Aldo Bianchini
SALERNO – Stiamo attraversando il periodo di maggiore splendore dell’era face book che ha, comunque la si pensi, sconvolto gli assetti della comunicazione globale mettendo all’angolo sia la stampa che le istituzioni (soprattutto quelle che dovrebbero garantire ordine e sicurezza) rimaste troppo indietro; la stampa fossilizzata nella ricerca della notizia sulla quale arriva sempre tardi, così come accade per le istituzioni di cui prima. Ed ora appaiono come dipendenti dalle notizie e/o dalle fakenews che all’impazzata corrono sul web.
Insomma Facebook in pochi anni è diventato lo strumento di comunicazione di massa, e se non fosse che buona parte di esso è un letamaio potrebbe facilmente essere il vero grande strumento della comunicazione del futuro.
Purtroppo in tantissimi sono vittime “di quella malattia dei tempi nostri, per cui se non posto sui social, se non appaio nel grande mare magnum del web non esisto, non sono”, una sindrome a causa della quale tutto diventa più complicato e addirittura più incomprensibile. Anche il mestiere di giornalista.
A Napoli è accaduto il fatto increscioso del rider, Gianni Lanciano, aggredito e malmenato da alcuni teppistelli; i Carabinieri hanno già identificato i delinquenti ed hanno recuperato il motorino a quel povero cristo di rider; tutto grazie al video girato da un residente nella zona “Calata Capodichino” rimasto coperto dall’anonimato.
Il problema grave è che il video è stato postato su FB e non inviato alle forze dell’ordine, anzi il cittadino non ha affatto chiamato il 113 come avrebbe dovuto (paura di finire nei guai ?) ma ha preferito la via del web che comunque gli ha dato, seppure all’ombra dell’anonimato, quel momento di gloria da tanto sognato e sperato. Filmare, registrare, sostituirsi alle telecamere di sicurezza può e deve essere possibile, ma una chiamata al 113 e/o al 112 è certamente più utile se non addirittura doverosa per un cittadino integerrimo.
Nel caso di Sassano un cittadino, Giovanni Trotta, posta un lungo pensiero su FB per smascherare una presunta ingiustizia commessa, a suo dire, dall’amministrazione comunale nella distribuzione dei pacchi dono che per legge vanno consegnati ai meno abbienti, cioè a chi ha un reddito mensile inferiore ai 300 euro; il nostro, invece, ha lamentato di aver ricevuto un pacco sicuramente contenente una spesa di gran lunga inferiore ai 240 euro previsti dalle norme che regolano questo tipo di sussidio sociale; e quindi, senza tenere in minimo conto che anche per queste cose esiste una tempistica di domanda e di risposta, ha postato sul web tutta la sua rabbia con alcune foto della merce consegnatagli incautamente da un assessore del Comune che non gli avrebbe spiegato che quel pacco era della Caritas e non del Comune e che, quindi, aveva un valore complessivo stimato in molto meno dei 240 euro previsti e che doveva essere davvero considerato come un regalo sociale che andava ben al di là delle graduatorie e dei termini perentori.
Anche in questo caso c’è un problema grave; è stato preferito FB come strumento di protesta e per scatenare il pandemonio con interventi del sindaco, del vicesindaco e del capo dell’opposizione con chiaro imbarazzo di tutti.
Anche se non molto apparenti, tra i due casi ci sono diverse similitudini sulle quali poter discutere all’infinito; l’aspetto più evidente è che la velocità e l’utilizzo di massa del web nel mentre esalta la scoperta e l’individuazione di fatti e misfatti, nel contempo mette a nudo tutte le carenze e i ritardi della stampa e delle istituzioni i cui esponenti sono anch’essi vittime di quella sindrome di cui in apertura.
C’è, però, una similitudine su tutte le altre che darebbe luogo a discussioni e dibattiti infiniti e contrapposti; preferisco non indicarla per il rispetto che porto verso tutti quelli che sono in difficoltà.
Ma il problema del web c’è e si vede; in proposito vale la pena ripetere la massima di Stewart Brand, il padre della digitalizzazione del mondo: “Puoi provare a cambiare la testa della gente, ma stai solo perdendo tempo. Cambia gli strumenti che hanno in mano e cambierai il mondo”.
Come è possibile avere un reddito inferiore a 300 euro al mese e poi vai dal barbiere a farti un taglio o una permanente da 30 euro o hai un telefonino da 700 euro ….queste forme di assistenzialismo devono essere abolite …il comune li deve denunciare non aiutare a questi individui….
sono d’accordo con Domenico …non sono queste le famiglie bisognose… chi ha bisogno per umiltà o dignità non va al comune a chiedere aiuto…..bisogna aiutarli senza dirlo a sette venti…..