Gambino/22: manca la pasta aproteica, Giuseppe Santilli sviene e viene ricoverato d’urgenza

Aldo Bianchini

SALERNO – La notizia molto grave arriva direttamente dal carcere di Fuorni: “Sabato mattina 18 febbraio 2011 Giuseppe Santilli è svenuto in cella a causa dell’aggravarsi della disfunzione renale da cui è affetto ed è stato ricoverato d’urgenza presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Giovanni di Dio e  Ruggi d’Aragona di Salerno”. Questa la notizia nuda e cruda. Per la cronaca ricordo che Giuseppe Santilli è coinvolto, fin dall’inizio, nell’inchiesta denominata “Linea d’Ombra” portata avanti dall’Arma dei Carabinieri su incarico della Procura della Repubblica di Salerno. La clamorosa inchiesta ha portato all’arresto, tra gli altri, anche di Alberico Gambino, già sindaco di Pagani e già consigliere regionale del PdL. Ma torniamo a Giuseppe Santilli. Lunedì mattina, 20 febbraio, le analisi predisposte dai medici ospedalieri hanno evidenziato “un aumento della creatinina di due punti rispetto ai valori precedenti”, di quando cioè Santilli era agli arresti domiciliari, e probabilmente il paziente andrà in dialisi. Questa mattina, soltanto questa mattina, il perito medico nominato dal tribunale assumerà l’incarico. Ritardi che si accumulano ai ritardi, una vicenda incredibile che costringe un “semplice indagato” a dover subire una ingiusta carcerazione con ripercussioni gravissime per la sua salute. Partendo dall’assunto che soltanto DIO è arbitro della vita, della nostra vita, non riesco proprio a capire questa sorta di sordido e brutale accanimento contro un soggetto (Giuseppe Santilli!!) che al momento, ripeto, è soltanto un indagato e che potrebbe anche essere assolto da ogni responsabilità. Perché spingere fino all’inverosimile questo atteggiamento di intransigenza, perché fare accumulare i ritardi rispetto alle richieste legittime della difesa, perché il medico del carcere ha ritenuto (almeno fino a sabato mattina) che le condizioni generali e particolari del fisico di Santilli non fossero incompatibili con la detenzione nell’ambito di un regime  carcerario quasi preistorico, perché se già in passato le condizioni di Santilli ne avevano determinato il suo invio ai domiciliari oggi che le condizioni si sono aggravate si perde ancora tempo? Ma che cosa si aspetta che un indagato debba perdere la vita in una fredda cella del carcere di Fuorni? Di chi è la grave responsabilità? Soltanto della farraginosa e assassina burocrazia? Non credo assolutamente. Intanto il collegio difensivo di Giuseppe Santilli sta studiando tutte le nuove mosse non esclusa quella di un esposto-denuncia contro le strutture carcerarie e lo stesso medico di Fuorni che nelle ultime settimane avrebbe sempre respinto le richieste dell’indagato e messo in condizione i PM (Montemurro e Volpe) di non spedire l’indagato agli arresti domiciliari più confacenti alla sua situazione psico-fisica. La cosa più incredibile, però, sarebbe un’altra. Sembrerebbe che le strutture carcerarie con tutti i loro meandri burocratici ed organizzativi non abbiano fornito al detenuto la “pasta aproteica”, nonostante le ripetute richieste, e questo fatto avrebbe causato l’aggravarsi delle condizioni generali, l’aumento della creatinina, il mancamento di forze, lo svenimento e il successivo ricovero d’urgenza. La mancata fornitura della pasta aproteica va doverosamente accertata e nel caso rispondesse al vero saremmo di fronte ad un caso drammatico di deficienza di una struttura pubblica che, sebbene carceraria, deve comunque assicurare le condizioni di vivibilità e di sopravvivenza a tutti, anche a chi è condannato all’ergastolo, a maggior ragione nei riguardi di chi è soltanto indagato in attesa di giudizio. Nella fattispecie, amici lettori, al di là delle singole posizioni, stiamo parlando di una persona che fino a sentenza definitiva è da considerare a tutti gli effetti ancora innocente. Se vogliamo poi affondare la lama nella piaga va detto, se se e senza ma, che il regime carcerario preventivo prolungato non è assolutamente compatibile con lo stato di diritto di chi non è stato ancora condannato in via definitiva. Il caso di specie, ovviamente, è da seguire molto attentamente.

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