dr. Stefano Antonello Aumenta
Il periodo che stiamo vivendo è molto difficile.
Nessuno di noi dalla generazione Baby Boomers (1945-1964), ne di quelli della generazione X (1965-1980) e, soprattutto i Millenials ovvero la generazione Y (dal 1981 in poi) aveva vissuto grandi problemi, come le guerre mondiali, la fame e le pandemie di inizio secolo scorso.
Ogni sera ascoltiamo i freddi numeri di questo fenomeno che, non nominerò mai in questo mio scritto.
Lo ritengo, infatti, un nostro grandissimo problema contingente che, ci ha mostrato il nostro reale “progresso” di oggi, a partire, almeno, dalla seconda metà del ‘700.
Nel corso dei millenni, chi ci ha preceduto, ha dovuto affrontare problemi molto più gravi, con l’unico vantaggio di non assistere a stucchevoli diatribe tra virologi, politici ed opinionisti.
La nostra cultura bucolica ci ha sempre insegnato a prendere la Vita con Filosofia, ovvero con quel pensiero solido su cui costruire la strada della nostra esistenza, senza interessi di sorta, ma, pensando solo a quello che poteva essere fatto per assicurare un futuro migliore alle nostre famiglie e, più in generale, alle nostre comunità.
Sono grato a di aver avuto la possibilità di assistere alle conferenze di Remo Bodei e Paolo Flores D’Arcais. Due eminenti Studiosi, in grado di elevare il pensiero, a vette conoscitive, in maniera consapevole, inimmaginabili, almeno per me.
In quelle conferenze si è parlato della corrente filosofica esistenzialista, per certi versi, assai simile a quella che stiamo vivendo in questi mesi.
In questo particolare momento, infatti, la figura che ritengo di porre all’attenzione dei più, affinché possano iniziare a leggere qualche Suo Scritto è Albert Camus.
Tale Filosofo visse tra la fine della grande guerra e l’inizio della guerra fredda.
Un periodo in cui ogni singola vita era sacrificata ad una strategia superiore, rivelatasi poi effimera e superata dai fatti, dagli uomini e dal Tempo.
Oggi tutti Noi viviamo la stessa esperienza reclusi, orfani di prospettive e succubi di un potere dittatoriale che ha occupato i nostri corpi in maniera imperiosa e subdola, come un novello “cavallo di Troia”.
Tutti siamo succubi dell’informazione, senza neanche badare ai contenuti ed alle valanghe di ammissioni e successive smentite. Avevano più credibilità le parole, a stento sentite, di Radio Londra, più di un cinquantennio fa.
Tutto ciò premesso dov’è il nostro libero arbitrio ? Dov’è la verità vera ? Chi siamo, veramente noi, in questo marasma ?
Mi rifiuto di entrare nella tragedia della visione di filmati relativi a morti in ospedale, a gente che soffre in ambulanza, a persone che attende il proprio turno per una diagnosi, certamente non opera di medici ed ospedalieri poco attenti. Purtroppo, ciò è frutto di una insulsa politica dell’informazione che, può fare ascolti, solo quando le immagini sono cruente e dure.
Come se la gente avesse necessità di vedere il male per rasserenarsi, il bene ed il bello non attraggono le attenzioni oggigiorno.
Beninteso, purtroppo, questo non riguarda solo i servizi sulla sanità, ma, sulle nostre scuole, sui nostri ponti, sul nostro sistema economico ed il nostro sistema burocratico, in generale.
Il moltiplicarsi di notizie, anche attraverso la rete, ci disorienta e perdiamo i nostri riferimenti. Abbiamo dimenticato, infatti, sia la nostra cultura dei valori imparati dalla Vita che la nostra cultura scolastica, imparata dai Maestri.
Ognuno può esprimere la propria opinione senza dover dimostrare da quale studio possano essere fondati i propri pensieri.
In tal modo si diventa casse di risonanze del solo rumore di sottofondo che ci circonda, senza esprimere concetti e pensieri originali.
Oggi abbiamo purtroppo perso l’abitudine di conversare e di ascoltare i pareri altrui, esprimendo le proprie opinioni ed usando la nostra intelligenza per dimostrarle come veritieri e solidi i nostri pensieri.
Tuttavia, io mi rifiuto di credere che ciò sia ineluttabile e scontato.
Dipende da noi, ma, soprattutto da chi, già da oggi, immaginerà e progetterà il futuro.
Spero che i giovani abbiamo il coraggio di non accettare questo sistema. Altrimenti, anche loro non avranno l’onere di provare a lamentarsi.
Se, con il loro contagiante entusiasmo, avranno la capacità di esorcizzare questa nostra contingente quotidianità e proporne giorni nuovi e sereni, anche loro avranno fatto come Albert Camus, che non ebbe paura di scrivere critiche al periodo nazista ed a quello che si andava creando subito dopo……altrimenti, tutto il resto è, solo, filosofia, con la f minuscola.
Carissimo Antonello,
“la grandezza dell’uomo è nella decisione di essere più forte della sua condizione.”
Condivido il tuo interessante articolo e sono stato colpito dalle similitudini del nostro attuale periodo di pandemia che stiamo vivendo con il pensiero ‘’esistenzialista’’,estremamente attuale, del grande Filosofo ,giornalista , scrittore di romanzi e testi teatrali ,Albert Camus, infatti, per la sua importante produzione letteraria conquistò il Premio Nobel, nel 1957, per la letteratura. Albert Camus ha segnato in modo indelebile il nostro modo d’intendere l’uomo contemporaneo. Malato di tubercolosi fin dall’infanzia, amico di Jean-Paul Sartre,ha saputo raccontare, nei suoi romanzi intrisi di esistenzialismo, l’assurdo paradosso dell’uomo contemporaneo,un uomo in rivolta, l’incapacità di cambiare la propria condizione, ma la possibilità di essere comunque più forte di essa.
Con vera stima.