VALLO di DIANO – Un 38enne di Montesano sulla Marcellana, un 32enne di Teggiano, un 57enne di Sala Consilina. Indagati insieme ad altre 9 persone nell’operazione “il Mattatore”, condotta dalla sezione di polizia giudiziaria della polizia stradale di Potenza che ha visto finire in manette Pasquale Domenico Casalino il leader dell’organizzazione, residente a Picerno. L’accusa: associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni di concessionari di auto, banche, gestori di telefonia, aziende operanti nel settore edile e negozi di Basilicata, Campania ed Emilia-Romagna. Un gruppo ben organizzato, ben definiti i ruoli all’interno della banda, chi sceglieva i clienti, chi si procurava i titoli bancari, chi gestiva gli assegni rubati o smarriti, che venivano impiegati nelle truffe, chi creava false identità. La base operativa, era a Picerno, Casalino rilevava le società a responsabilità limitata in cui poi inseriva persone di sua fiducia (le cosiddette teste di legno) o addirittura soci inesistenti. Poi allacciava rapporti con istituti di credito, facendosi dare libretti di assegni utilizzati per truffare concessionari di auto e varie aziende artigiane sparse su tutto il territorio nazionale. Le stesse società sono state usate per firmare contratti telefonici che prevedevano la consegna di telefoni cellulari e computer portatili e fissi poi rivenduti, mentre le bollette telefoniche non venivano pagate. Le stesse società avrebbero anche emesso fatture per operazioni inesistenti, sempre allo scopo di truffare le banche, per ottenere il cosiddetto sconto fattura. È stato arrestato nei giorni scorsi, poco prima che il pm della Procura di Potenza Eliana Franco chiudesse le indagini. Un esempio. Si presentavano in concessionaria decisi ad acquistare delle automobili, spacciandosi per soci di società fittizie, create ad hoc per la truffa, dopo aver stipulato il contratto, pagavano con assegni falsi esibendo falsa documentazione. Il titolare della concessionaria, nell’atto di incassare l’assegno, si accorgeva dell’inganno, lo stesso risultava o rubato, o non coperto. Dalle indagini, ne viene fuori, che la banda fosse stata aiutata addirittura da un maresciallo dei carabinieri, che avrebbe ritardato le indagini, infatti, dopo aver ricevuto la denuncia da un concessionario truffato, lo stesso maresciallo, non avrebbe provveduto a comunicarla subito alla Procura della Repubblica, ritardando l’inizio dell’attività investigativa. Secondo la stessa procura, avrebbe addirittura ricevuto in compenso un telefonino. Sulla vicenda, sono ancora in corso le indagini da parte degli inquirenti, che cercheranno ora di stabilire se vi siano ancora ulteriori complicità di altre persone coinvolte nella truffa.
direttore: Aldo Bianchini