Aldo Bianchini
SALERNO – Quando sento parlare in politichese mascherato del rilancio dell’aeroporto “Salerno – Costa d’Amalfi” mi vengono i brividi, anche con una certa rabbia, lo dico con estrema sincerità; perché mi metto nei panni di un qualsiasi cittadino del territorio di Salerno e Provincia che da decenni si sente, in assoluto, preso in giro dagli annunci istituzionali che parlano dell’imminente rilancio e del prolungamento della pista di questo benedetto aeroporto che da oltre cinquant’anni è fermo al palo e che per una ragione o per l’altra (il vento, le montagne vicine, la pista corta, gli espropri difficili, l’ostilità di Capodichino e di Grazzanise, la cattiva volontà politica generale, ecc.) non riesce proprio a decollare e quando ha messo in volo piccoli aerei è stato subito stoppato dalla carenza di viaggiatori e dal pericolo immanente. Insomma un aeroporto che andava bene alla sua destinazione iniziale, cioè quella militare, e che non va bene per quella turistico-commerciale che gli deve essere data.
Nel merito di queste carenze o esigenze di natura tecnica mi interesserebbe conoscere il parere di un nostro assiduo lettore, l’ammiraglio ing. Gaetano Perillo, che in passato è intervenuto più volte nel merito della scabrosa vicenda. Interessante conoscere la sua opinione su questa “misteriosa pista” che non viene mai, di fatto, prolungata come occorrerebbe; eppure come ogni volta, anche stavolta si dice che da luglio inizieranno i lavori di prolungamento. Per luglio mancano un paio di settimane; vedremo.
Ho perso il conto di tutte le volte, di quante volte, gli annunci sono stati propinati alla gente pur di consolidare e/o allargare la mappa delle varie articolazioni istituzionali che reggono la gestione del fantomatico aeroporto: presidenze, consigli di amministrazione, comitati di gestione, cooperative di lavoro, ecc.; una vera e propria industria di postifici a pagamento sostanzioso per personaggi se non già trombati dalla politica, almeno in caduta libera o appena sconfitti nelle dissennate consultazioni elettorali che in questo Paese non mancano mai.
Insomma un vero e proprio paracadute per chi rimane fuori dai gangli politici del potere, così è stato utilizzato da sempre il fantomatico aeroporto di Pontecagnano.
Adesso arriva la notizia dei soldi, quasi a valanga; soldi che sarebbero stati finalmente resi disponibili con i fondi stanziati addirittura nel 2014 su decreto dell’allora presidente del Consiglio dei Ministri sen. Matteo Renzi; soldi che, ovviamente, non si sa bene come e quando arriveranno nella realtà di un Paese che promette e non distribuisce mai, se non in casi davvero eccezionali. Eccezionalità che sicuramente l’aeroporto di casa nostra non ha. E gli anni passano.
Senza riflettere sul fatto che il mitico Roberto Barbieri (a.d. di Gesac) è stato spedito a Napoli innanzitutto per “consolidare Capodichino” e poi, probabilmente a tempo perso, avviare lo sviluppo dell’aeroporto di Salerno. Voi, amici lettori, ci credete ? io no.
Non invento niente, ricordo soltanto quello che ha dichiarato a Il Mattino lo stesso Barbieri: “Una crescita in funzione al sostegno e allo sviluppo economico della Campania e di Napoli, di cui l’aeroporto è un pezzo fondamentale”; e Salerno ?”.
E’ vero che allo scalo salernitano sarebbero interessate compagnie low cost come Ryanair, Easyjet, Volote e Wizzair; ma il problema non è il dichiarato interesse ma è il “concreto interesse” che potrà venire soltanto dopo che lo scalo sarà stato compiutamente ultimato; e ci vorranno ancora diversi anni, ammesso che si faccia.
Purtroppo qui nessuno, neppure la grande stampa, va al sodo; preferisce crogiolarsi all’ombra di sigle esterofile e di promesse sempre soltanto annunciate per riempire pagine e pagine di giornali, rotocalchi televisivi e telegiornali.
Anche in questa occasione, è giusto rimarcarlo, l’unico ad avere le idee chiare ed a stare con i piedi per terra è l’on. Piero De Luca (deputato PD e vice capo gruppo alla Camera) che, pur lanciandosi sulla notizia da lui stesso confezionata, ha messo coscienziosamente le mani avanti: “Una notizia importantissima, di cui sono particolarmente soddisfatto, in quanto ho seguito direttamente l’iter della proposta normativa, confrontandomi anche con la Vice Ministra Castelli. È un risultato decisivo per il futuro dello scalo salernitano, perché permette di non perdere i fondi stanziati per l’allungamento della pista e consente di continuare i lavori di completamento di questa infrastruttura essenziale per lo sviluppo del nostro territorio”.
Dr. Bianchini
Come già fatto per altre vicende cittadine, spesso oggetto di diatribe e controversie protratte all’infinito (Delocalizzazione del porto commerciale, Viadotto Gatto, Via Benedetto Croce, Crescent, Fusandola, Nave Concord, Acquedotto medievale, vari angoli ed edifici degradati della città, ecc.), io vedo che il groviglio in cui esse sono attanagliate diventa sempre più ingarbugliato, anziché avviarsi a soluzione. Idem per l’aeroporto di Salerno Costa d’Amalfi.
Pur essendomi allontanato da Salerno in giovane età per dedicarmi ad una attività che mi ha fatto conoscere tante realtà in giro per il mondo, non ho mai allentato i legami con la mia città natale.
Da qualche anno mi ritrovo nella condizione si seguire ancor più da vicino quel che avviene, per quanto fatti e misfatti cittadini. Intervengo allora per esprimere il mio libero pensiero e per apportare un contributo dettato dalle mie esperienze e conoscenze personali, anche a volte assumendo posizioni non collimanti con quelle espresse da altri commentatori o interlocutori.
La vicenda dell’aeroporto è un altro esempio che ricade in questa casistica.
Nacque in effetti per impieghi prettamente militari ed ebbe un ruolo notevole in occasione dello sbarco anglo-americano il 9 settembre del ’43 sul litorale di Paestum.
Ricordo per inciso anche un altro episodio raccontatomi da un amico di Accademia, pilotati Marina. Incaricato di trasferire un elicottero dalla base di Catania a Luni (SP), sorvolando Salerno decise di atterrare per assicurarsi una maggiore riserva di carburante. Grande fu la sua sorpresa nel ricevere un netto rifiuto per motivi burocratici dai colleghi di altra forza armata che gestivano i servizi a terra. Suo malgrado, ripartì e con una accorta condotta di guida arrivò indenne a Capodichino, non senza qualche apprensione.
Chiuse queste parentesi, sono del parere che l’attivazione sia pure tardiva dello scalo aereo di Pontecagnano sarebbe da perseguire ad onta dei pareri contrari che pure hanno ragione di esistere.
La configurazione attuale con una pista di dimensioni limitate non ha consentito finora di consolidare un accettabile traffico di aeromobili, tranne che in rari periodi contrassegnati però più dalla frequentazione di aerei privati o charter che da sistematici servizi di linea.
Si sono spesso levate critiche anche ai management che si sono susseguiti nella gestione della struttura. Non si può escludere che ciò non corrisponda a verità. Sono tuttavia propenso a credere che fattori determinanti per queste défaillance vadano ricercate in carenze tecniche oltre che in tante azioni di contrasto, manifestatesi per una serie di ragioni, ogni volta che andavano concretizzandosi le ipotesi per il potenziamento dell’aeroporto.
L ‘allungamento della pista ne rappresenta il punto cruciale.
Non farlo significherebbe lasciare il tutto come in un limbo, con una pista “tocca e non tocca” sempre in attesa di sporadici aerei di piccola taglia.
C’è però chi, al di là dei palesi insuccessi, sostiene tuttora che quelle dimensioni sono sufficienti ad assicurare un accettabile e redditizio funzionamento dello scalo. Vengono citati alcuni esempi di similari aeroporti esteri, ma per quanto ho potuto constatare la comparazione non regge in quanto situazioni ambientali, caratteristiche meteorologiche locali, collocazioni sui territori, bacini di utenza e altro ancora variano da caso a caso e ogni sovrapposizione dà risultati diversi e non giustifica immediate trasposizioni.
C’è ancora una serie di altre considerazioni espresse per opporsi al prolungamento in parola. Non sono prive di una loro validità, ma, se manifestate in forma esasperata, impediscono un sano e costruttivo contraddittorio.
L’esproprio di svariati ettari di terreno non poteva non essere messo in conto. Non è una novità, né sarebbe una vicenda non risolvibile, come avvenuto e avviene in migliaia di casi quando occorre realizzare un’opera pubblica che va ad incidere su proprietà private.
Ancora più delicata è la questione dell’inquinamento in aria, di quello acustico, della ricaduta di inquinanti su una larga estensione dei territori circostanti, tutti inconvenienti che sarebbero provocati durante le fasi di decollo e atterraggio degli aerei di grossa taglia, ammessi a volare su una pista allungata.
In effetti, esistono importanti e documentati studi in materia che illustrano i danni provocati a persone e cose dalle alterazioni indotte sugli habitat naturali da impianti industriali, aeroporti, e altri insediamenti produttivi.
Esistono tuttavia tanti aeroporti di dimensioni medie ma importanti per volumi di traffico, funzionanti e ubicati a ridosso di centri urbani. Cito in Italia Ciampino, Linate, Cagliari, Genova, Olbia, lo stesso Capodichino.
All’estero un solo esempio, a Rio de Janeiro. Me ne ha parlato un amico ex-pilota che ha soggiornato per qualche anno in Brasile per motivi di lavoro. Ebbene, oltre all’aeroporto internazionale esiste il Santos Dumont, situato nel cuore di Rio (lo si può raggiungere addirittura a piedi dal centro!!). E’ dedicato quasi esclusivamente a voli interni, ed è molto frequentato date le distanze fra nord e sud del paese e fa circa 10 milioni di passeggeri ogni anno.
Certo le precauzioni e le predisposizioni contro ogni tipo di effetto nocivo non devono mai essere poche.
Ma, come gli effetti da inquinamento ambientale paventati per l’area di Pontecagnano/Bellizzi indurrebbero a soprassedere su qualsiasi intervento di potenziamento dello scalo, così analoghe considerazioni a salvaguardia della salute delle persone dovrebbero portare alla chiusura degli aeroporti “cittadini” prima menzionati e chissà quanti altri ancora.
La cosa invero è inconcepibile e non va inteso come una giustificazione a qualcosa di malfatto.
Invece credo che finalmente in una vasta area del Sud (Campania meridionale, Basilicata e parte della Calabria), tuttora poco brillante per quanto attiene infrastrutture atte a facilitare gli spostamenti di uomini e merci, sia augurabile che finalmente si affermi uno scalo aereo, moderno ed efficiente, tale da diventare un volano complementare per un vero decollo dell’economia locale e interregionale.
Va infine tenuto presente che in un futuro non lontano anche l’aeroporto di Salerno Costa d’Amalfi non sarà escluso dai benefici che l’industria aeronautica consentirà di ottenere, mediante il perfezionamento tecnologico dei suoi prodotti: le sagome e configurazioni delle fusoliere ottimizzate, i prodotti della combustione a bassissimo grado di inquinamento, i motori silenziosi al massimo grado e ad elevato rendimento.
Anche le ricerche dell’alta tecnologia sono una scienza che può tenere il passo con la scienza medica dedita allo studio degli inquinanti e dei loro effetti sulla salute.