da Pietro Cusati
Rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia,una recente ricerca ha consentito di far luce sulle più antiche e lacunose fasi di vita della città, fondata intorno al 540 a.C. dai coloni Focei provenienti dall’Asia,infatti,gli archeologi del Parco di Paestum e Velia hanno riportato alla luce resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale, una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Tali testimonianze disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri ed ampio 7. La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale, in posizione di crollo, sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni “IRE”, ovvero “sacro”, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature, tra cui due elmi, uno calcidese ed un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione. Gli scavi hanno chiarito la cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea Athena. La costruzione del tempio maggiore deve collocarsi cronologicamente dopo la struttura sacra riportata alla luce in questi ultimi mesi. Sull’interessante scoperta è intervenuto il Senatore Prof. Avv. Francesco Castiello , appassionato e studioso dell’argomento :’’L’aveva raccontato Erodoto che nel 540 a.C. i Focei fuggiti dalla madre patria per sottrarsi alle incursioni persiane e in cerca di una nuova patria furono costretti a lasciare la Corsica dopo la cruenta battaglia navale di Alalia contro le truppe etrusche e cartaginesi.
Gli scavi hanno portato alla luce un antico tempio dedicato alla dea Atena. Nel suo interno erano stati depositati elmi ed armi quali reliquie offerte alla dea dai Focei che, reduci dalla battaglia di Alalia, fondarono Elea.
Siamo più che convinti (e questo sensazionale ritrovamento ci da ragione) che Velia è uno scrigno di innumerevoli, preziosi reperti che un accurato piano di scavi senz’altro porterebbe alla luce, con ricadute notevoli sui flussi turistici, anche e soprattutto internazionali, col conseguente sviluppo dell’economia locale. Resta però irrisolto il problema della tutela e dell’esposizione dei reperti stessi.La loro penosa custodia in una galleria dismessa delle ferrovie con un tasso di corrosiva umidità ci induce, amaramente, a ritenere che è meglio che i reperti rimangano sotto terra piuttosto che destinati al deterioramento in una galleria idonea come fungaia, ma non come museo.Né da parte del Comune di Ascea c’è alcuna seria volontà di affrontare concretamente il problema della costruzione del Museo in superficie. Si è preferita la comoda scorciatoia di trasformare la galleria in una sorta di lunapark sotterraneo illuminato da luci psichedeliche per la felicità dei bambini delle scuole d’obbligo e di perditempo, piuttosto che attrezzare un museo a disposizione di studiosi e di turisti di livello, ai quali ripugna istintivamente vedere i resti della città di Parmenide e di Zenone finiti in una galleria-fungaia’’.