dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Roma,30 novembre 2021 .Presentato questa mattina nella Sala delle Conferenze delle Scuderie di Palazzo Altieri a Roma, il “Rapporto SVIMEZ 2021, sull’economia e la società del Mezzogiorno”. L’evento è stato organizzato dalla SVIMEZ, in collaborazione con l’ABI e con la Fondazione Ugo La Malfa. Dopo i saluti del Direttore Generale ABI Giovanni Sabatini,ha introdotto e coordinato i lavori il Presidente SVIMEZ Adriano GIANNOLA. La relazione sull’economia e la società del Mezzogiorno nel 2021è stata tenuta da Luca BIANCHI, Direttore SVIMEZ. Sono intervenuti l’On. Mara CARFAGNA, Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Fabrizio BALASSONE, Capo Servizio Struttura economica Banca d’Italia ,Maria Chiara CARROZZA, Presidente CNR, Giorgio LA MALFA, Presidente Fondazione Ugo La Malfa,Mons. Filippo SANTORO, Arcivescovo Metropolita di Taranto. La crisi da Covid19 e le prospettive per la ripartenza mostra come la performance dell’Italia sia stata nel complesso in linea con quella di Francia e Germania.Il recupero dell’economia italiana è andato al di là delle aspettative nel corso del 2021, soprattutto nel terzo trimestre dell’anno. Le politiche economiche di risposta alla crisi sono state di entità eccezionale e hanno rappresentato una netta discontinuità rispetto all’impostazione seguita dopo la grande crisi del 2008. È aumentata la consapevolezza delle conseguenze, non solo di natura economica, ma anche sociale e politica, che possono derivare da una recessione profonda e prolungata. Una giustizia efficiente può diventare fattore fondamentale per la competitività, in particolare delle imprese, ancor più nel Mezzogiorno dove si segnala sempre la più alta domanda di giustizia, con una media di 777 nuovi casi (su 10.000 abitanti) iscritti a ruolo ogni anno a fronte dei 704 del Centro e dei 541 del Nord. Ampio e persistente divario di efficienza tra i tribunali del Centro-Nord e quelli del Mezzogiorno, seppur in graduale riduzione: nel 2019 per chiudere un procedimento civile occorrevano circa 280 giorni nei tribunali del Nord, 380 al Centro e quasi 500 nel Mezzogiorno (in rapporto alla popolazione). Nel 2019 un processo penale si chiudeva al Nord in 290 giorni (+9% rispetto al 2004), in 450 giorni al Centro (+23% rispetto al 2004) e in 475 giorni (+7%) nel Mezzogiorno.La prima e maggiore sfida è quella dell’assorbimento delle risorse, considerando che le Amministrazioni regionali e locali meridionali dovranno gestirne una quota significativa, che la SVIMEZ quantifica in 20,5 miliardi, per la metà concentrati nel biennio 2024/2025. Per il 2022 la SVIMEZ intravede cinque gradini ripidi per la risalita, come si evolverà la «quarta ondata» della pandemia, che effetti creerà il superamento della fase delle politiche di bilancio di segno fortemente espansivo, quale carattere assumerà il rialzo dei prezzi, ovvero se si rivelerà solo un fenomeno transitorio legato alle specificità della fase delle riaperture; gli orientamenti che prevarranno nelle politiche monetarie, quale sarà la tenuta del commercio internazionale. La ripresa dovrà essere necessariamente basata su fattori interni, utilizzando al meglio le risorse che raggiungeranno il sistema produttivo e portando avanti i programmi di politica economica di investimenti e riforme un’economia nazionale collocata fin dall’inizio del nuovo millennio su un sentiero di progressivo allontanamento dalle più dinamiche economie europee. La questione salariale nel Mezzogiorno frena la crescita dei consumi. Dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, marcando una profonda differenza rispetto ai disallineamenti del passato, la SVIMEZ prevede che nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%. Il rimbalzo ci sarà per l’intero territorio italiano, ma con il Mezzogiorno che resta comunque, pur in un quadro generalizzato di ripresa economica, meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori, le esportazioni e gli investimenti. Nel 2022 la SVIMEZ prevede un aumento del Pil del +4,2% al Centro-Nord e del +4% nel Mezzogiorno. La SVIMEZ stima che, dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali.La SVIMEZ pone al Governo una serie di interrogativi in merito all’attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che riguardano sia i servizi alle famiglie che i contributi alle imprese. Buona parte dei divari di genere dell’Italia con l’Unione europea sono ascrivibili alla situazione delle regioni meridionali. La quota di donne NEET è molto elevata nel Mezzogiorno, quasi 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% nella media europea. A conferma della maggiore difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle giovani donne nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. Nel biennio il volume annuo di spesa per investimenti attivato dal PNRR gestito dalle Amministrazioni decentrate dovrebbe essere pari a circa 4,7 miliardi che richiederebbe uno sforzo aggiuntivo di spesa pari a circa il 51% rispetto alla spesa annua effettuata dalle stesse Amministrazioni meridionali nel triennio 2017-19.Un’altra sfida decisiva riguarda il coordinamento tra fondi del PNRR e fondi della Politica di Coesione, che non possono andare avanti come due compartimenti stagno, bisogna programmarli e spenderli in sinergia per ottenere il massimo impatto sui territori meridionali.E’ indispensabile una complementarietà tra politiche di coesione nazionale ed europea col PNRR, che può avvenire solo a patto che i Programmi della Coesione siano effettivamente aggiuntivi e che siano uniformate le modalità di governance. Questo coordinamento dovrà anche essere esteso alle politiche generali, valorizzando il contributo delle transizioni gemelle verde e digitale delle regioni del Sud, nell’ambito di un disegno di politica industriale che metta a frutto il posizionamento strategico del Paese nel Mediterraneo. Per quel che riguarda le imprese, la SVIMEZ auspica che vi sia un’adeguata capacità di assorbimento delle risorse stanziate, in particolare quelle dedicate alla Transizione 4.0, da parte delle aziende meridionali.