Aldo Biancchini
SALERNO – Abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, alcune considerazioni espresse dal più profondo dell’animo da Enzo Mattina, già europarlamentare e personaggio di spicco del PSI (Partito Socialista Italiano) dell’era craxiana; le considerazioni molto coinvolgenti anche, se non soprattutto, dal punto di vista emotivo ed affettivo sono tutte indirizzate alla memoria di colui che a distanza di sei anni dalla sua morte è tuttora considerata, a Buonabitacolo, un grande sacerdote: don Amedeo Parascandolo.
La figura di don Amedeo è rimasta nella memoria di tutti i buonabitacolesi come una sorte di “totem” ad imperitura memoria di un uomo buono e giusto ancor prima di un vero sacerdote che ha amministrato la Chiesa Madre locale per decenni.
Su questa immagine e su questo ricordo si innestano alla perfezione le considerazioni-riflessioni dell’on. Enzo Mattina, in parte già enunciate nel corso della cerimonia religioso-rievocativa tenutasi l’ 8 settembre 2021 nella Chiesa Madre di Buonabitacolo ed in buona parte scritte oggi senza l’impedimento emotivo di quella bellissima serata di fine estate. Scritte in una specie di autointervista che il decano dei personaggi politici valdianesi, attento studioso della realtà locale, ha inviato a questa testata giornalistica:
Don Amedeo ci ha lasciato nel 2015; il piccolo opuscolo che ho preparato e tanto distribuito l’ho concepito e dato alle stampe nel 2018, mettendo insieme le testimonianze di tre laici, compreso me, e di tre religiosi. Nel 2018, all’indomani delle dimissioni da ogni responsabilità operativa nell’azienda che ho amministrato per 20 anni, ho avvertito il bisogno di riflettere sul percorso di vita vissuto, che si è snodato all’interno di avvenimenti nazionali, europei e internazionali dallo straordinario peso sociale, economico e politico.
All’inizio di questo percorso ho trovato, oltre che la famiglia di sangue, quella numerosa e accogliente dei collaboratori di mio padre Pasqualino e Carmela Rinaldi, gli insegnanti, le belle persone del vicinato e tutti i compaesani, cui, secondo gli ordini di mio padre, ero tenuto a rivolgere il saluto, se erano adulti.
E ho trovato il giovane prete, don Amedeo Parascandolo
Fu lui a volere il circolo della GIAC, la sede, il nome Pier Giorgio Frassati; e non ebbe alcuna difficoltà a essere assecondato dall’arciprete don Elia Giudice.
Cosa ho appreso in quella fase della vita?
a) la socialità: la vicinanza tra noi ragazzini durava oltre la scuola. Si costruiva il capitale sociale, il senso di appartenenza alla comunità;
b) L’interesse per il sapere. Le mie vacanze estive, in senso stretto, duravano appena 15 giorni, poi dalla scuola media in avanti, dovevo andare ogni giorno a fare esercitazione di italiano e latino con don Amedeo e di matematica con Renato Fiordelisi;
c) L’importanza del lavoro per la realizzazione di ogni individuo;
d) Il valore dell’apprendimento e delle competenze per il lavoro e non per il posto;
e) Il valore della lealtà, della solidarietà, della fiducia nei rapporti sociali;
f) Il rispetto delle diversità: di idee, di razza, di genere, di religione;
g) Il rispetto delle regole, la disciplina, i diritti e i doveri
Forse mi sbaglio, ma ho imparato ad assorbire tutti questi valori, ascoltando, leggendo, riflettendo, confrontandomi; e chi mi ha indirizzato a questo modo di pensare è stato don Amedeo.
Oggi siamo tutti più scolarizzati, abbiamo molte più opportunità per apprendere, ma sembra prevalere la propensione a non affaticarsi molto, tanto si trova tutto sul telefonino, su Google.
Michel Serres, sociologo francese, ha scritto anni addietro un libro illuminante dal titolo “Non è un mondo per vecchi”, in cui spiega alla sua nipotina che non si può trasferire il cervello in una piccola apparecchiatura che sta nel palmo della mano. E l’ammonisce che vi è stato un solo caso, non si sa se storico o leggendario, in cui una situazione simile si è verificata: fu nel 3° secolo dopo Cristo, quando San Dionigi, primo vescovo di Lutetia (Parigi), decapitato dai centurioni romani lontano dal luogo della sepoltura, raccolse la sua testa e la tenne in mano fin quando non lo raggiunse alla sommità della collina, che da allora si è chiamata Montmartre.
Se è una leggenda, argomenta lo studioso, è una leggenda istruttiva, perché la testa cessa di funzionare, se staccata dal corpo, e non è sostituibile da un circuito elettronico, da un chip, da un algoritmo; se è vera, non può essere altro che un miracolo … e si sa che i miracoli sono decisamente rari e di sicuro … non si possono ripetere miliardi di volte in ogni attimo di tempo e in tutto il mondo.
Serres aveva capito che il racconto era la chiave per far capire argomenti difficili, che, se trattati con formule astratte, sarebbero risultati noiosi e incomprensibili.
Don Amedeo, senza essere sociologo, filosofo, professore, rendeva materie complesse digeribili con un racconto, caso mai intercalando italiano e dialetto. Un passaggio dei Vangeli, un aneddoto della vita di qualche santo, un comportamento esemplare di un comune mortale erano tutti spunti non per importi il suo punto di vista, ma per indurti a riflettere, a discutere e ad approfondire. Queste lezioni me le sono portate dentro per tutta la vita e oggi che vi rifletto sopra m’inducono a dire che sono stato un uomo fortunato, avendo avuto buoni maestri prevalentemente laici. Don Amedeo Parascandolo, però, mi ha dato i fondamentali per distinguere la fede dal bigottismo, la laicità dal laicismo, la solidarietà dalla carità pelosa, il lavoro dalla rendita, il sapere dall’erudizione.
A fine del 2017, in occasione del commiato dai dipendenti dell’azienda che avevo diretto, ricordando che don Amedeo mi ammoniva a tener presente che, piccole o grandi che siano, ogni giorno ci sono delle battaglie da compiere e con un po’ di fatica sono riuscito a trovare l’epistola di San Paolo a Timoteo “ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”. La fede è rasserenante, perché si proietta oltre la vita. I valori laici, il collante nei rapporti tra gli esseri umani nel corso della loro vita, sono straordinariamente terreni. O li vivi e alimenti o non li vivi e si cancellano; in più, solo se riconoscibili come positivi, lasciano tracce per le generazioni future.
Carissimo On.le Enzo Mattina , il ricordo del ‘’prete di campagna’’, Don Amedeo Parascandolo,scomparso nel 2015, è sempre presente nel cuore e nella mente dei cittadini di Buonabitacolo,del Vallo di Diano e in coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Condivido integralmente le profonde riflessioni dell’on. Enzo Mattina,già Sindaco di Buonabitacolo (SA)che lo ha frequentato per oltre 60 anni.Insieme al Direttore Aldo Bianchini siamo stati presenti ed entusiasti di aver partecipato all’interessante cerimonia rievocativa della nobile figura umana di Don Amedeo Parascandolo, tenutasi l’ 8 settembre scorso, nella Chiesa Madre di Buonabitacolo e in quell’occasione fu anche distribuito il pregevole opuscolo curato dall’On. Enzo Mattina,arricchito di contributi e testimonianze di Domenico Rosso, Giannino Rinaldi,Don Nicola Russo,Don Antonio Garone e il Vescovo della diocesi di Teggiano- Policastro Padre Antonio De Luca. Don Amedeo ha lasciato a tutta la comunità con i suoi racconti esemplari ,importanti insegnamenti e valori tutt’ora di scottante attualità, quali il rispetto delle regole, la lealtà,la solidarietà,il rispetto della diversità,la socialità,l’interesse per il sapere,l’importanza e le competenze del lavoro e non del posto. Carissimo On.le Enzo Mattina sei stato si fortunato ma anche e soprattutto bravo e diligente a mettere in pratica le interessanti ‘’lezioni’’ del caro Maestro di fede cattolica Don Amedeo Parascandolo.