ASSESSORE BRIGANTE: IL PAESAGGIO E’ TUTELATO DALLA COSTITUZIONE!

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – La Costituzione è chiara: “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” (fonte: art. 9, c. 2-3). Quindi, se il panorama è un bene ambientale di ‘primo livello’, allora lo scavo del Cernicchiara sarebbe una violenza di ‘primo livello’ se eseguito contro il dettato Costituzionale. E, quindi: “è stato autorizzato”? “Da chi e per cosa”? Spetterebbe al Comune appurarlo, nell’interesse dei cittadini. In assenza, come sembra, anche a organizzazioni ambientali, o alla Soprintendenza, o, magari, alla Magistratura. Chissà. Adesso, c’è l’interrogazione parlamentare presentata al Governo. Si capirà se qualcuno non ha fatto il suo dovere.

E’ vero che la scelta di mettere il porto da una parte, con la zona industriale dall’altra e la Città nel mezzo, potrebbe definirsi stupida. Ipocrita, sarebbe più giusto. Si volle dare una risposta al popolo che lo reclamava con forza, ma sulla sua attività, a quel tempo, probabilmente nessuno ci avrebbe scommesso un soldo di cacio. E, quindi, si poteva fare pure lì. Forse, l’importante era spendere centinaia di milioni di lire, anche per la ferrovia sul Lungomare e per un mostro come il viadotto Gatto. La ferrovia non c’è più. Sul viadotto, chissà se stiamo sicuri (fonti diverse).

C’è voluto tempo, e i nodi sono venuti al pettine. Per lo scalo, abbiamo perso il mare, l’Olivieri, via Croce e il quartiere più identitario. Abbiamo ‘accoppato’ le costruzioni di via Ligea, costretto molti residenti a vivere ‘sotto il ponte’, abbiamo smarrito ogni dignità, mostrando ai turisti la faccia peggiore della Città e, da ultimo, stiamo alterando gli equilibri della natura. Oggi, lo scalo è una spina nel fianco della Città, è un danno per la vita dei cittadini, annulla identità e vocazione dei luoghi, impedisce la valorizzazione delle ricchezze paesaggistiche, ambientali, storiche e culturali. Peraltro, è ormai chiaro che gli eventi sono stati forzati con furbesche, o fraudolente (?), modifiche al progetto dell’arch. Pico Ciamarra, vincitore della gara indetta dal Comune.

L’accesso immaginato dal tecnico è stato soppresso per fare le due gallerie destinate solo all’area portuale, come da lui stesso denunciato, disconoscendone i lavori. Poi, la cava è stata convertita da parcheggio di interscambio in area vasta retroportuale per depositare i container e, infine, la viabilità immaginata dal progettista si è trasformata in un verminaio di rotatorie e rampe, a mezz’altezza, che distruggeranno l’intero vallone. Una violenza fisica o, peggio, uno stupro. E’ stato già detto. Uno squarcio enorme offende ora la cortina verde, che ha protetto la Città nei secoli, in conseguenza di uno sventramento contro natura imposto da obiettivi privati che non coincidono certo con quelli della Comunità. Diversamente, sarebbe giusto piallare anche il Colle Bellaria e il Monte Bonadies con tutto il Castello. Trasformiamo una Città con porto, in un porto con Città!

Salerno è oggi una rotatoria dentro la quale si è perso il diritto alla qualità della vita, senza corrispettivo. Perché, se è vero che assicura posti di lavoro, comunque sostituibili con altre occupazioni qualificate, è anche vero che le merci movimentate sono dirette altrove e che il loro passaggio lascia solo gli effetti ‘sporchi’ del trasporto e il ‘costo sociale’ di fumi, rumori e polveri sottili. Per questo, si stanno spendendo centinaia di milioni di euro, benché sia noto che il trasporto su gomma non è competitivo rispetto alla linea ferroviaria TEN-T europea, destinata a scavalcarci, e che le direttive sui motori inquinanti non lasciano speranze. Del resto, i risultati 2022 sono in flessione per container (-13,7%), autoveicoli (-9,3%), merci (-15,8%), salvo passeggeri (fonte: A.P.).

Prendendo atto di una deficienza strutturale insormontabile e degli interrogativi sul futuro, dovremmo decidere, adesso, di abbandonare progetti faraonici, forse inutili in prospettiva, nella consapevolezza che, in una Città messa su in questo modo, non si possono svolgere attività portuali invasive, né attività industriali pesanti, senza un equilibrio che faccia prevalere, comunque, il benessere dei cittadini. Chi non fosse d’accordo, potrebbe fare un confronto costi-benefici per la Comunità, non per i privati portatori di interessi. E, magari, anche una verifica sugli effetti a carico della salute, pure tutelata dalla Costituzione (fonte: art. 41).

In sintesi, lo scalo dovrebbe ritornare nella disponibilità della ‘sua’ Città, divenendo il luogo principe della nautica da diporto e assecondando l’esplosione dei flussi turistici. Così, le Banchine a ovest potrebbero essere destinate ai traghetti, il Trapezio potrebbe accogliere le aziende della nautica, lasciando a Capitolo San Matteo la balneazione per creare un’unica fascia di mare con Pontecagnano, e i moli 3Gennaio e Manfredi potrebbero essere i capilinea per le crociere e il trasporto passeggeri. Capannoni colorati per le attività, tra alberature e giardini, offrirebbero una immagine di Città operosa, allegra, moderna, ecologica, mentre nell’area retrostante ci sarebbero spazi per parcheggi custoditi di lungo periodo, destinati ai turisti, locali di ristorazione, un parco giochi, attività commerciali di supporto e perfino un piccolo Museo del Mare, il ‘ MuMa’, nel Mercato del Pesce. Un ascensore sotto l’Olivieri potrebbe portare gli ospiti direttamente sulla passeggiata per Vietri tra fiori, profumi e opere dell’arte ceramica. Un percorso-cartolina di cultura, civiltà, arte e fantasia, offerto da una Città veramente europea. I lavori di ristrutturazione, le nuove attività del saper fare collegate alla nautica, i trasporti, la cultura, la ristorazione, sarebbero comparti in grado di offrire un’occupazione ampia e, chissà, anche più qualificata rispetto alle attuali.

Assegnare alla Città una nuova missione sociale ed economica, è un obbligo. Fermare l’aggressione al paesaggio, è un dovere. Ma sarebbe davvero gravissimo, per i rappresentanti pubblici, mancare ai compiti istituzionali o disattendere le Leggi. Le future generazioni sarebbero giudici inesorabili. L’Assessore Brigante, con la delega all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, che pure aveva promesso di consultare i cittadini (fonte: RTA), dovrebbe dire chiaramente il suo pensiero sul Cernicchiara e sulla liceità delle opere. A meno che non voglia assistere in silenzio. Ma, questo, significherebbe dichiararsi d’accordo con chi sta disossando la Città.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 08/07/2023

P.S.: i dati sono stati estratti da pagine web liberamente consultabili. Si fa salvo ogni errore.

 

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