Dedicato a tutte le donne

Redazione de “Ilquotidianodisalerno.it”

Restano in carcere Cristina Ciobanu, Elizabeta Ribakowska, Ihor Telpo, Silvano Fagian, Daniele Antonio Raschellà, Assunta Mecca e Arias Juan Antonio Ponce: sette esseri spregevoli e vili, incastrati dalla Guardia di Finanza di Sanremo e finiti in carcere il 18 gennaio scorso. Con le loro gesta hanno fatto inorridire l’Italia che, l’altro ieri sera, ha seguito dinanzi alla TV le puntuali fasi di un’indagine contro i maltrattamenti riservati alle malcapitate vecchine ricoverate in un lager, meglio noto come casa di riposo “Borea” di Sanremo: alla faccia della civilissima Liguria, della civilissima Italia.

Fantastico, pur nella sua drammaticità, il servizio “Sirene” del TG3 in prima serata. Le immagini impietose filmate dalla Guardia di Finanza all’interno di quella maledetta casa di riposo sanremese hanno fatto inorridire i telespettatori. L’idea di riproporre dal vero la vicenda è stata decisamente apprezzata dall’opinione pubblica; un ottimo servizio televisivo, quindi, fortemente educativo per quanto duro e sofferto.

Solo così, infatti, chi non sa, può rendersi conto dei livelli bestiali cui assurge sempre più spesso l’essere umano contro se stesso, nella fattispecie contro i propri simili.

Dinanzi alle mostruose violenze, altro che maltrattamenti (!), subite da indifese vecchine a letto o sulla sedia a rotelle e ospiti – si fa per dire – in quella ignobile e disumana struttura sanitaria, ciascun spettatore ha intravisto una propria congiunta: sorella, madre, nonna, amica o semplice conoscente. Ciascuno ha avvertito un moto irrefrenabile di ribellione, di volontà di andare fino a Sanremo a prendere a botte quel ben nutrito nugolo di farabutti e delinquenti, disabituati, evidentemente, a vivere e a convivere in un contesto di civiltà e di solidarietà umana.

Colpire a mani nude i volti di quelle madri indifese, che sono diventate improvvisamente le nostre, fare loro violenza gratuita, fisica e morale, solo perché protetti da pareti apparentemente impenetrabili e nascoste, defilarsi tranquillamente come eroi di cartapesta dopo le eroiche e reiterate gesta di violenza giornaliere e serali, ha denudato oltre ogni limite consentito la vigliaccheria di cui certi uomini e donne sanno rendersi mostruosi interpreti. Mostri interiori divorati dal nulla, esseri pericolosi e contorti, idioti allo stato puro, mascalzoni nell’animo, malnutriti da quel sottofondo interiore che è o dovrebbe essere, per ciascuno di noi, la sede naturale della virtù e della solidale umanità.

E, invece, le immagini impietose filmate da uomini e donne in divisa dall’ammirevole freddezza, professionalità e autocontrollo hanno dato un volto crudo alla bestialità, al cinismo, al disprezzo di cosiddetti uomini e donne nei confronti dei propri simili.

A volte non comprendiamo perché, durante gli interrogatori a delinquenti o presunti tali, ci scappa il ceffone e qualcosa di più. Non lo comprendiamo e, giustamente, lo condanniamo. Ma, sincerità per sincerità, un tifo irrefrenabile perché il giallo della divisa si imprimesse a tinta forte sul volto di quegli animali a forma umana, ci ha perseguitato per l’intera durata della trasmissione. Raffreddati, per quanto poco convinti, dal comportamento saggio e contrario del comandante di quel gruppo di investigatori, una giovane donna con le stellette, per un adempimento formalmente ineccepibile di quanto sarebbe di lì a poco accaduto: l’arresto in flagrante di quella innominabile banda di esseri aridi e immondi, soprattutto immeritevoli di essere ed avere padri e madri.

 

 

 

 

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