Aldo Bianchini
SALERNO – Cosa c’è, oggi, di più normale di una laurea, anche perché la maggior parte dei giovani riescono a laurearsi, ma non tutti i giovani riescono a dare quel senso giusto non ad un documento cartaceo ma ad una “espressione purissima di vita”.
La laurea in se non è un distinguo particolare in una società in cui moltissimi ormai sono laureati, può diventarlo quando il giovane che la consegue illustrando la tesi dinanzi alla commissione esaminatrice diventa l’espressione più plastica della vita e del trionfo della stessa, attraverso semplici atteggiamenti letterari che affermano l’esistenza concreta del giovane e delle sue aspirazioni per la vita che verrà dopo averla costruita su basi solidissime.
Dunque non è assolutamente vera la favola metropolitana che tutto si è fermato alle nostre antiche lauree e alla “nostra meglio gioventù”; quelle dei giovani di oggi, quando essi ci sono, vanno ancora di più al di là delle nozioni puramente scolastiche per entrare nel mondo che viviamo tutti i giorni, giorno dopo giorno.
Tommaso Cesareo è un caso da assumere a simbolo del mio modesto discorso; Tommaso ha conquistato un bel 110 e lode, il plauso della commissione e la pubblicazione della tesi; si è laureato a Fisciano in giurisprudenza il 23enne Tommaso, nipote e figlioccio dell’avv. Giovanni Falci, a cui ha voluto indirizzare la seguente dedica in accompagnamento alla tesi.:
“Mio zio Giovanni consigliere negli studi universitari ma ancor prima Maestro di vita, mi ha sempre detto di studiare il diritto con curiosità, disinteresse, passione ed umiltà; che solo un uomo colto può dirsi un vero giurista; che i valori vengono prima degli istituti giuridici; che il diritto, per quanta teoria porti dietro con se’, è prima di tutto vita quotidiana: significa capire le persone e andare incontro alle loro esigenze. Lo voglio, perciò, ringraziare per tutte le dritte che mi ha dato, per avermi fatto amare William Shakespeare e Albert Camus; per l’impronta conoscitiva a quel complesso mondo che è la legge. Mondo prima mi pareva grigio e tetro, ma che grazie a lui ho imparato a guardare con occhiali diversi, apprezzandone le bellezze che ahimè non si scoprono sui libri”.
Una tesi di laurea in diritto amministrativo “Il sindacato del giudice penale sull’attività amministrativa. La disapplicazione tra esigenze garantiste ed orizzonti costituzionali: i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri al vaglio giurisdizionale di legittimità” che ha visto come relatore il Ch.mo Prof. Sergio Perongini; una tesi senza dubbio fuori del comune e di grande qualità tecnico-scientifica perché si affaccia su un mondo, quello dei cosiddetti DPCM di recente memoria a causa del Covid-19, che fino agli inizi del 2020 era praticamente sconosciuto ai più e che come strumento del potere esecutivo è stato diffusamente utilizzato dall’ex premier prof. avv. Giuseppe Conte.
All’inizio ho scritto che ci sono giovani e giovani; ebbene Tommaso appartiene a quella categoria di giovani che fin da subito non solo si impegnano nel sociale ma danno ai loro studi quella giusta dimensione professionale per potersi affermare nella vita quotidiana ma anche, se non soprattutto, in quella della cultura che traccia le linee profonde di una umanità che deve sempre essere accompagnata alla professionalità.
In questo Tommaso Cesaro si è distinto in modo particolare nell’apporre quel tassello necessario a completare il puzzle di una vita giovane lanciata verso un futuro di primo attore in una società assetata di convinta preparazione; il tassello è stata la dedica, in fondo alla tesi, alla mamma sig.ra Antonella Bonifacio: “E’ difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglia. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore” (Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre, in Poesia in forma di rosa).