da Alfono Maaalangone
(Ali per la Città)
SALERNO – Holding, in inglese, è un sostantivo che deriva dal verbo ‘to hold’, ‘detenere’. Viene usato, anche in italiano, per indicare le Società proprietarie della totalità, o di una parte, del capitale di altre imprese, giuridicamente autonome, esercitando una influenza dominante con poteri di indirizzo e con controlli amministrativi, contabili e finanziari. Esse rispondono all’esigenza di trasmettere alle aziende ‘sottoposte’ una unitaria visione strategica e di esaltare le cosiddette sinergie interne, cioè i massimi livelli di integrazione per crescenti risultati economici. Anche il nostro Ente dispone di una Holding, ora denominata Sistemi Salerno Holding-Reti e Servizi Spa, costituita con delibera di Consiglio n. 39 del 17/10/2011 in un periodo di grande euforia per le società a capitale pubblico destinate ad operare nel settore dei servizi privati. Poi, però, qualcosa è cambiato, al punto che la L. 175/2016 ha disposto il divieto di “costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non necessarie per le finalità Istituzionali”, nonché “di acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società” (art. 4 c. 1 cit.). In verità, a guardar bene, fino ad ora sembra sia variata solo la Legge.
La funzione della S.S.Holding consiste nel ‘promuovere, tra le aziende partecipate, la concorrenza, l’efficienza ed adeguati livelli di qualità nell’erogazione dei servizi’ (fonte: Codice di regolamentazione). Essa può: “assumere e cedere partecipazioni, anche di minoranza, in altre società…che abbiano ad oggetto l’erogazione di servizi pubblici locali, di servizi strumentali e/o di interesse economico generale ovvero la gestione e/o proprietà di reti, impianti ed altre dotazioni patrimoniali…espletare ogni altra attività finanziaria, immobiliare, commerciale o industriale e di investimento…con eccezione della raccolta del risparmio tra il pubblico e dell’esercizio delle attività riservate agli intermediari finanziari e immobiliari” (fonte: cit.). Ad essa, il Comune ha affidato il “controllo analogo” sul gruppo, cioè lo stesso controllo che esercita sui suoi servizi.
La S.S.Holding si affianca alle altre Società di proprietà diretta dell’Ente e costituisce, con esse, il Gruppo Amministrazione Pubblica (GAP) nel quale confluiscono, in posizione residuale, anche le quote di Fondazioni e Consorzi detenute dal Comune. Limitandoci alle sole Società, dopo diverse modifiche, integrazioni, esclusioni e qualche liquidazione, al 31/12/2021 il GAP era composto da (fonte: Comune):
1 – partecipate dirette: Salerno Mobilità Spa, Salerno Pulita Spa, Salerno Solidale Spa. Sono Società definite ‘in house’ perché svolgono la loro attività in misura prevalente, almeno all’80%, a favore della proprietà;
2 – partecipate detenute dalla Holding: Sistemi Salerno-Reti gas Spa, Servizi Idrici Spa, Servizi Utility Srl e, infine, SEV Spa Luce e Gas per la quota del 48,82%. A parte la Utility, che presta servizi tecnici e amministrativi ed è di piccole dimensioni, le altre operano nei settori dell’energia con esclusiva finalità di reddito e applicando i principi capitalistici del libero mercato e della concorrenza. La SEV, in particolare, ha di recente assunto il ruolo di ‘braccio operativo’ del gruppo Iren, colosso nazionale dell’energia, che, in quanto proprietario del 50%, ed esercitando ogni potere, le ha assegnato la veste di capogruppo per l’acquisto, nel 2021, di un’azienda di Avellino. Di fatto, la SEV sembra essere ormai una ‘estranea’ proprio per questa nuova funzione, davvero ‘speciale’. Però, visto che una quota del 48,82% è di proprietà della Holding e, quindi, del Comune e, quindi, di tutta la Comunità, ci ha resi tutti ‘imprenditori capitalistici’ fortemente indebitati per la presenza, nel Bilancio 2021, di una esposizione di ben 66milioni verso la stessa Iren. Un debito sorto dopo che il Consiglio di Amministrazione aveva condiviso il ‘suo’ progetto di investimento e realizzato l’acquisto per ‘suo’ conto (fonte: Bilancio). Ma, pur con la piena autonomia commerciale, finanziaria, industriale e di investimento, la Holding non avrebbe dovuto, comunque, avvisare il Comune? E, se lo ha fatto, il Comune non avrebbe dovuto, a sua volta, avvisare i cittadini prima di ‘invischiarli’ in una spropositata operazione ‘sfacciatamente privata e industriale’? Cosa c’entra, infatti, con le funzioni istituzionali di cui alla Legge del 2016? Sarebbe doveroso chiarire. Anche solo perché si tratta di soldi pubblici, di tutti, investiti in un momento di gravissima crisi.
Ai fini operativi, la Holding fattura alle società del gruppo le sue prestazioni (service) e sostiene costi per acquisti vari, in massima parte dalle stesse, e per il personale dipendente di 29 unità. Rappresenta una ‘tipicità’ la presenza contrapposta di ricavi e costi, per importi anche milionari (!), con la stessa causale ‘distacchi di personale’, tra cui ben 32 da Servizi Idrici, come quella di rilevanti ricavi per ‘service’, anche milionari (!). Chissà, saranno gli effetti delle sinergie. Su base storica, i saldi tra ricavi e costi sono stati sempre negativi. Nel quinquennio 2017-2021, sono stati pari a – € 7.910.282. Di contro, la Holding ha incamerato i risultati prodotti dalle singole Società, pari a € 24.761.898, disponendo così di risorse per circa € 17milioni (24,8-7,9) che ha destinato al Comune, come utili, per € 6,7milioni e a sé stessa, ad aumento del Patrimonio, per € 10milioni.
Riassumendo, a fronte di € 24,7milioni di ricchezza prodotta in cinque anni dal gruppo, la Comunità ne ha incassati solo € 6,7, perché € 7,9 sono stati ‘bruciati’ per coprire i costi e € 10 sono andati ad incremento del Patrimonio della Holding, salito a € 35,5milioni, salvo errore (fonte: Bilanci). Ora, se è ben vero che il Patrimonio è ricchezza, è altresì vero che sarebbe giusto sapere a cosa possa servire potenziare una società che ha solo funzioni amministrative. E, magari, anche sapere se alcune operazioni intergruppo non ‘mettano in girotondo’ gli utili spingendo qualche esperto a parlare di ‘effetto sinergico moltiplicativo’ e qualche altro, più prosaicamente, di ‘gioco delle tre carte’. Ma, solo gli esperti possono dire senza errore.
Ora, l’adesione al decreto Aiuti impone la revisione delle partecipate non ‘istituzionali’. Appare difficile sostenere che sia istituzionale fare ‘impresa’. La dott.ssa Adinolfi, Assessora al Bilancio, dovrebbe davvero chiarire, nell’interesse dei cittadini. Mentre salgono le proteste delle famiglie, e delle mamme, per i rincari delle spese scolastiche, sarebbe grave se fossero sostenute strutture prive, salvo errore, di utilità sociale, a parte gli stipendi, e, magari, anche pericolose. Chi volesse fare l’imprenditore, potrebbe sempre giocare a Monopoli.
(P.S.: i dati esposti, tratti da siti ufficiali, sono forniti senza responsabilità e garanzia, e facendo salvo ogni errore)
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 14/09/2022