Aldo Bianchini
SALERNO – Non mi atteggio mai a tuttologo, anche perché non lo sono; così come non sono un esperto di calcio. Sono però uno sportivo che ha praticato tanto sport in gioventù, a cominciare dall’atletica leggera al Vestuti con il prof. Domenico Varricchio negli anni ’60.
Nel mondo dello sport ne ho viste di cotte e di crude, fin da quegli anni quando anche a Salerno si fecero bizzarrie per entrare nei selezionati tedofori destinati a portare la fiaccola olimpica nel tratto di competenza dello CSI di Salerno.
Non mi meraviglio più di niente; ma la pagina vergognosa scritta, voglio sperare involontariamente, dalla Juventus venerdì sera 6 maggio 2022 nella partita giocata a Genova contro il Genoa mi h lasciato di stucco fino al punto di parlarne con un certo imbarazzo alla luce del fatto che oggi mi aspettavo almeno qualche nota critica sui giornali e nelle televisioni; macchè, niente di niente come se tutto fosse scivolato liscio nella naturalezza delle cose.
La Juventus è stata capace di perdere contro una squadra che non c’è mai stata in campo, tranne che negli ultimi minuti quando sembrava che i calciatori bianconeri dicessero agli avversari: “Ragazzi ma volete segnare perché la partita sta finendo” e nel dire questo hanno totalmente staccato la spina tirando i remi in barca.
La parte più vergognosa l’ha recitata quel calciatore di colore di nome Moise Bioty Kean, di nazionalità italiana acquisita ed anche in forte predicato per la Nazionale Azzurra (Mancini farebbe bene a capire il tasso di sportività del ragazzo prima di schierarlo in squadra); ebbene, contro ogni regola sportiva, Kean ha sbagliato anche l’inverosimile, finanche a porta vuota. So benissimo che nel calcio il Genoa può vincere anche con il Real Madrid e che un calciatore può sbagliare; come so benissimo che la storia dello sport è costellata da tantissime brutte pagine.
Ma venerdì sera il Genoa non avrebbe mai vinto contro il Real perché non è sceso in campo e Kean doveva almeno essere sostituito per salvare la faccia dalla palese brutta figura per non scrivere una delle più brutte pagine dello sport in generale. Lo stesso allenatore Allegri ci ha rimesso la faccia non sostituendolo e cercando di giustificarlo nelle interviste del dopo partita; e se lo ha giustificato vuol dire che un problema c’era.
Una volta gli atleti, quale che fosse la disciplina in cui gareggiavano, venivano pesantemente penalizzati nel caso in cui venisse accertata la mancanza di impegno; io venerdì sera ho visto una totale e palese mancanza di impegno, almeno fino all’86°.
La parità di condizione nello sport agonistico è fondamentale; ma se devo lottare a denti stretti per non retrocedere mentre altri vincono senza nemmeno scendere in campo, la parità va a farsi benedire.
Alla Salernitana ora non resta che cercare la salvezza basandosi sui propri mezzi; e chissà, potrebbe venire da Salerno una lezione di stile e di sportività quando stasera alle 18.00 nel Principe Arechi degli stadi scenderà in campo contro il temibile Cagliari.
Brutta pagina davvero quella scritta dalla Juventus.
Mi presento. Ho 57 anni e da 51 sono tifoso sia della Salernitana che della Juventus. Voi obietterete che impossibile essere tifoso di 2 squadre contemporaneamente. Non so che dire: per me è proprio così. Da bambino mi portarono al Vestuti e i granata mi entrarono per sempre nel cuore. Da bambino vidi in televisione un gruppo di giovani in casacca bianconera e mi innamorai perdutamente di quella squadra. Due mondi separati, due amori separati. Nessun conflitto. La crisi arrivò il 20 dicembre 1998, quando vidi per la prima volta le maglie granata e bianconere contrapposte sullo stesso terreno di gioco. Fu dura e non saprei descrivere i miei sentimenti contrastanti. Tuttavia ne uscii con una certezza: amo sia la Salernitana che la Juventus. Impossibile? A volte me lo chiedo anch’io, ma tant’è.
Ritorniamo alla brutta pagina dell’altra sera.
Mi sono vergognato della Juventus. Ho provato delusione e rabbia. Ho sofferto doppiamente: da una parte l’umiliazione per l’indegna sconfitta dei bianconeri, dall’altra l’angoscia per la nuova insidia all’agognata salvezza dei granata. L’altra sera ho fatto fatica ad addormentarmi, talmente ero roso dalla collera!
Adesso però, a mente fredda, vorrei fare alcune considerazioni da uomo di sport.
Innanzitutto ritengo che sia impossibile misconoscere una buona dose di casualità in quanto è accaduto: tutto sommato la Juventus è stata alquanto sfortunata in diverse situazioni in cui avrebbe potuto chiudere definitivamente la partita.
Ciò detto, va riconosciuto e censurato un atteggiamento sportivamente inaccettabile da parte dei bianconeri. Chi mi conosce sa bene che sono un grande agonista ma anche un competitore corretto. Nello sport ho due comandamenti: dare tutto per vincere e rispettare l’avversario. In questo la Juventus ha mancato l’altra sera, soprattutto con alcuni giocatori, e per questo la condanno severamente.
Tuttavia, da inguaribile romantico dello sport, non posso accettare e decisamente non credo a ipotesi di complotto che guasterebbero irreparabilmente la favola del calcio.
La spiegazione di quel che è successo l’altra maledetta sera è, a mio avviso, molto semplice: si chiama motivazione. Quella motivazione che aveva il Genoa e che non aveva la Juventus. Quella motivazione che ha fatto la differenza, soprattutto nei convulsi minuti finali. Ci tengo a sottolineare che questa è la spiegazione, non di certo la giustificazione! A tal proposito è mia opinione che la formula del campionato dovrebbe essere rinnovata inserendo gironi di play-off e play-out in cui si affrontino a viso aperto squadre animate dalla stessa motivazione, evitando spettacoli disdicevoli come quello dell’altra sera.
Concludo sottolineando che la sorte ha riservato oggi alla Salernitana la possibilità di giocare il suo play-out, pienamente padrona del proprio destino. Oggi un Arechi stracolmo tuonerà per spingere i granata oltre l’ostacolo Cagliari, verso quella salvezza che l’intera città desidera ardentemente. E il mio cuore sarà là all’Arechi, come anni fa al Vestuti!