SALERNO – Dopo l’uscita a vuoto del Procuratore della Repubblica, Franco Roberti, ecco cadere sullo stesso problema anche il presidente della Corte d’Appello, Matteo Casale, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto giudiziario di Salerno. L’argomento oggetto centrale dei due tipi di intervento è quello relativo ai “Casalesi che investono a Salerno”; così titolano anche molti giornali che, però, non vanno oltre per timore, forse, di irretire la sensibilità di qualcuno o più semplicemente per non contraddire i due grossi personaggi del mondo giudiziario salernitano che comunque meritano rispetto per il lavoro che svolgono. Ma rispetto non vuol dire prendere per oro colato tutto quello che dicono a livello pubblico con i loro interventi in convegni e manifestazioni ufficiali. Nelle loro affermazioni, che pur scoprendo l’acqua calda sono comunque sacrosante, io colgo almeno una contraddizione di fondo. Qual è la contraddizione di fondo? E’ presto detto. Da un lato Roberti parla apertamente di “alto rischio di investimenti mafiosi a Salerno” (intendendo, credo, principalmente la città di Salerno che copre gran parte della competenza territoriale della Procura), dall’altro lato, invece, il presidente Matteo Casale, nella sua introduzione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dice che: “”I gruppi criminali di matrice camorristica mantengono la vocazione ad intessere relazioni con apparati amministrativi ed imprenditoriali locali, riuscendo, non di rado, ad inserirsi nella gestione diretta o indiretta degli appalti pubblici: sul punto, va osservata una pericolosa tendenza della criminalità camorristica napoletana ad insediarsi nell’area nocerino-sarnese al fine di acquisire il controllo del territorio e delle attività illecite ivi praticate ed un’analoga azione della criminalità casertana, in particolare della pericolosissima struttura criminale denominata clan dei casalesi, attiva, soprattutto nel reinvestimento di capitali illeciti nella provincia di Salerno”. Ed ecco la contraddizione. Nella relazione introduttiva all’inaugurazione dell’anno giudiziario la città di Salerno viene letteralmente dimenticata o, almeno, la si deve ricercare a fatica tra le righe del discorso. Come dire che in provincia c’è il rischio infiltrazione anche dei casalesi mentre a Salerno no, come se la città capoluogo fosse un’isola felice. Ma così non è, lo sapevamo e lo sappiamo tutti, e ce lo ha ricordato (scoprendo l’acqua calda) anche il procuratore della repubblica Franco Roberti. Perché questa forzata distinzione tra Provincia e Città Capoluogo? E dove sono le inchieste contro il cosiddetto “clan dei casalesi” se nell’agro l’unica apparente organizzazione camorristica scardinata sarebbe quella che, secondo gli inquirenti, farebbe capo addirittura ad Alberico Gambino (ancora tutta da dimostrare!!)? E dove sono, dunque, i casalesi? A Salerno città !!, potrebbe rispondere il cittadino qualunque non abituato ai ragionamenti cervellotici e neppure incline alla lettura delle relazioni giudiziarie. Ma ci sarebbe un’altra domanda che necessita di una risposta da parte della giustizia. A Salerno il clan dei casalesi investe solo nelle attività commerciali di Corso Vittorio Emanuele, come è visibile a tutti? La risposta è netta e precisa: “NO”. No perché se i casalesi certamente investono il loro danaro per riciclarlo nella attività commerciali, prima di riciclarlo da qualche parte devono pure guadagnarlo. E quale migliore occasione se non quella legata ai cosiddetti lavori pubblici “più grandi d’Europa” che quotidianamente vengono propagandati in tutte le salse. E chi li fa i grandi lavori pubblici? Il Comune, è la risposta più semplice. Difatti è proprio su questi lavori che la Procura sta da tempo lavorando ed anche con una certa professionalità. Strano, molto strano, che di tutto questo lavoro non venga fatto neppure il minimo accenno nella relazione introduttiva predisposta dall’Assemblea Generale della Corte di Appello di Salerno. E poi, qualcuno, se la prende con i giornalisti e con le redazioni che si permettono soltanto di “squittire” ogni tanto, un lusso che non può essere perdonato a nessuno, men che meno a tutti quelli che da decenni dormono il sonno dei giusti nelle sovraffollate redazioni. Ma alla vicenda “giornalisti pipì” dedicherò certamente un prossimo approfondimento.
direttore: Aldo Bianchini
Tutti squittiscono perchè si guardano bene dall’intonare il canto del cigno.La verità la sappiamo solo tu ed io? Non credo,illustre ed unico giornalista coraggioso.Ho scritto un libro La svolta di Salerno che mi vengono a commentare in privato ed a bassa voce….I Casalesi chi sono e se ci sono a Salerno? Qualcuno dovrà pure dircelo.Se i Casalesi si identificano pari pari con un politico,chiediamoci chi ha sponsorizzato questo politico a Salerno ed a chi.E,soprattutto,a chi ha garantito competizioni politiche tranquille,senza competitori che avrebbero potuto rompere i cogl….! Siamo stufi di ipocrisie che permeano questi addomesticati salotti salernitani.