Moscatiello e Galdi in Grecia

Giovanni Moscatiello e Marco Galdi, sindaco di Baronissi e Cava de’ Tirreni, hanno partecipato stamane, ad Atene, alla conferenza stampa con i vertici del KEDE (l’Anci greca).

Di seguito alcune dichiarazioni dei due primi cittadini.

 

Marco Galdi

“Noi non possiamo dire di essere tutti fratelli ma sicuramente, e di questo ne sono pienamente convinto, siamo figli della Grecia. E’ con questo animo che ho scritto  quella lettera ai responsabili dell’ Europa. Con profonda gratitudine per il popolo Greco vorrei che il mio gesto produca a catena effetti in tutta Europa. Con il collega Giovanni Moscatiello, che ringrazio per non avermi lasciato solo sin dall’inizio di quest’avventura,  continueremo questa battaglia che definisco di civilta. Affinche’ possiamo tutti tenere alle “Termopoli”. Tutti insieme ce la faremo”.

 

 

Giovanni Moscatiello (intervento letto in conferenza stampa)

Quando il Sindaco di Cava, Marco Galdi, ed io, subito dopo, abbiamo avviato questa modesta, umile e simbolica iniziativa di donare una mensilità della nostra indennità di carica sindacale al popolo greco, non pensavamo in alcun modo di sollevare tanta reazione tra la vostra gente, tra i mass media greci, tra le forze politiche ed istituzionali del vostro Paese.

Ciò dimostra due cose.

La prima è che avevamo fatto una cosa giusta.

Senza la millenaria cultura greca, senza il suo bagaglio di sapere, di conoscenza, la sua abitudine all’accoglienza, il suo cosmopolitismo, la grazia e la gentilezza della sua gente, non sarebbe stata la stessa Europa. Certo, non l’Europa dei popoli e delle culture, ma sempre più l’Europa delle monete e delle valute.

La seconda cosa ci dice che il popolo greco si sente solo, non compreso; offeso e indignato per un trattamento che ritiene di non meritare, ferito nella sua dignità nazionale.

Se queste due osservazioni sono vere, esse rafforzano il convincimento del nostro gesto simbolico e devono trovare, da qui e da oggi, il respiro politico per una battaglia ambiziosa e di prospettiva, che porti ad una soluzione equa, che dev’essere trovata per la crisi greca, e sappia parlare a tutti i popoli europei: quelli ricchi e quelli meno; quelli del nord e quelli del sud; quelli con grandi e affidabili storie di democrazia e quelli che da poco si sono affacciati alla pratica della libertà e dell’autogoverno.

La crisi della Grecia è il paradigma della debolezza della costruzione europea come si è venuta storicamente determinando. Ipocritamente e burocraticamente attenta a formali verifiche fiscali e finanziarie (ma pronta a violarle come hanno fatto Francia e Germania nel 2004) ed incapace di coinvolgere la gente, i lavoratori, i giovani, gli intellettuali europei. La costruzione di questo straordinario progetto di pace, collaborazione e sviluppo tra i popoli europei si è trasformata in una cinica, egoistica e lontana gestione di apparati, risorse e funzioni.

E’ per questo motivo che, al di là dell’umile gesto di solidarietà che noi abbiamo manifestato, io credo che possa nascere oggi – dal popolo greco – una risposta di fermezza e dignità che parli a tutti gli altri popoli europei.

 

I contenuti di questa risposta potranno essere man mano elaborati in altri incontri, in altri Paesi e con altri rappresentanti popolari, ma non potranno prescindere da alcuni punti fermi:

1) trasparenza nella gestione dei conti pubblici

2) rispetto del principio del pareggio di bilancio

3) proporzionalità ed effettività dei regimi di tassazione e di contribuzione fiscale

4) priorità alle politiche per la piena occupazione giovanile e femminile

5) maggiore integrazione culturale e politica e maggiore peso al Parlamento europeo

 

Le considerazioni di base che ci vedono qui, oggi, trovano la sintesi in due condizioni essenziali:

a) nessuna Europa senza la Grecia

b) nessuna politica economica senza prospettive di sviluppo

 

Nessuna Europa senza la Grecia significa portare in Europa tutte le nostre culture, le nostre differenze, le nostre ricchezze. E la Grecia ha tanto di storia, ha tanto di quel tessuto connettivo di cui avrebbe bisogno l’Europa.

Ma, attenti, perché di storia si può morire, come dice il top manager della Fiat Marchionne.

Se il passato impedisce il rinnovamento; se le separazioni, le caste, i privilegi impediscono l’equità; se il peso specifico di un enorme passato artistico, culturale e filosofico impediscono di guardare a ciò che di nuovo gira per le piazze allora noi potremmo solo ricordare ai nostri figli ed ai nostri nipoti ciò che un tempo eravamo. Io preferirei raccontare quello che stiamo facendo oggi per il bene dei nostri figli.

 

In una lettera che ho ricevuto da un vostro connazionale si citava una poesia di Bertold Brecht per esprimere la solitudine che oggi sta vivendo il vostro popolo.

Io ricordo un’altra poesia di Brecht che recita:

“Sono come quell’uomo

Che portava con sé sempre un mattone

Per ricordare al mondo

Com’era stata un giorno la sua casa”

 

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