Aldo Bianchini
SALERNO – Sul rogo cruento che portò la morte per 19 ospiti della SIR (Struttura Intermedia di Riabilitazione) di San Gregorio Magno ho scritto tantissimo negli anni scorsi; quel dramma fu trattato con un’accurata inchiesta preliminare dai pm Michelangelo Russo (allora procuratore aggiunto di Salerno) e Maria Carmela Polito.
Un’inchiesta che, tra condanne e assoluzioni, tra clamore mediatico e silenzio assordante, non ha mai chiarito perché la porta della SIR era stata chiusa dall’esterno e da chi era stata chiusa; insomma il nocciolo principale della questione è rimasto da diciannove anni insoluto ed avvolto da fitte nebbie.
Un pò per pietà ed un pò per impossibilità gli inquirenti non sono stati capaci di individuare e punire chi aveva chiuso, e perché, quella maledetta porta che impedì la fuga verso l’esterno dei malcapitati ospiti già colpiti da madre natura con una riduzione delle loro capacità neuro-intellettive.
Le ipotesi avanzate su questo importante particolare sono state tante e tutte fantasiose per quella notte tra il 16 e il 17 dicembre 2001: dai due infermieri che avevano abbandonato la struttura sanitaria per partecipare ad una festa nel vicino paese, o addirittura dai due infermieri che si erano appartati in una struttura adiacente per amoreggiare, per finire ad una mancanza endemica di infermieri e medici a causa di una cattiva organizzazione da parte della direzione generale aziendale della Asl.
Pochi mesi prima, in piena estate, io stesso con il dr. Domenico Belpedio (allora direttore della clinica “La Quiete” che ospitava diversi malati inviati dall’Asl e che veniva fatta oggetto di continui immotivati controlli) facemmo un giro esplorativo di tutte le strutture SIR della provincia di Salerno per evidenziarne pregi e difetti; alla fine del giro sottoscrivemmo apposita perizia giurata che trasmettemmo all’ASL ed anche alla Procura della Repubblica di Salerno, allegando anche un lungo video che avevamo realizzato con le telecamere di Quarta Rete. In quella perizia mettemmo in evidenza anche i tanti palesi difetti della struttura di San Gregorio Magno (dalla quale eravamo stati cacciati in malo modo tanto da rendere necessario l’intervento dei Carabinieri); ma il grido di allarme rimase inascoltato.
Qualche giorno fa la bravissima giornalista de “Il Mattino”, Margherita Siani, sulle pagine del suo giornale ha forse scritto la parola fine di quella brutta e triste vicenda, informandoci della morte di Gerardo Strollo (detto “Nino D’Angelo” per via del suo caschetto biondo e della sua passione per il cantante-attore napoletano) che è stato l’ultimo dei sopravvissuti all’inferno del rogo di San Gregorio Magno.
Aveva 60 anni Gerardo Strollo, era entrato da ospite nella SIR di San Gregorio quando ne aveva appena 41; ne uscì poco dopo nella notte tra il 16 e il 17 dicembre del 2001 per continuare a vivere in una casa famiglia di Contursi; ed era riuscito anche a dare sfogo alla sua passione di sempre: la motocicletta con la quale scorazzava per le vie della Valle del Sele alla ricerca di quella libertà spirituale che le sue condizioni di salute mentale non gli avevano consentito di avere in giovane età.
Ha impiegato una vita per cercare di liberarsi da alcuni fantasmi; ci ha messo un paio di minuti per andarsene per sempre e togliere il disturbo ad un mondo che, forse, non lo aveva mai capito del tutto.
E la giustizia per gli altri deceduti ?