Aldo Bianchini
SALERNO – Le vicende del rio Fusandola, come quelle del Crescent o di Piazza della Libertà, non finiranno mai perché in questo benedetto Paese sono due le cose che non funzionano: le lungaggini nelle procedure connesse alla ripetitività nelle azioni della magistratura (che quando non vuole … non fa !!) e la possibilità che un caso non finisca mai perché è stato dato a chiunque (innanzitutto alle Associazioni, più spiccatamente a quelle ambientaliste) il diritto di ricorrere sempre e comunque, anche quando già si sono pronunciati non uno ma cento magistrati sulla stessa vicenda.
Insomma la parola “fine” nel nostro Paese è praticamente sconosciuta, non finisce mai niente, figurarsi per le vicende che sfociano in casi giudiziari o amministrativi: tra Procure della Repubblica, Tribunale della libertà, Consiglio di Stato, Tribunale Amministrativo Regionale, Corte di Appello, Suprema Corte di Cassazione, ecc., accade di tutto e di più.
Ci sono associazioni che pur di fare politica non fanno passare una giornata senza aver fatto un esposto su qualunque cosa: dalla strada bagnata e scivolosa, al semaforo che non funziona, per non parlare dell’inquinamento ambientale che per più di qualcuno è divenuto lo sport più facile da praticare.
Tanto non costa nulla, le associazioni non devono neppure affrancare i loro esposti con una marca bollata; e che volete di più se mentre si pronuncia la Procura, il Riesame, il Consiglio di Stato, il TAR, la Corte di Appello e la Cassazione, già sono in essere altre decine di esposti, sempre per lo stesso motivo e per la stessa causa.
Per carità nessuna censura contro il diritto di pretestare il proprio pensiero anche attraverso gli esposti, ma c’è un limite di moderazione che dovrebbe sempre essere rispettato.
E veniamo al caso in oggetto: “Deviazione del torrente Fusandola: le associazioni Italia Nostra (sezione di Salerno) e Comitato no Crescent passano al contrattacco, invitando e diffidando le autorità di rispettiva competenza ad ordinare ed eseguire il ripristino dello stato dei luoghi, dando esecuzione alla sentenza del gip dello scorso 15 aprile, per evitare il pericolo di esondazione nel centro storico di Salerno. Per le due associazioni, rappresentate rispettivamente dai presidenti Raffaella Di Leo e Pierluigi Morena, le autorità di competenza dovranno adottare tutti i provvedimenti cautelari ed inibitori in riferimento al rischio concreto di esondazione del torrente Fusandola che si trova in una zona urbanizzata del centro storico cittadino”.
Tutto questo mentre è ancora in pieno svolgimento il processo generale ed è stata emessa una sentenza di condanna per il processo generato da uno scorporo per la posizione dell’ing. Troisi; la vicenda è tutta in divenire.
Nelle more qualche settimana fa il Comune di Salerno ha presentato pubblicamente uno studio commissionato al CUGRI dell’Unisa che, in pratica, ha escluso qualsiasi pericolo di esondazione o di altro danno ambientale del Fusandola per i prossimi 200 anni.
E’ vero che siamo di fronte ad uno studio di parte, cioè commissionato dal Comune; ma la notizia si integra e si completa con una grossa novità: da qualche mese la procura della Repubblica di Salerno avrebbe sottoscritto una convenzione con il CUGRI per le prossime perizie in qualità di vero e proprio CTU.
Se vera, la notizia dovrebbe gettare nello sconforto tutte le associazioni (anche quelle prima citate) che vedranno le loro azioni fortemente penalizzate nel risultato dal fatto che il controllato è anche il controllore.
Bisogna, quindi, farsene una ragione: per la deviazione del Fusandola non è stato commesso alcun reato di natura penale, si è trattato soltanto di una scelta politica che ha avallato una decisione tecnico-operativa; almeno così recitano il Comune, il Cugri, la Procura, il Tribunale e la giustizia. Punto.
La ossessiva ripetitività che contraddistingue i ricorsi avanzati e le azioni giudiziarie intentate contro la deviazione del rio Fusandola mi indurrebbe a non cadere nel medesimo atteggiamento, mettendomi a ripetere quanto già espresso in passato.
Anche se “repetita iuvant” potrebbe sembrare volere fare sfoggio di un sapere che altri non hanno.
Tuttavia, al di là dei contenuti puramente tecnici che contraddistinguono la vicenda, si resta colpiti da condiderazioni e commenti riportati in proposito su alcuni organi di stampa. Nel riportare pareri e osservazioni di lettori, rispettando ovviamente la più ampia libertà di espressione, essi danno spesso voce a pretesti o proteste che non hanno nulla a che vedere con il tema.
Altre volte chi vuole di più mantenersi attinente alla sostanza del problema, dà vita ad ipotesi fantasiose tipo quella che la nuova configurazione del rio starebbe già provocando la corrosione dei ferri inseriti nelle fondamenta del Crescent, anzi starebbe già per giungere alla conclusione, con l’imminente collasso dell’edificio (giusta punizione per chi a suo tempo lo volle fortissimamente!!). Oppure é convinto che si scongiuri il pericolo di esondazione eliminando la deviazione e ripristinando la precedente geometria del percorso, dimenticando che la vera disastrosa esondazione del Fusandola avvenne invece proprio in tale assetto ma per altre concause.
Forse sarebbe il caso di dedicare forze ed energie ad altre tematiche più impellenti, senza lasciarsi guidare da motivazioni di fuorvianti.