Aldo Bianchini
SALERNO – Prima di scrivere cerco di leggere e, soprattutto, di ascoltare; mi rendo, però, conto di avere a che fare con un mondo che legge pochissimo e, soprattutto, non ascolta.
Dico questo per stigmatizzare, ancora una volta, che in fatto di “cronaca giudiziaria”, che oggi va alla grande, spesso mi ritrovo ad aver ragione, proprio perché leggo ed ascolto.
Tra le tante vicende prendo a caso quella che tra agosto e settembre 2018 spaccò l’Italia in due: l’arresto dell’allora sindaco di Riace “Domenico Lucano” (detto Mimmo) ad opera dell’allora procuratore della repubblica di Locri “Luigi D’Alessio” (detto Gigi).
Al centro della complessa vicenda l’accoglienza dei migranti extracomunitari; difatti Mimmo aveva fatto del suo paesello un “simbolo dell’accoglienza” proiettando l’immagine in positivo della sua comunità a livello quasi planetario.
Tutto sembrava scivolare nella direzione giusta, almeno fino a quando uno sconosciuto procuratore della repubblica, il salernitano Luigi D’Alessio (assolutamente silenzioso e non presenzialista), spiccò un mandato di cattura a carico del sindaco Lucano per presunta “malversazione dei fondi governativi pro migranti”.
L’Italia, come dicevo, si spaccò subito in due; ma non al 50% bensì al 99% pro Lucano e il rimanente 1% per il malcapitato procuratore sconosciuto della locride. Fortunatamente in quell’1% c’ero io che molto spesso non ci vado giù tenero con i magistrati e con la giustizia in genere, nella cui equità non ho mai creduto perché fatta dagli uomini.
Conoscevo, però, ed anche abbastanza bene il procuratore Luigi D’Alessio fin da quando, insieme all’altro pm Vito Di Nicola, fu il protagonista della stagione di tangentopoli che a Salerno decapitò, in molti casi ingiustamente, l’elite della politica locale. Pur non avendo mai intrattenuto (come fecero e fanno molti giornalisti !!) con il dr. D’Alessio rapporti particolari di conoscenza e/o amicizia cercai e cerco di conoscerlo attraverso le inchieste; il giudizio dopo oltre trent’anni di osservazione è senza dubbio molto positivo.
Perché ? perché il procuratore D’Alessio non è e non è mai stato un pm soltanto di sinistra, è stato anche e soprattutto un magistrato equilibrato, autonomo e indipendente.
Ma questo l’Italia della grande informazione non lo sapeva nell’estate del 2018 e tutti finirono quasi per beffeggiare l’incauto procuratore che si era permesso il lusso di arrestare il simbolo nazionale dell’accoglienza; la satira coniò addirittura la suggestiva nascita di un nuovo reato penale, quello di “umanità e accoglienza”; finanche i “grandi” (si fa per dire !!) Roberto Saviano e Fabio Fazio ospitarono nelle loro trasmissioni il sindaco appena liberato per sminuire l’azione del procuratore di Locri; giudizio sfoderato, forse, senza conoscere né l’una e né l’altra storia.
Oggi il sindaco dell’accoglienza è accusato di “aver commesso un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio, così orientando l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti SPRAR”; e la Procura di Locri ha chiesto la condanna a sette anni e undici mesi di carcere.
Sono un garantista e fino a quando Lucano non sarà giudicato in via definitiva resterà un “innocente in attesa di giudizio”; ma se davvero il procuratore D’Alessio avesse inventato una nuova tipologia di reato, la Procura sicuramente non avrebbe potuto oggi richiedere una pena così alta. Si vedrà. Intanto va ricordato a tutti che dopo quello scandalo del 2018 il sindaco si ripresentò alle elezioni e non venne neppure rieletto come semplice consigliere comunale.
Oggi, comunque, il quadro geopolitico nazionale è cambiato e la sinistra del Belpaese non sponsorizza più l’ameno ex sindaco di Riace, soprattutto dopo la pesante richiesta di condanna spiegata nella sua dura requisitoria dal pm Michele Permunian; finanche i grandi giornali e gli immensi network televisivi, eccezion fatta per Il Giornale, hanno taciuto.
Ma la storia è sempre importante e la stampa dovrebbe assumere decisamente il ruolo di comunicazione e commento per ricordarla ai fini di giustizia e ridare a “Cesare quel che è di Cesare” (in questo caso dovrei dire Luigi, detto Gigi).
E dal ricordo affiorano due momenti importanti e delicati, al tempo stesso; il commento dell’ex collega pm-gip Claudio Tringali e quello di una lettrice anonima di questo giornale, una certa Paola; il primo che, pur conoscendo molto bene D’Alessio, aveva subito sparato a zero dicendo che non c’era nessun elemento che potesse condurre alla richiesta di arresto; e la seconda (Paola) scatenata nel dire “Non voglio vivere in un paese dove si arresta un Sindaco non per mafia, corruzione, disastro ambientale ma per aver messo in essere un modello di integrazione esportabile ed esportato in tutto il mondo civile”.