dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Roma –Palazzo della Consulta, 25 settembre 2021 .Nelle prossime settimane sarà depositata la sentenza della Corte Costituzionale sull’emergenza Covid e i DPCM firmati dall’ex premier Giuseppe Conte. Il 23 settembre 2021 la Consulta ha esaminato le questioni sollevate dal Giudice di pace di Frosinone sulla legittimità costituzionale dei decreti legge n. 6 e n. 19 del 2020, entrambi convertiti in legge, riguardanti l’adozione, mediante Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), di misure urgenti di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Un cittadino aveva proposto opposizione contro la sanzione amministrativa di 400 euro inflittagli per essere uscito dall’abitazione durante il lockdown dell’aprile 2020, in violazione del divieto stabilito dal Dl e poi dal Dpcm. Secondo il Giudice di pace, i due decreti legge avrebbero delegato al Presidente del Consiglio una funzione legislativa e perciò sarebbero in contrasto con gli articoli 76, 77 e 78 della Costituzione. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Consulta fa sapere che la Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibili le censure al Dl n. 6, perché non applicabile al caso concreto. Ha poi giudicato non fondate le questioni relative al Dl n. 19, poiché al Presidente del Consiglio non è stata attribuita altro che la funzione attuativa del decreto legge, da esercitare mediante atti di natura amministrativa. Il 23 settembre 2021 la Corte Costituzionale si è pronunciata sull’eventuale illegittimità dei Dpcm anti-Covid firmati nel 2020 dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Provvedimenti di contenimento della pandemia che costrinsero gli italiani a restare a casa, a tenere chiusa la propria attività, ad osservare il coprifuoco, a non uscire dal Comune o dalla Regione. . Erano i tempi del lockdown e in molti si chiedevano se un capo di Governo, attraverso un decreto, si prendeva il potere di legislatore e la facoltà di imporre ai cittadini delle restrizioni alle loro libertà.La Corte Costituzionale ha appena risposto dicendo che non c’è stato alcun abuso di potere e nemmeno alcuna delega di funzione legislativa al presidente del Consiglio. I Dpcm non erano incostituzionali. Erano legittimi, rispettavano la costituzione e, pertanto, andavano rispettati. I Dpcm rispettavano la Costituzione perché non hanno emanato delle norme di legge,cosa che spetta al Parlamento ma hanno applicato con provvedimenti a carattere amministrativo una legge già esistente e approvata dal parlamento il decreto Cura Italia.L’articolo 16 della Costituzione prevede che ogni cittadino possa circolare liberamente sul territorio nazionale e possa entrare e uscire dal Paese quando vuole ,ma aggiunge anche che ciò può essere fatto «salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza». Limitazioni che, entro il perimetro normativo della legge, possono essere delimitate anche con provvedimenti di rango inferiore, come un decreto del presidente del Consiglio dei ministri,DPCM.La sentenza della Corte Costituzionale riguarda l’opposizione presentata da un cittadino contro la sanzione da 400 euro che gli era stata inflitta per essere uscito di casa durante il lockdown «duro» di aprile 2020, violando così il divieto di circolazione imposto dal Dpcm ,che aveva come sole eccezioni i motivi di salute, di lavoro e di urgente necessità. Il Giudice di Pace di Frosinone a cui si era rivolto il cittadino sanzionato aveva stabilito che i provvedimenti emanati dal Presidente del Consiglio avevano delegato all’ex Premier Giuseppe Conte una funzione legislativa e, pertanto, sarebbero incostituzionali. Ipotesi che ora la Corte Costituzionale ha respinto con determinazione.