di Angela D’Alto
(giornalista – sindaco di Monte San Giacomo)
Era il 1994. Berlusconi conquistava il governo Italiano, mentre la prima repubblica crollava sotto i colpi delle inchieste milanesi. Craxi si rifugiava a Hammamet, mentre Mandela veniva eletto presidente del Sudafrica nelle prime elezioni democratiche. Nel frattempo, infuriava la guerra nei Balcani e si consumava un terribile genocidio in Ruanda,.
Due miti morivano tragicamente: Ayrton Senna e Kurt Cobain.
Quell’anno, la voce di Dolores, la cantante dei Cranberries, era esplosa prepotentemente nelle nostre feste, nelle macchine, nelle cuffie dei walkman, nelle radio italiane. Zombie. Un grido di dolore, un urlo soffocato, spezzato in gola. Zombie.
Era rock. Terribilmente rock. I woofer delle nostre radio pompavano la voce roca di Dolores. Parlava di guerra. Di violenza, di madri dal cuore spezzato per la perdita dei propri figli, del silenzio e del dolore.
I Cranberries ci avevano raccontato una storia che in tanti non conoscevamo.
Quella del marzo del 1993, e dell’attentato dell’IRA : due bombe in due cassonetti della spazzatura. Tanti feriti, e due bambini, di tre e dodici anni, morti, il primo sul colpo, il secondo dopo cinque giorni di agonia.
In questi giorni, alcune ragazze russe sono state arrestate dal regime perché cantavano, per manifestare contro l’invasione dell’Ucraina.
Gli zombie sono i morti viventi che genera la guerra. Sono coloro che non vedono i bambini ammazzati che ci rimangono sulla coscienza.
‘E le loro pistole. E le loro pistole. Stanno piangendo. Nella vostra testa. Nella vostra testa. Zombie, zombie, zombie. Cosa c’è nelle vostra testa?’
Anche Dolores è morta, nel 2018, a poco più di quarant’anni. Ma ci ha lasciati quest’urlo di dolore e di sdegno, potente come sanno essere le parole, potente come sa essere la musica. Come sanno essere le donne, col loro coraggio. Le donne ucraine, che scappano per salvare i propri figli, e quelle ragazze russe, che hanno avuto la forza di manifestare . E anche solo cantare, in un regime, può costare la libertà.
La guerra non è mai giusta. Mai.
E però mai come ora c’è solo una parte da cui stare: quella della libertà. Sempre.
‘Con i loro carro-armati, le loro bombe, e le loro bombe, e le loro pistole
Nella tua testa, nella tua testa, loro stanno morendo…’