangosi nei quali si rischia di sprofondare fino alla vita. La galleria è interrotta bruscamente da un salto inclinato detto “l’Orrido”, caratterizzato da intenso stillicidio e da larghe pozze d’acqua sul pavimento fangoso. Subito oltre si arriva alla “Caverna delle Piramidi”, dove, verso nord, si apre un cunicolo fangoso che conduce alla base di un salto di una quindicina di metri, che rappresenta il vecchio fondo. A gennaio del 1998, dopo precedenti uscite di sopralluogo, un gruppo di speleologi intraprende un’impegnativa risalita sulla parete molto fangosa e fratturata oltre la quale aveva intravisto una continuazione. Sono necessarie tre uscite per portare a termine la risalita. Subito sopra la risalita, un breve passaggio, che si apre nella roccia fratturata, porta ad affacciarsi su una nuova galleria, raggiungibile discendendo un salto anch’esso di una quindicina di metri. La galleria, lunga una ventina di metri, chiude con una frattura alta e stretta che termina senza alcuna possibilità di prosecuzione. L’esplorazione continua in altri ambienti e nella parte terminale della galleria appena esplorata viene intravisto uno stretto budello, molto fangoso, che, una volta superato, porta in una camera, dalla quale parte un pozzo di una decina di metri. Nel settembre 1999, dopo numerose uscite effettuate nella Grotta di Polla per eseguire il rilievo dei nuovi ambienti e per fare fotografie, si decide di effettuare la punta esplorativa oltre il budello, fino a raggiungere la galleria terminale ma devono arrestarsi senza intraprendere l’esplorazione per il completo malfunzionamento degli impianti ad acetilene, compromessi dal fango, e decidono quindi di uscire. Ritentano e, nonostante coperti da una crosta di fango, ripristinano, nel buio, i due impianti ad acetilene, riuscendo a farli funzionare. Superate queste difficoltà armano il pozzo e scendono raggiungendo una saletta che termina in uno specchio d’acqua fangoso. Sulla via del ritorno rilevano i nuovi ambienti, chiudendo così le esplorazioni alla Grotta di Polla.
I DETTAGLI INTERNI
La grotta di Polla è praticamente orizzontale se non per le pendenze assunte dal suolo quando incontra le fratture che l’attraversano in più punti. I suoi vasti ambienti sono bui; le pareti qua e là ornate da qualche bella colata, le stalattiti ancora “giovani”, qualche eccentrica e un angolino ricco di splendide cannucce contrastano con il nero che avvolge mentre si sprofonda ad ogni passo nel fango. La grotta è costituita da una serie di grosse sale cui si accede attraverso un breve scivolo subito oltre l’ingresso. Da qui il ramo principale si dirige verso nord incrociando prima la “Caverna dell’Uomo Preistorico” e quindi la “Caverna del Tuono”. Una diramazione verso sud conduce alla “Caverna del Baldacchino” e quindi alla “Caverna dei Germogli”, attraverso la quale si raggiunge nuovamente il ramo principale. Questi ambienti sono caratterizzati da grossi accumuli di fango e, durante il periodo umido invernale, diventano quasi impercorribili in quanto si forma una serie di pantani fangosi nei quali si rischia di sprofondare fino alla vita. La galleria è interrotta bruscamente da un salto inclinato detto “l’Orrido”, caratterizzato da intenso stillicidio e da larghe pozze d’acqua sul pavimento fangoso. Subito oltre si arriva alla “Caverna delle Piramidi”, dove, verso nord, si apre un cunicolo fangoso che conduce alla base di un salto di una quindicina di metri, che rappresenta il vecchio fondo. Sopra una risalita, un breve passaggio, che si apre nella roccia fratturata, porta ad affacciarsi su una nuova galleria, raggiungibile discendendo un salto anch’esso di una quindicina di metri. La galleria, lunga una ventina di metri, chiude con una frattura alta e stretta senza alcuna prosecuzione. Le Grotte di Polla, con le Grotte dell’Angelo ai confini con il Comune di Pertosa, rappresenta un volano per il turismo speleologico meridionale e potrà rappresentare sicuramente una grande occasione di sviluppo per il territorio. Nel mese di giugno 2011 l’Amministrazione comunale ha commissionato un rilievo tridimensionale georeferenziata della grotta, nei punti raggiungibili dalle attrezzature, con riproduzione video e fotografica delle stesse per consentire una prima visita, virtuale, avviando così un processo di valorizzazione della stessa grotta che porterà sicuri benefici al territorio.
Le grotte o complessi speleologici sono un patrimonio di rara bellezza di cui è ricca l’Italia e che attira un numero sempre crescente di turisti. Gli ultimi dati di CNA Turismo e Commercio parlano di un milione e mezzo di cui 300mila stranieri, con un giro d’affari generato che tocca i 25 milioni di euro l’anno. Si tratta di un tipo di turismo esperienziale adatto a tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani, con emozioni da cogliere in tutta sicurezza