OCCUPAZIONE: le inutili ricette politiche !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ inutile insistere, tanto è una causa persa come si suol dire in gergo, Non c’è niente da fare, nel nostro ordinamento del mondo del lavoro fin dal primo dopoguerra (alludo al secondo conflitto mondiale) c’è un tabù che blocca decisamente il mercato del lavoro dipendente e che si chiama “licenziamento”.

Avendo lavorato per circa quarant’anni nel predetto mondo mi sono sempre chiesto perché se un soggetto viene assunto (senza particolari norme restrittive) sulla base di una scelta precisa del datore di lavoro, alla fine quest’ultimo non può liberamente e legalmente (ma anche soltanto perché non gradisce più il dipendente per una serie infinita di motivi) adottare la pratica di licenziamento.

Una pratica che aprirebbe a larga forbice il mercato del lavoro dando ad esso una maggiore libertà e consentendo in tal modo sia al datore di lavoro che al dipendente una visione più ampia del mondo che lo circonda, senza incanalarsi come sempre succede per le vie contorte della cosiddetta “vertenza di lavoro” che è soltanto una pretestuosa difesa dell’intoccabilità del lavoratore. Ci sarebbe, così, la vera mobilità del lavoro e non l’attuale falsa concezione della stessa mobilità.

Mi meraviglio che l’attuale ministro del lavoro Marina Elvira Calderone, e con lei tutto il governo, continui a cantare vittoria con la presunta maschera dell’assunzione più facile per buttare fumo in faccia e per evitare il vero problema che non è quello dell’assunzione ma quello del licenziamento.

Insomma fino a quando il datore di lavoro non avrà mano libera nel licenziamento il mercato del lavoro non sarà mai veramente libero e lo scambio tecnico tra assunzione e licenziamento avrà sempre un pesante gap a carico dell’uscita dal posto di lavoro rispetto all’entrata.

E’ vero che c’è stata la maledetta “Fiat di Valletta” dove, forse, i lavoratori venivano frustati sulle catene di montaggio; è vero che c’è stato lo “statuto dei lavoratori” con quel famigerato art. 18 che proprio non si riesce totalmente ad abolire, ma sia l’Italia che soprattutto il mercato del lavoro globale sono radicalmente cambiati.

E vola il mercato globale del lavoro alla velocità della luce mentre noi rimaniamo abbracciati stoicamente allo statuto dei lavoratori datato 1970 ed l famigerato art. 18.

Eppure la ministra del lavoro Calderone dovrebbe avere una conoscenza molto diretta del problema per essere stata a lungo la presidente nazionale dell’ordine professionale dei consulenti del lavoro; probabilmente quando si diventa ministri si deve anche dimenticare il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze.

E continueranno a prosperare il lavoro nero, quello precario, quello a tempo, quello delle dimissioni in bianco, quello dello smart working; mentre la ministra Calderone si vanta del “… completamento di un anno di lavoro, che si accompagna ad una serie di interventi all’insegna della semplificazione e della stabilità del lavoro, non certamente di aumento della precarietà. Sosteniamo il lavoro sicuro e di qualità …”.

 

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