da Antonio Cortese (giornalista)
Il conflitto ucraino ha dato vita all’attivazione e a nuove funzioni per molti residence ed hotel. I profughi sovietici forse non sanno che i bombardamenti stanno fornendo loro l’occasione e il motivo che aspettavano da una vita, o almeno da due o tre generazioni per fuggire in un posto al sole. A differenza delle precedenti immigrazioni in Italia, l’esodo di queste settimane sembra regolato ad arte senza alcun fastidio da parte delle nazioni ospitanti, né dalle regioni che fanno stranamente a gara di “solidarietà”. Persone ed intere famiglie con geni e caratteristiche fisiche molto più forti delle nostre saranno trattate a priori come soggetti da ospedalizzare in svariate strutture che sentono il profumo di nuovi affari o minimo minimo di una ripresa o in certi casi di una vera e propria risurrezione economica. Un quadro che sta a sbugiardare da sé i veleni delle fake news che allarmavano al sovrappopolamento specie nell’entroterra meridionale. Ad ogni modo questi stranieri temporaneamente presenti, con un tipo di tessera prevista già illo tempore da un decreto del ’99, avranno la fortuna di essere intesi come immigrati di serie A, a differenza della atavica ghettizzazione e dei preconcetti che marchiavano e hanno marchiato, fino a pochi mesi fa chiunque avesse voluto “fare l’americano” cercando di inserirsi nel tessuto sociale italiano. Con questa nuova modalità di accoglienza si legittima una precarietà a tre o a quattro stelle in perfetto stile burocratico; per la fortuna del settore alberghiero in generale, come per una manovra di governo alla quale gli addetti ai lavori si appellavano da anni e che altrimenti non si sarebbe attualizzata nonostante l’impegno e i sussidi, i volani economico sociali o i bonus punto trentatré. Nonostante questo “sciacallaggio bianco” almeno, non avremmo più lamentele o molte meno parole da parte di chi ha sempre e comunque avuto il pane anche in mancanza di denti in questo paese.