Rapporto preoccupante dell’Associazione Antigone sulla situazione carceraria Italiana . Il numero di persone detenute al 30 giugno 2021, si attesta a 53.637, di cui 2.228 donne (4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%), per 50.779 posti ufficialmente disponibili e un tasso di affollamento ufficiale del 105,6%. Un detenuto su quattro è tossicodipendente.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Roma ,16 agosto 2021.Antigone è l’ associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale,  nata alla fine degli anni ottanta nel solco della omonima rivista,  si interessa in particolare di raccogliere e divulgare informazioni sulla realtà carceraria, sia come lettura costante del rapporto tra norma e attuazione, sia come base informativa per la sensibilizzazione sociale al problema del carcere anche attraverso l’Osservatorio nazionale sull’esecuzione penale e le condizioni di detenzione, cura la predisposizione di proposte di legge e la definizione di eventuali linee emendative di proposte in corso di approvazione; promuove campagne di informazione e di sensibilizzazione su temi o aspetti particolari, comunque attinenti all’innalzamento del modello di civiltà giuridica del nostro Paese, anche attraverso la pubblicazione  del quadrimestrale Antigone.Nel rapporto di metà anno sulle carceri italiane, Antigone sottolinea  che “il reale tasso di affollamento nazionale è superiore a quello ufficiale in quanto a metà giugno 2021 i posti effettivamente disponibili erano 47.445 per un tasso di affollamento reale del 113,1%”.
Se ne contano 117 su 189 con un tasso di affollamento superiore al 100%, mentre 54 hanno un affollamento fra il 100% e il 120%, 52 si trovano nella fascia fra il 120% e il 150% e, infine, 11 istituti hanno un affollamento superiore al 150%. I cinque istituti  per sovraffollamento più numerosi risultano essere i penitenziari di Brescia (200%), Grosseto (180%), Brindisi (170,2%), Crotone (168,2%) e Bergamo (168%).Rispetto a un anno fa (fine giugno 2020), la popolazione detenuta è diminuita in 11 regioni (Abruzzo, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle D’Aosta), si è mantenuta pressoché stabile in 3 (Basilicata, Calabria e Friuli Venezia Giulia) e aumentata in 6 (Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Veneto).Rispetto al 31 dicembre 2020 invece, la situazione è molto diversa: sono solo 5 le regioni in cui i detenuti sono diminuiti (Basilicata, Lazio, Piemonte, Sardegna e Toscana), 8 quelle in cui è rimasta stabile (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto) e 7 quelle in cui è aumentata (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Umbria).Antigone rileva che “vi è stata una crescita di 10 punti percentuali, tra il 2005 e il 2020, negli ingressi in carcere di detenuti con problemi di tossicodipendenza”. Nel 2020 il 38,6% delle persone che sono entrate negli istituti penitenziari era tossicodipendente. Nel 2005 erano il 28,41%. Al 31 dicembre 2020 i detenuti presenti tossicodipendenti erano il 26,5%, ovvero 14.148: “molti  se si pensa quanto i detenuti tossicodipendenti siano maggiormente soggetti a contrarre malattie infettive”.Al 30 giugno 2021, invece, i detenuti per violazione del Testo Unico sulle droghe erano 19.260 (il 15,1% sul totale delle imputazioni): di questi, 658 donne e 18.602 uomini. Il 33% sul totale dei detenuti reclusi per droga è straniero, le donne sono il 3,4%, a fronte del 4,1% del totale della popolazione detenuta. Nel corso del 2020 sono stati 10.852 i detenuti in ingresso negli istituti penitenziari per questo reato, il 30,8% sul totale.Al 30 giugno 2021  la percentuale di detenuti stranieri ristretti negli istituti penitenziari in Italia era del 32,4% (17.019 persone). Una presenza in costante flessione dal 31 dicembre del 2018  quando la percentuale sfiorava i 34 punti. Antigone osserva che “si tratta anche del secondo dato più basso nell’ultimo decennio, solo successivo al 32,22% registrato al 30 giugno 2018. Una tendenza in diminuzione quella che viene fuori comparando i dati dell’ultimo decennio, che è iniziato con valori che sfioravano il 36%”.Le detenute straniere, al 30 giugno 2021, erano 2.228, rappresentando il 4,15% dei detenuti presenti e il 12,8% rispetto ai detenuti stranieri.  I detenuti stranieri in attesa di condanna definitiva ,dato aggiornato  al 30 giugno 2021, rappresentavano il 32,3% dei reclusi non italiani totali, i condannati il 67,2% e gli internati lo 0,4%.

Le nazionalità più rappresentate sono la marocchina (19,3%), la romena (11,8%), l’albanese (11,3%), la tunisina (10,2%), la nigeriana (8,3%): una ‘classifica’ che cambia se si volge lo sguardo alle sole donne straniere, dove spiccano due nazionalità, la romena (26,6%) e la nigeriana (17,5%), delle detenute di origine non italiana.  Sono 19.271 , il 36% del totale , i detenuti che devono scontare meno di 3 anni. “Se si eccettuano i condannati per reati ostativi” tali detenuti “avrebbero potenzialmente accesso alle misure alternative” , osserva Antigone, e “se solo la metà vi accedesse il problema del sovraffollamento penitenziario sarebbe risolto“.Un detenuto su 6 è  in attesa di primo giudizio, uno su 3 è in custodia cautelare:al 30 giugno scorso, il 15,5% dei detenuti era recluso in attesa di primo giudizio, il 14,5% era condannato ma non ancora definitivo e il 69,4% stava scontando invece una condanna definitiva. Gli internati rappresentavano lo 0,6% sul totale. Dei condannati non definitivi il 48,4% sono in attesa della pronuncia della sentenza d’appello, il 39,2% invece della Cassazione. Il 12,4% ricade invece nella categoria “misti”, ovvero sono detenuti i quali hanno più procedimenti aperti per i quali cioè non vi sono condanne in via definitiva. Dall’inizio del 2021 e fino al 15 luglio scorso, i suicidi in carcere sono stati 18, di cui 4 riguardanti detenuti stranieri. Il più giovane detenuto suicida aveva 24 anni e il più anziano 56. Antigone, citando dati del dossier ‘Morire di carcere’ di ‘Ristretti’, ricorda che nel 2020 i suicidi sono stati 62 e il loro numero ogni 10mila detenuti è stato il più alto degli ultimi anni, raggiungendo gli 11. Per quanto riguarda i casi di autolesionismo, per il primo trimestre del 2021 la relazione al Parlamento del Garante Nazionale ne riporta 2.461. Nel 2020 sono stati 11.315, in aumento rispetto agli anni passati. Sono 29 ,dato aggiornato al 30 giugno 2021 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivono insieme alle loro madri detenute all’interno di carceri ordinarie o di istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Di questi, 21 sono bambini di origine straniera e 8 bambini con cittadinanza italiana. il gruppo più consistente si trova nell’Icam di Lauro (12), seguito dalla sezione nido di Rebibbia Femminile (7), dalla casa di reclusione di Venezia Giudecca (4), dalla casa circondariale Femminile di San Vittore (2), dal carcere di Torino Lo Russo e Cotugno (2) e da Firenze Sollicciano (2).Negli ultimi 12 mesi , emerge dal rapporto, il numero di bambini in carcere si è mantenuto sempre intorno alle 30 presenze, “quota ben inferiore rispetto ai numeri registrati negli anni precedenti quando le presenze si attestavano nella fascia compresa tra i 50 e i 70 bambini”.Celle senza doccia o acqua calda, spazi ancora inferiori ai 3 metri quadrati: Antigone riporta nel suo rapporto di fine anno, alcune situazioni emerse nel corso delle visite effettuate in carcere o da rilevazioni telefoniche. “Nel 25% delle carceri visitate abbiamo trovato celle in cui le persone detenute non avevano a disposizione uno spazio minimo di superficie calpestabile pari a 3 metri quadri, limite fissato dalla Corte di Strasburgo sotto il quale esiste una forte presunzione della violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti”, scrive Antigone, osservando inoltre che “nel 42% degli istituti sono state trovate celle con schermature alle finestre, le quali impediscono il pieno passaggio di aria e luce naturale e durante il periodo estivo rendono particolarmente penosa la permanenza nelle stanze”.E ancora: nel 36% delle carceri monitorate, si legge nel dossier, “vi erano celle senza doccia, laddove il regolamento penitenziario entrato in vigore nel 2000 prevedeva che entro il 20 settembre 2005 tutti gli istituti installassero le docce in ogni camera di pernottamento” e “nel 31% degli istituti visitati vi erano addirittura celle prive di acqua calda. In 3 istituti, infine, sono state trovate celle con il wc a vista“. Anche per quanto riguarda le somministrazioni dei vaccini, “il numero di somministrazioni in carcere ogni 10mila detenuti ,secondo il rapporto di  Antigone, procede di pari passo con le somministrazioni nella popolazione libera. Si tratta di 12.374 somministrazioni in carcere ogni 10mila detenuti contro le 11.110 somministrazioni all’esterno ogni 10mila abitanti al 26 luglio 2021”. Antigone osserva come la scuola in presenza ha conosciuto interruzioni in quasi tutti gli istituti penitenziari (nel 94% del totale) e nel 60% delle carceri le attività in presenza sono state interrotte per almeno 3 mesi, cioè per almeno un terzo dell’anno scolastico.Sono pochi i casi in cui è stata garantita la didattica a distanza e “all’andamento irregolare della attività scolastiche ha corrisposto un alto tasso di abbandono scolastico. Nel 20% degli istituti monitorati almeno uno studente su 3 ha abbandonato la scuola. Nel 23% il tasso di abbandono scolastico è stato di una percentuale compresa tra il 10 e il 30%”. In calo rispetto al 2019 anche la formazione professionale: “i corsi professionali attivati all’interno degli istituti di pena nel secondo semestre del 2020 sono stati 117, di cui 92 portati a termine – si legge nel dossier – sebbene si registri un aumento rispetto al primo semestre del 2020, si è ancora lontani dai numeri pre-pandemia quando i corsi attivati superavano i 200 (dicembre 2019).All’apertura dei corsi di formazione erano iscritte 1.279 persone detenute mentre 1.184 risultavano ancora iscritte al loro termine. Di queste, solo 157 sono state promosse”.  Sono 67.334 le persone in esecuzione penale esterna. Fra queste, quasi 31mila svolgono una delle tre misure alternative previste dall’ordinamento penitenziario: affidamento in prova al servizio sociale (18.382), detenzione domiciliare (11.836) e semilibertà (749). Nel rapporto di Antigone si osserva che “il totale di persone in misure alternativa sia più che raddoppiato negli ultimi 10 anni: erano infatti poco più di 14mila nel 2010, quasi 29mila a fine 2020 e superata la soglia delle 30mila nel primo semestre del 2021”.

 

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