da Antonio Cortese (giornalista)
Giacché si sta chiarendo, o meglio, sempre più persone sanno che l’Italia è ancora troppo riverente nei confronti delle sorelle europee, a distanza di una dozzina di anni, quando il fabbisogno energetico voleva essere risolto con centrali idroelettriche o termoelettriche proprio nel salernitano, oggi il tema è svilito sui siti di smaltimento di scorie nucleari. Non solo, ma nel paese vari comuni fanno a gara per accaparrarsi tali siti pattumiera, dalle campagne aretine a quelle pugliesi. Appelli e riconoscimenti Unesco, agricoltura sostenibile, patti territoriali, pon, por, e puc non sono in grado di difendere il territorio con maggiore biodiversità e potenziale produttivo naturale. E così al posto di importare ed esportare l’energia nucleare delle nostre unicità, violentiamo masochisticamente i nostri calpestii colmi di terra nutrita ed energizzata in milioni di anni a posta per noi, con i monnezzai e i monnezzari ”puntodue” d’oltralpe. I depositi “a matrioska” previsti dallo Cnapi, potrebbero anch’essi essere fabbricati e pensati, se è vero che l’Italia ha buone competenze nel campo, per esportare questi souvenir nei deserti dimenticati del Mali o di altre nazioni che hanno più spazio idoneo, anche per allacciare con loro più economia come fanno queste sorellastre con noi?