Dr. Stefano Antonello Aumenta
(Dirigente bancario – Presidente Pro Loco Sassano)
Non è mia intenzione fare la ricostruzione degli avvenimenti che hanno avuto come protagonista Carlo Pisacane, insieme ai suoi compagni, e la “Spigolatrice”, nella lirica del Mercantini.
Credo, più in generale, sia giusto e doveroso, dire agli altri ciò di cui si è stati testimoni e spettatori.
Il primo pomeriggio del 25 settembre scorso, infatti, arrivai a Sapri in un caldo e piacevole pomeriggio di fine estate.
Fui accolto dalla garbata e giusta indicazione di una giovane donna della polizia municipale che, insieme a suoi colleghi ed alle Donne ed agli Uomini dell’Arma dei Carabinieri, assicuravano lo svolgersi ordinato e tranquillo, di una importante manifestazione.
La scopertura della statua bronzea è stato solo un momento della manifestazione e, pertanto, mi limiterò su tale aspetto a fare due brevi considerazioni.
Molti hanno scherzato sulla foto, con la mano sul cuore, del mio amico Tommaso, ma Vi posso assicurare che, quello scatto, è stato fatto proprio nell’attimo in cui i bravissimi musicisti presenti intonavano l’Inno di Mameli. Tutto qui.
Inoltre, la Poesia del Mercatini, riportata su una lastra di marmo davanti alla statua, era notorio, già quella sera, che sarebbe stata rimossa, in quanto era in via di realizzazione la versione bronzea con tutta la lirica e la corretta riproduzione del nome dell’autore.
La versione posizionata è figlia del poco tempo a disposizione per la realizzazione con i conseguenti, umani e perdonabili, errori.
Fatte queste due premesse, la parte a mio giudizio più importante della manifestazione non è stata, per nulla, oggetto di attenzione e commenti.
Il mio amico Francesco, a cui vengono ascritte con puntualità presunte colpe, raramente viene riconosciuto per gli indubbi meriti e per l’impegno che profonde e il pulito entusiasmo di un giovane.
Per intendere meglio le cose, occorre andare indietro di un po’ di mesi quando, era la sera del 29 novembre 2019, a Giuseppe Conte, in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, a Vallo della Lucania, fu consegnato la Prima Edizione del “Manifesto del Mezzogiorno” 10 proposte per lo sviluppo delle aree interne e per il contrasto allo spopolamento.
Francesco, a nome dei 100 Sindaci presenti, quella sera, fece promettere a Giuseppe Conte di ritornare dopo un anno nel nostro comprensorio per verificare cosa fosse stato effettivamente realizzato di quelle 10 proposte cristallizzate nel documento.
In Italia le cose cambiano all’improvviso e, come tutti sappiamo, Giuseppe Conte ha lasciato la Presidenza del Consiglio dei Ministri a Mario Draghi, per assumere, dopo qualche mese, la carica di leader del Movimento 5 Stelle.
Francesco, nel pieno rispetto di quello che è il valore della parola data, ha rivolto dapprima l’invito a Mario Draghi, affinché raccogliesse il testimone da Giuseppe Conte, della difesa delle nostre terre, e, quindi, consegnargli la Seconda Edizione del “Manifesto del Mezzogiorno”.
Non è certamente da ascrivere ad una colpa di Mario Draghi, la circostanza che, per i tanti impegni che è chiamato ad assolvere, ha dovuto con estremo garbo ed educazione rifiutare, per il momento, l’invito di Francesco.
A questo punto al mio Amico è venuta l’idea di consegnare a Giuseppe Conte tale documento (la IIa edizione), legando, Questi, alla promessa, pubblicamente fatta, di portarlo all’attenzione del Parlamento e del Consiglio dei Ministri, nella sua nuova veste di leader di una forza di maggioranza dell’attuale Governo.
Chiunque voglia leggere la prima e la seconda edizione delle 10 Proposte per il Sud, con il puntuale rendiconto di ciò che è stato fatto, può trovarli sulla rete e sul sito istituzionale della Fondazione Grande Lucania.
E’ sempre importante sapere di cosa si parla.
Con Francesco, abbiamo, un po’ sconsolati, commentato che, la frase riportata sul retro del volumetto, l’avranno letta in pochi e nessuno l’ha commentata, preferendo parlare di altro.
Il vero problema per il mezzogiorno non è una statua, ma, ciò che è scolpito nella pietra del tempo e che dovrebbe essere un imperativo di tutti i meridionali: “Salviamo le aree interne dallo spopolamento e dall’abbandono, salviamo il patrimonio colturale identitario del mezzogiorno”.
Ovvero, meno inutili parole, che mirano a scoraggiare chi ha fatto, fa e farà, e più opere di bene, da parte di tutti noi.
Grazie Francesco.
Stefano Antonello Aumenta