Aldo Bianchini
SALERNO – Non so se Michele Albanese, direttore generale della Banca Monte Pruno, abbia mai letto un trattato di economia firmato dallo storico Antonio Genovesi titolare della prima cattedra universitaria di economia al mondo nell’Università di Napoli. Se non lo ha fatto è ancora meglio di quanto potessi pensare; è il segno che alla gestione dell’economia civile ci è arrivato con le sue sole risorse di una vita vissuta all’ombra di una banca.
Siamo in pieno 1700 e il sacerdote Antonio Genovesi capì che per rinvigorire l’economia di un popolo, ovviamente anche di chi la gestiva, era necessario distribuire il credito in una miriade di piccoli rivoli per far sì che ritornasse al mittente una mole di denaro in grado di poter ridistribuire ancora più capillarmente il medio e piccolo credito. Un principio fondante che tiene banco ancora oggi nonostante le numerose capovolte economiche che hanno stravolto i cosiddetti poteri forti di tutto il mondo.
Ho scritto questo necessario preambolo per essere più esplicito della domanda iniziale; perché qualora Albanesse non avesse mai letti un trattato di genovesi è ancora più apprezzabile il suo modello lavorativo e di governo di una banca importante come la Monte Pruno, in quanto dimostrerebbe di aver capito da solo la svolta da dare alla “sua banca” in modo da farla diventare una vera banca di prossimità. E quando ha constatato che il lavoro costruito in tanti anni rispondeva anche alle logiche teoriche e scientifiche dell’economista del ‘700 lo ha magnificato nella convention di dicembre concentrando l’attenzione mediatica e visiva con dei pannelli riproducenti una delle famose frasi di Genovesi: “Fiducia – Mutualità – Bene Comune – Felicità Pubblica” che sono i quattro ingredienti fondamentali del “lievito madre” dell’economia civile come vista dal grande cattedratico nato a Castiglione (SA), paese che dopo la sua morte ha cambiato denominazione passando a “Castiglione del Genovesi”, dove tuttora si celebra l’antica favola del figlio di un ciabattino diventato prima sacerdote e poi cattedratico universitario.
Tutto questo Michele Albanese lo ha trasmesso benissimo a tutti i presenti (anche molti dei suoi dipendenti) nel corso della convention del 18 dicembre 2021 dal titolo: “Riprendiamoci il presente – Costruiamo il nostro futuro” tenutosi nei saloni del Grand Hotel di Salerno.
Un futuro che è già iniziato con una nuova mega-impresa del nostro Michele, scortato sempre da una zarina (Anna Miscia) da due uomini d’oro (Cono Federico e Antonio Mastrandrea) e anche dal taciturno ma fedelissimo di sempre e da sempre (Antonio Ciniello); la parte più significativa del futuro di oggi è rappresentata dalla progettazione di un percorso che vede il tema dell’inclusione e delle pari opportunità al centro della nuova mission della Banca; una iniziativa presentata in queste ore insieme a Focus Consulting per “Le stanze delle donne”, i cui contenuti potete leggerli nella prima pagina di questo giornale.
Insomma il successo indiscusso di un uomo solo al comando si coniuga alla perfezione con il contributo molto importante dei componenti del cerchio magico che circonda il direttore generale della banca più in vista tra le banche di prossimità della regione Campania.