da Pietro Cusati
40 anni fa ,il 30 aprile 1982, a Palermo venne ucciso il deputato Pio La Torre, insieme con il suo collaboratore Rosario Di Salvo. Due grandi iniziative promosse dal deputato Pio La Torre, la legge antimafia,la 416 bis del codice penale che, dopo la sua morte, venne approvata nel testo condiviso con l’allora ministro dell’Interno Virginio Rognoni e la battaglia contro l’installazione di missili a Comiso. La legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge “Rognoni-La Torre”, introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis codice penale ) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 (Atto Camera n. 1581), che aveva come primo firmatario l’on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La Torre era anche impegnato in una iniziativa contro i missili di Comiso, aveva raccolto un milione di firme e aveva organizzato una mobilitazione per la pace nel Mediterraneo scosso anche allora da venti di guerra. Il deputato Pio La Torre fu ucciso a Palermo il 30 aprile del 1982, era segretario regionale del PCI in Sicilia, aveva 55 anni,il suo collaboratore Di Salvo, 36 anni. Due anni prima della morte, La Torre aveva presentato alla Camera un disegno di legge n.1581: «Norme di prevenzione e di repressione del fenomeno della mafia e costituzione di una commissione parlamentare permanente di vigilanza e di controllo».La legge, conosciuta come Rognoni-La Torre .venne approvata qualche mese dopo la morte il 13 settembre 1982. Dieci giorni prima dell’approvazione della legge, sempre a Palermo, fu assassinato il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.Prima dell’introduzione della legge Rognoni-La Torre, contro le persone accusate di appartenere alla mafia si faceva ricorso alla legge 416 del codice penale, cioè l’associazione per delinquere. Con l’approvazione della legge La Torre –Rognoni ,la n. 646/82,l’articolo 416 bis ,codice penale:’L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali».Inoltre secondo l’art. 416 bis : «chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da dieci a quindici anni. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da dodici a diciotto anni». Lo stesso articolo stabiliva la confisca dei beni per i mafiosi. Per la prima volta la mafia poteva essere colpita in ciò che considerava importante. Nel 1981 La Torre affrontò la battaglia contro l’installazione dei missili nucleari Cruise nella base NATO di Comiso.. ‘’Il quarantesimo anniversario della morte di Pio La Torre e Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico per le generazioni presenti e future.Il consolidamento della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della liberà e della giustizia”. Ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera inviata al presidente del Centro studi “Pio La Torre” Vito Lo Monaco in occasione dell’anniversario dell’uccisione del segretario regionale del Pci e del suo autista Rosario Di Salvo. Mattarella fa anche riferimento al Progetto educativo antimafia portato avanti nelle scuole e nelle carceri italiane dal Centro studi e all’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso.