da Antonio Cortese (giornalista)
Le cifre sulla fuga dei cervelli e non solo, ma degli abitanti in generale dalla Campania, sono state divulgate questo week end dalle emittenti cilentane. Senza alcun rimbalzo eclatante sui media nazionali, la notizia riguarda il periodo che va dal 2019 ad oggi. Mentre il territorio si impegna ad ospitare i profughi di guerra, la pur più piccola preoccupazione per il recupero delle propie risorse umane latita anche dalla voce di qualsiasi opinion leader (oggi li chiamano influencer ma unicamente per dare consigli sul colore dei pois della cravatta). Ne deriva la conclusione che sia diffuso un comportamento generale della più bieca tipologia di una borghesia evoluta più nell’ ipocrisia che nell’evoluzione di classe. La Campania ha salutato circa ventottomila abitanti di cui quindicimila cilentani. Quindi la Regione non ha fatto caso a quanto pare al reale conflitto che si stava svolgendo tra le proprie mura. Allora si spiega come mai la candidatura per la capitale della cultura sia stata negata ai sindaci nostrani sine pudore e attribuita al comune marchigiano. Morale: come si può pretendere di fare turismo se si lasciano andare via i propri concittadini? Chi li ospita i turisti poi, i profughi niente chiacchiere e nuovo distintivo? I figli degli ucraini? La maggior parte di politici campani, se non lo ha mai avuto , sembra aver perso da tempo il senso della comunità, senza alcun bagaglio di educazione civica ma al contrario sistemando il bagaglio di sola andata ai propri conterranei. Una tristezza scoraggiante verniciata dai colori satellitari dei comunicati in salsa di propaganda buonista. Accoglienza, inclusione, parole appena imparate a pappagallo; ma anche il più fesso dei professori dell’ultimo paese sperduto nel Congo Belga li boccia con generosi due in pagella accompagnati da uno zero spaccato in condotta professionale.