L’ALBERO di NATALE (2): il CIF e il verminaio di Cava de’ Tirreni

 

Aldo Bianchini

CAVA de’ TIRRENI – Alla seconda puntata di questa nuova inchiesta giornalistica arrivano sull’albero di Natale le prime palline colorate di Cava de’ Tirreni; e sono palline pesanti che comincino a completare quella ramificazione di intrecci e di storie parallele che come diceva Aldo Moro comunque si intrecciano e si intersecano tra loro in un gioco infinito tra politica, affari e schizzi malavitosi come se sull’albero cadessero fiocchetti di neve.

L’ALBERO di NATALE: L’idea di intitolare questa serie con il nomignolo “L’albero di Natale” è nata dall’esigenza di rappresentare in un unico mosaico l’azione impegnativa della “Procura new age” di Giuseppe Borrelli che partendo dal basso cerca, con le sue travolgenti inchieste (quelle delle Coop Salerno e del caso Alfieri, passando per il Consorzio Farmaceutico Intercomunale e  l’omicidio di Vassallo; non sono le prime e son saranno le ultime !!), cerca di raggiungere i vertici della politica salernitana e regionale, e per vertici intendo il “puntale dell’albero di Natale” che, senza troppi giri di prole, è rappresentato dal governatore della Campania on. Vincenzo De Luca.

In questo si è inserito in questo trapezio (l’albero è un trapezio) anche l’eccessivo nervosismo di De Luca che sabato 7 dicembre scorso, a margine dell’accensione delle luci dell’albero di Piazza Portanova) ha prima brutalmente aggredito i ritardatari della polizia di stato (colpevoli di aver perso tempo per l’accensione) e poi ha lanciato il suo solito monologo contro la Procura dicendo che l’indagine sul suo uomo Luca Cascone era soltanto una scemenza non degna di commento.

Ebbene, oggi, incentrerò la mia attenzione su uno dei rami dell’albero, quello forse più complicato, che da tempo è stato denominato “il verminaio di Cava de’ Tirreni”.

IL VERMINAIO di CAVA: Il noto giornalista cavese Pasquale Petrillo, alcuni anni fa, ispirato forse da un dono di preveggenza aveva affibbiato la denominazione di “verminaio” al Comune di Cava de’ Tirreni che, vista la fonte, mi appare come la più calzante in assoluto, anche in relazione alla situazione di incertezza politica che regna nella ex “piccola Svizzera” fin dai tempi del sindacato di Alfredo Messina che venne eletto agli inizi del 2001. Anche se la storia era già nata, sottotraccia, con i due mandati sindacali di Raffele Fiorillo che aveva raccolto la difficile eredità del mitico Eugenio Abbro e della sua “epoca d’oro”. Messina e Petrillo (che era il suo capo staff) vinsero le elezioni per il centro destra (ci furono varie incertezze sulla candidatura dello stesso Messina) dopo aver costruito una coalizione che sembrava imbattibile e che diedi i suoi frutti elettorali anche in favore di Giovanni Baldi che sembrava in quel momento l’uomo in possesso del pacchetto elettorale più forte tra i tanti schieramenti politici presenti a Cava. Venivano entrambi da una lunga opposizione costruita attraverso una forma di informazione con un giornale cavese che per l’epoca era assolutamente innovativa e che incise notevolmente nell’immaginario collettivo degli elettori. Ovviamente questa solidità progettuale non stava bene ai tanti che si videro estromessi dalle normali distribuzioni che avevano preceduto quell’epoca. E nacque il verminaio nel quale sono inciampati tutti i sindaci che si sono susseguiti negli anni; qualcuno è caduto prima della scadenza naturale del mandato, altri ce l’hanno fatta ma a prezzo di duri sacrifici anche di natura personale. Ma ci ha rimesso la Città metelliano nel suo complesso che non è mai uscita dal tunnel della disamministrazione, causa regina anche del perenne dissesto finanziario.

LA PICCOLA SVIZZERA: Insomma quella che era indicata da tutti come “la piccola Svizzera italiana” in pochi anni si è trasformata in un vero e proprio “verminaio al Comune di Cava de’ Tirreni”; dalla congiura di palazzo contro Alfredo Messina, all’incriminazione ingiusta di Giovanni Baldi, l’inspiegabile suicidio di Mario Pannullo, fino alla carcerazione preventiva e sicuramente inaccettabile di Enrico Polichetti, solo per citare alcuni degli episodi che hanno avvelenato la vita sociale – politica – imprenditoriale – istituzionale – giudiziaria e malavitosa della città che attesta al primo posto della provincia in fatto di qualità della vita, sport, cultura e solidarietà. Almeno così e con questa definizione sembra essere stata focalizzata la situazione del degrado politico-istituzionale di Cava nelle parole di un giornalista esperto come Pasquale Petrillo, scritte in un editoriale su Ulisse.it pubblicato qualche mese fa e riciclato sui social dall’avvocato Alfonso Senatore nella sua qualità di rappresentante della “Lega – Salvini premier” il 9 giungo 2019. Non va sottovalutata l’azione criminosa del “clan Zullo” e sue dipendenze politio-istituzionali-malavitose.

CONSORZIO FARMACEUTICO INTERCOMUNALE (CFI): Quella sul CFI (creato di sana pianta dall’avv. Salvatore Memoli) è soltanto l’ultima delle tante inchieste che hanno coinvolto, negli ultimi venti anni, il palazzo di città di Cava. Ma è forse l’inchiesta più inquietante, penetrante e pericolosissima per tutti i personaggi coinvolti. E’ un’inchiesta che partendo da Cava coinvolge non solo il Comune di Salerno ma anche quelli di Eboli, Capaccio e Scafati (insomma quattro grossi comuni con il comune capoluogo di provincia). Già sappiamo cosa è avvenuto ad Eboli (l’arresto dell’ex sindaco Massimo Cariello), parzialmente cosa è accaduto a Scafati e siamo in attesa di cosa potrebbe succedere a Cava e di conseguenza anche al comune sornione (ma più potente degli altri) che è capoluogo di provincia. Assunzioni di favore, appalti pilotati, forniture di comodo, prebende molto allettanti; sembrano essere questi i punti fermi dell’inchiesta giudiziaria che al momento sembra poter travolgere un solo personaggio: Francesco Sorrentino (noto dirigente del Comune di Cava) recentemente sospeso dal servizio nell’attesa delle determinazioni da parte della Procura di Salerno. Quest’ultima indaga su Sorrentino che appare come il punto debole dell’intrecciata catena; e viene spontanea la domanda: “Francesco Sorrentino è il carnefice o la vittima sacrificale ?”. Difficile rispondere al momento; oggi mi va di dire soltanto che tutta la storia cattiva è nata dal momento in cui la politica, testarda e male gestita, volle far fuori dalla presidenza del CIF il suo creatore Salvatore Memoli. Il resto nelle puntate successive.

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