Gambino/110: a caccia dello scalpo !!

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Appena cominciato già ricomincia la lotta ingiustificabile e senza quartiere ad personam. Alludo al processo di appello “Linea d’ombra”, un processo che fin dalle sue battute  preliminari è stato pensato e costruito contro una sola persona con lo scopo recondito di agguantarne un’altra. Alludo al ritrovato consigliere regionale Alberico Gambino e al suo principale mentore Edmondo Cirielli. Insomma un processo contro il centro destra. Non c’è nessuna guerra tra i giudici di Nocera (che hanno dimostrato serenità ed equilibrio di giudizio) e l’antimafia di Salerno (come spocchiosamente titola qualche giornale in questi giorni), c’è probabilmente soltanto la stizzosa reazione di alcuni investigatori che hanno pesantemente toppato con le loro indagini in danno di un centro-destra (almeno quello di Cirielli) che si è dimostrato più solido, trasparente ed inattaccabile del previsto. Lo dimostrano, ovvero lo stanno dimostrando, le varie inchieste che mano a mano lasciano gli uffici delle Procure ed atterrano nelle mani di giudici assolutamente più sereni nelle loro valutazioni complessive; l’ultimo caso in ordine di tempo è quello relativo al concorso in provincia con l’implicazione di Giovanni Baldi e dei due De Sio (padre e figlia). Martedì 30 settembre ero presente in aula e non mi sono affannato (come altri colleghi che hanno l’esigenza di scrivere la cronaca !!) appresso a giudici e avvocati per leggere, almeno per leggere, le famose dichiarazioni di alcuni pentiti che la Procura Antimafia chiede pesantemente, e credo inutilmente, di allegare al fascicolo processuale. In buona sostanza ritengo che anche i tribunali siano stanchi delle confessioni a puntate (così le definiva il grande avvocato Raffaele Della Valle, già difensore di Enzo Tortora) da parte di pentiti che ormai sono soltanto residui inquietanti dei personaggi che fino a qualche anno fa avevano occupato le cronache nere del territorio provinciale ed anche oltre. Dare ancora spazio e credito a personaggi come Raffaele Del Pizzo, Valerio Vincenzo Damiano, Alfonso Persico, Gianluca Principale, Attilio Principale e Giacomo Cicalese (per citarne solo alcuni) equivale a dire che le inchieste precipiteranno verso il basso per un fatto chimico naturale. Addirittura alcune di queste rivelazioni sarebbero state rese pochi giorni prima dell’inizio del dibattimento d’appello; altro che orologeria, incredibile ma vero.  A mio avviso è più credibile la mega balla inventata dalla ragazza moldava contro Francesco Schettino (nave Concordia) per la vicenda fantomatica dell’elicottero che i racconti dei personaggi sopra citati. Oltretutto detti racconti, che con una palese forzatura tentano di far passare come rivelazioni eclatanti, sono la sintesi di racconti ascoltati da altri che a loro volta li avevano appresi da altri ancora. Per questa ragione martedì mattina non mi sono preoccupato e affannato a chiedere le copie a magistrati e avvocati, non c’è neppure la necessita di leggerli per capirne la loro poco credibilità. Per salvare capre e cavoli il collegio d’appello presieduto dall’ottimo Claudio Tringali probabilmente deciderà per la loro acquisizione ma sicuramente non potranno mai assurgere al rango di “prova provata”. Ma vogliamo renderci conto che tra le presunte nuove rivelazioni c’è ancora la storiella di Michele Petrosino D’Auria relativamente ai parcheggi che avrebbe avuto in gestione per via dell’amicizia con Alberico Gambino e Massimo D’Onofrio; ma la vogliamo smettere una volta per tutte con queste baggianate che non dimostreranno mai una stretta relazione tra i due politici e gli ambienti camorristici paganesi. Oltretutto Michele Petrosino D’Auria è un personaggio che da decenni è ritornato sulla retta via, ammesso che l’avesse mai abbandonata, e che la tanto decantata sinistra aveva giustamente e responsabilmente ricostruito con la nomina fattagli da Raffaele Fiorillo nell’ambito del Consorzio di Bacino. Siamo ancora a credere alle rivelazioni, tutte strumentali, di alcuni presunti pentiti che manovrano a loro piacimento e ad orologeria le loro confidenze tenendo ben presente l’obiettivo di raggiungere quanti più benefici possibili. Ecco perché va rivista totalmente tutta la materia in merito alla gestione dei cosiddetti pentiti, altrimenti non usciremo mai da questo pantano melmoso le cui acque vengono astutamente mosse a destra e a sinistra sempre dagli stessi attori. Pensare soltanto per un momento che il tribunale di Nocera, presieduto da un magistrato di vaglia come Anna Allegro, si sia soffermato soltanto sul contenuto di alcuni –limitati- verbali di esami dibattimentali estrapolandoli dal contesto e non valutandoli nella loro globalità (fonte Il Mattino dell’ 1.10.14) è un’assoluta aberrazione. Mi dispiace dirlo ma così la Procura Antimafia di Salerno non va da nessuna parte, mentre sullo sfondo rimangono incredibilmente non credibili la figura e le dichiarazioni di Amerigo Panico. Ci vuole ben altro per far risorgere dalle sue ceneri il famigerato art. 7 che prefigura una collusione diretta degli imputati con i clan camorristici paganesi. Insomma il Tribunale di Nocera Inferiore, proprio per la composizione fisica del collegio giudicante, non ha bisogno di lezioni da nessuno e se ha ritenuto di emettere una sentenza assolutoria (per l’art.7) è segno che ha applicato correttamente tutte le <<norme sostanziali incriminatrici>> e se ha omesso di citare in sede di sentenza le dichiarazioni del consigliere comunale di opposizione Vincenzo Calabrese (fonte Metropolis del 1° ottobre) sicuramente avrà ampiamente motivato la sua decisione. Comunque, aspettare per credere; quella fissata è la data del 21 ottobre prossimo, sempre in aula e sempre dinanzi al collegio di Claudio Tringali.

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