Aldo Bianchini
SALERNO – Sto seguendo attentamente l’aspra polemica esplosa, non si sa ancora bene per quale reale motivazione, tra il governatore Vincenzo De Luca ed alcuni medici rianimatori napoletani dell’Ospedale del Mare; un plesso ospedaliero che doveva essere onore e vanto del mezzogiorno e che così non è stato anche per colpe specifiche di tutti i lavoratori della sanità (medici, paramedici, amministrativi) che hanno, forse, navigato in senso contrario al modello organizzativo deluchiano per ragioni politiche e probabilmente per una situazione di stallo professionale che nessuno osa denunciare.
Ho letto e riletto la “lettera aperta” inviata dai rianimatori a De Luca (in verità la copia che è arrivata a me è apocrifa e, quindi, da ritenere vicina al nulla) e devo ammettere, per l’indipendenza che ancora mi accompagna, che il suo contenuto è condivisibile in quasi tutti i punti, anche più trancianti in merito alla carenza di risorse umane “valide” e di strutture obsolete (ma quelle modernissime le sanno far funzionare ?) che caratterizzano, purtroppo, la sanità nel nostro disgraziato mezzogiorno.
Ognuno di noi, almeno quelli di una certa , ha una conoscenza specifica della sanità pubblica e quindi può esprimere un giudizio sulla sua efficienza che per linee generali può essere riassunto nella seguente frase: “Non esistono medici farabutti ma non esistono neppure medici eroi”, se per eroi (termine abusato durante la prima ondata del contagio) ci si riferisce a quei medici e quei paramedici che sono apparsi in tv stanchi e distrutti dal lavoro, mi corre l’obbligo di richiamare tutti al cosiddetto “senso del dovere” ormai smarrito nei gangli tumultuosi delle carriere, del potere e dei guadagni senza se e senza ma.
Per quanto mi riguarda posso aggiungere che “la sanità pubblica ha scavato un fossato talmente largo tra la funzione pubblica e i diritti dell’utenza” che è diventato quasi impossibile superare gli steccati frapposti tra i pazienti forse troppo pretenziosi e gli operatori sicuramente arroccati nella loro casta ed a volte scostanti; milioni sarebbero gli episodi che potrebbero essere raccontati, non sulla presunta malasanità ma su quello che avviene nella sanità ordinaria e quotidiana.
Quella dei medici, alla pari di quella dei magistrati, per colpa della politica-politicante da categoria è diventata una casta quasi intoccabile; e quando queste due caste si scontrano si assiste a un fiume di scintille che sono, però, soltanto apparenti e tutto si conclude con una pacificazione consenziente ed equilibrata (tranne rarissimi casi singoli).
Il 4 gennaio 2020 il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno, dott. Giovanni D’Angelo, a commento delle varie aggressioni contro medici e paramedici del Ruggi in calce ad un comunicato molto stringato e molto ben fatto scrisse: “Al di là della legge sono necessari interventi di tipo divulgativo e comunicativo verso la popolazione, perché si riporti in Sanità il rapporto paziente-personale assistenziale a una corretta e produttiva forma collaborativa e a un giusto livello di tolleranza, che deve contraddistinguere una società civile, nel rispetto dei diritti di entrambi: sanitari e pazienti”. E questo monito, a mio giudizio, era rivolto certamente ai pazienti ma anche al personale ospedaliero tutto.
E’ assolutamente vero che Vincenzo De Luca usa, nelle sue filippiche, una terminologia apodittica e tranciante; ma è anche vero che De Luca parla di pancia esattamente come il popolino, e dice tutto quello che il popolino vuole che lui dica perché loro non hanno la forza per farlo; e di questo la classe medica e infermieristica deve tenerne conto, altrimenti va a sbattere anche e purtroppo contro quei facinorosi, e fortunatamente pochi, utenti che di fronte all’impotenza reagiscono in maniera violenta e fisica.
In questi giorni ho interpellato centinaia di persone; non ho trovato nessuno che, dopo aver storto il naso per il modo di aggredire del governatore, avesse dato ragione ai medici-rianimatori dell’ospedale più bello della metropoli napoletana.
Chi ha tempo, anche tra i medici, andasse a leggere la nota diffusa dal dr. Giovanni D’Angelo (presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno e presidente del Coordinamento degli ordini dei Medici della Campania) e scoprirà che D’Angelo, con pacatezza ed educazione, stigmatizza certamente e ancora una volta la brutta terminologia utilizzata dal presidente della Regione ma richiama implicitamente tutti (Regione e medici) a quella “sinergia concreta” ma mai attivata tra Regione e Ordini; soprattutto per evitare che “gli eroi di un tempo a noi vicino vengano trasformati in farabutti”.
Tutti, governatore – medici e pazienti, dovrebbero, infine, ricordare che fanno parte di questo pianeta e che ci sono regole deontologiche e umane che andrebbero sempre applicate, sempre e comunque.