da Pietro Cusati
Un protagonista della vita del Paese che ha dimostrato un profondo rispetto per la costituzione e le sue regole e un’attenzione morale costantemente espressa e sollecitata. Due aspetti inscindibili tra loro e strettamente collegati che rappresentano con un messaggio sempre attuale per la nostra Repubblica.Il Capo dello Stato ha preso parte alle celebrazioni organizzate a Sassari, in occasione del centenario della nascita di Enrico Berlinguer. Mattarella ha assistito allo scoprimento di una lapide in ricordo dell’onorevole Berlinguer, ha partecipato alla cerimonia commemorativa nell’Aula Magna dell’Università con gli interventi di Gavino Mariotti, magnifico rettore dell’Università degli Studi di Sassari, Christian Solinas, presidente della Regione, e Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca. La prolusione dal titolo “L’eredità morale e politica di Enrico Berlinguer” è stata svolta da Omar Chessa, professore ordinario di diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Sassari. Successivamente ha preso la parola il Capo dello Stato, il cui intervento non era previsto, che ha “visto l’orgoglio della città e dell’Università aver formato un grande protagonista” della vita politica nazionale. Alla funzione hanno partecipato anche i figli di Berlinguer, Laura, Marco, Maria Stella e Bianca, cui è stato consegnato un attestato di alta benemerenza.
Cento anni fa, il 25 maggio 1922, nasceva a Sassari Enrico Berlinguer, l’uomo destinato a entrare nella storia del Partito Comunista, che sotto la sua guida toccò il massimo consenso elettorale con il 34,4% nel 1976. L’uomo del “compromesso storico” con la Dc, l’uomo che seppe tracciare un solco fra il comunismo italiano e quello sovietico. Il giornalista e scrittore Enzo Biagi di lui disse, “è uno dei pochi politici che mantiene la parola”. Roberto Benigni, a una celebre manifestazione a Roma nel 1983, lo prese in braccio sul palco e disse, “Questo è un comunista autentico”. A soli 26 anni entrò nella direzione del Pci e dopo un solo anno diventa segretario generale della Federazione dei giovani comunisti italiani. La scalata nel partito è tanto rapida quanto meritata: nel 1958 è vice segretario, sotto Togliatti, nel 1960 è responsabile dell’organizzazione del partito, nel 1972 diventa segretario nazionale. Lo rimarrà fino alla
sua morte, nel 1984, causata da un ictus durante un comizio a Padova.Enrico Letta,segretario del PD ,lo ha definito:”un leader politico carismatico che ha lasciato tracce profondissime nel Paese sia in vita sia dopo la sua morte ‘sul campo’. Ha fatto la storia d’Italia nei decenni più duri, complessi e controversi che hanno cambiato il Paese. Abbiamo voluto questo ricordo nel temnpio della nostra democrazia perché la democrazia deve avere il sacro rispetto per la memoria di personalità storiche che, pur essendo di parte, appartengono a tutta l’Italia ed alla sua storia collettiva. E Berlinguer ha sempre evocato il rispetto da parte di tutti, quale ne fosse la parte politica”.
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