da Alfonso Malangone
(coordinatore Ali per la Città)
SALERNO – Massimo Troisi voleva ricominciare da tre, avendo fatto almeno tre cose buone nella vita. Per realizzare il riequilibrio finanziario del Bilancio, Salerno sembra debba ricominciare da zero. Perché, a leggere la proposta di adesione al decreto Aiuti predisposta dall’Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, l’aumento delle entrate e la diminuzione delle uscite dovranno essere accompagnate da una profonda ristrutturazione dell’organizzazione e delle modalità operative dell’Ente. In verità, il documento da inviare al Governo per l’approvazione è particolarmente inquietante. E, con queste premesse, può pure accadere che le trattative si chiudano con esito ancor più negativo. Peraltro, una volta sottoscritti gli accordi, le attività saranno sottoposte al monitoraggio periodico della Commissione per la Stabilità Finanziaria degli Enti Locali (COSFEL) e alla Corte dei Conti (cc. 577-578 L. 234/2021). Per questo, il decreto Aiuti appare un vero e proprio commissariamento della Città.
Sui singoli provvedimenti per il riequilibrio, ci sarà da dire, in futuro. Sul perché siano necessari, è opportuno già dire, oggi. Con la crisi in atto, che compromette i bilanci familiari, chiedere altri sacrifici ai cittadini è una decisione davvero inopportuna e infelice, anche perché ad essi non possono certo attribuirsi responsabilità per scelte di governo assunte totalmente e liberamente dagli Amministratori.
Su questo punto, nel paragrafo “genesi del disavanzo” (pagg. 1-2), si legge: “a base del significativo disavanzo…vi è l’attuazione del federalismo fiscale avviato…con la legge 42 del 2009…”. Premesso che, adesso, anche per l’Assessora, il disavanzo è significativo, in conseguenza di provvedimenti di autonomia fiscale: a) i trasferimenti dallo Stato sarebbero diminuiti da circa 64,1milioni nel 2010 a 33.6 nel 2021; b) il prelievo fiscale (ICI/IMU+TASI) sarebbe passato da circa 20milioni nel 2010 a 30,7 nel 2021; c) a partire dal 2011, in ogni anno, ci sarebbe stato un saldo negativo pari, in media, a circa 14,4milioni; d) la cancellazione delle cartelle esattoriali, decisa dal Governo per importi fino a 1.000 euro, e poi a 5.000, avrebbe danneggiato (!) la riscossione dei crediti, cioè dei Residui Attivi, vecchi dai 15 ai 20 anni (!). Così, nonostante la riduzione delle spese, che sarebbe stata costantemente perseguita, le minori entrate avrebbero costretto l’Ente a ricorrere alle anticipazioni di liquidità della CDP per pagare i debiti e a fronteggiare l’onere del rimborso di rate ed interessi per l’importo medio annuo di 8,8milioni. Così, la dott.ssa Adinolfi conclude evidenziando come: “l’emergere e il consolidarsi nel tempo del disavanzo sia riconducibile prevalentemente a cause esogene”. In definitiva, l’Ente è ‘parte lesa’.
In verità, non sembra che sia davvero così.
L’art. 151 del Testo Unico Enti Locali impone il principio della programmazione. Gli Enti sono annualmente tenuti a deliberare il Documento Unico di Programmazione (DUP) e il Bilancio di Previsione finanziario con riferimento ad un orizzonte temporale almeno triennale. Il DUP è il documento-guida strategico, con gli indirizzi generali validi per tutta la consiliatura, e operativo, con gli obiettivi da raggiungere nel triennio. Il Bilancio di Previsione, da deliberare successivamente al DUP, è il documento autorizzativo delle spese che si potranno sostenere con riferimento alle entrate che si prevede di incassare. Obbligatorio è, sempre e comunque, il rispetto dell’obbligo del pareggio (art. 162 TUEL e art. 39 Dlgs 23/06/2011 n. 118). Quest’obbligo garantisce ai cittadini che l’Ente non spenderà di più di quanto a sua disposizione. Oltre al pareggio tra il totale delle entrate e delle spese, cioè il ‘Pareggio di Bilancio’, deve essere assicurata la copertura delle spese correnti, cioè le ordinarie di gestione, con le sole entrate correnti, cioè le tributarie, le extra-tributarie e i trasferimenti da altre amministrazioni pubbliche. L’Ente è tenuto a salvaguardare il rispetto degli equilibri e, a tal fine, deve verificare la previsione iniziale entro il 31 Luglio provvedendo, se necessario, all’aggiustamento, o ‘Assestamento’, dei conti (art. 193 TUEL). La mancata adozione di provvedimenti è equiparata alla mancata approvazione del Bilancio con l’effetto dello scioglimento del Comune (art. 141 TUEL). Inoltre, specifiche ‘variazioni’ possono essere apportate anche in più volte, purché entro il termine massimo del 30 Novembre. In sostanza, l’Ente deve avere costante percezione della situazione finanziaria e disporre interventi correttivi immediati e adeguati.
Salvo ogni errore, non c’è documento ufficiale del Comune nel quale non sia attestato il puntuale rispetto degli equilibri contabili. Di più, l’Ente ha sempre dichiarato di essere nella condizione di sostenere gli impegni con regolarità. Eppure, dall’esame storico dei Bilanci dell’ultimo quinquennio (nota: sul sito web non ci sono i precedenti) i disavanzi denunciati hanno espresso una pesante verità, salvo errore: le Entrate tributarie ed extra-tributarie preventivate sono state incassate per non più del 60-65% e per importi complessivi, a parte il 2020, molto basso, oscillanti intorno ai 115milioni. L’Ente, quindi, è stato – sempre – ben a conoscenza della sua condizione. Così, forse, sono state le sue carenze nella riscossione a far mancare i fondi, mentre le spese ‘andavano avanti’, ovvero c’è stata una quantificazione ‘abbondante’ delle Entrate nei Preventivi per ‘far quadrare i conti’. Questa, però, è una ipotesi qui assolutamente respinta anche perché, se fosse, sarebbe un fatto gravissimo e avrebbe l’effetto di trasformare in carta straccia gran parte dei Residui Attivi di € 457,3milioni di fine 2021. Una domanda sorge, in ogni caso, spontanea: perché i Preventivi chiudono con totali anche al di sopra del miliardo e i Consuntici superano di poco i 500milioni? Se ne potrebbe discutere?
Che i cittadini siano chiamati a pagare, non è evitabile. Ma, conoscerne il motivo è un diritto. A parte la possibile inefficienza della struttura, che non sarebbe una sorpresa, non può essere consentito il sospetto, qui nuovamente negato, di incapacità o, addirittura, di malafede. Per questo, la dott.ssa Adinolfi deve chiarire più e meglio le Sue affermazioni, magari verificando se sono veri, certi e reali, tra gli altri Residui, i 110milioni di spazzatura, i 55milioni di multe, i 34milioni di IMU, i 10milioni di fitti/canoni, etc., e perché molti contributi Regionali per spettacoli, divertimenti e altre utilità, sono ancora da incassare. Con queste somme, oltre a sistemare i conti, ai cittadini potrebbe anche essere offerto il caffè.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 20/06/2022