da Dr. Alberto Di Muria
Padula- Oltre mezzo milione di persone in Italia è affetto da epilessia e assume farmaci per ottenere o mantenere il controllo delle crisi. Un numero ancora superiore di persone assume gli stessi farmaci per altre indicazioni.
Poiché i farmaci antiepilettici hanno un basso indice terapeutico e possono indurre effetti avversi a carico di ogni organo e apparato, l’ampio uso ha significative implicazioni di sicurezza.
Complessivamente, il 10-30% delle persone con epilessia sospende per intolleranza il farmaco inizialmente prescritto. Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente l’importanza di riconoscere le manifestazioni di tossicità, i fattori di rischio e le misure più efficaci di prevenzione.
Dal momento che i farmaci antiepilettici agiscono modulando l’attività dei neuroni cerebrali, non sorprende che la maggior parte dei loro effetti avversi sia a carico del sistema nervoso centrale. I più frequentemente osservati sono: sedazione, astenia, senso di vertigine, disturbi della coordinazione, tremore, deficit cognitivi, alterazioni dell’umore, alterazioni del comportamento e disturbi sessuali. Questi effetti sono spesso dose dipendenti, tendono a comparire presto, sono talvolta riducibili al minimo attraverso un graduale adeguamento posologico e talvolta regrediscono spontaneamente. La loro frequenza varia in relazione al tipo di farmaco e alla dose, alle caratteristiche del paziente e alla eventuale presenza di medicamenti utilizzati in associazione.
Ma gli effetti avversi di questi farmaci colpiscono anche altri organi. Gli antiepilettici, con particolare riferimento a lamotrigina, carbamazepina, oxcarbazepina, fenitoina, barbiturici e felbamato, sono tra i medicamenti più frequentemente associati a reazioni cutanee, che possono variare da semplici esantemi morbilliformi a reazioni potenzialmente fatali quali la sindrome di Stevens-Johnson, l’epidermolisi tossica e la DRESS (drug rash with eosinophilia and systemic symptoms). In genere; queste reazioni compaiono entro pochi giorni e regrediscono con la sospensione del trattamento. La loro comparsa, soprattutto nel caso della lamotrigina, può essere minimizzata iniziando la terapia con basse dosi da incrementarsi con gradualità.
Ancora, alcuni effetti avversi della terapia antiepilettica possono insorgere in modo insidioso e manifestarsi solo dopo mesi o anni di terapia. Esempi sono l’irsutismo e l’iperplasia gengivale da fenitoina, la sindrome spalla-mano da barbiturici, l’aumento ponderale indotto da valproato, gabapentin, pregabalin, perampanel e vigabatrin, il calo ponderale indotto da topiramato, zonisamide e felbamato, e le alterazioni metaboliche in pazienti trattati cronicamente con carbamazepina, fenitoina e barbiturici.