Dr. Claudio Pisapia
(Segretario Generale Federcomtur)
La premessa è doverosa: noi approviamo e condividiamo innanzitutto l’esistenza di un piano e ne apprezziamo lo sforzo da parte dell’assessorato nel aver considerato tutte quelle che sono le proposte emerse nei Tavoli di Ascolto.
L’importanza del piano stesso relativamente alla nuova impostazione che, per la prima volta, va ad equiparare il turismo come attività primaria, considerandolo “industria”, e non relegandolo al ruolo di comprimario del contesto di riferimento.
Il salto di qualità,la svolta, sta nel fatto che il turismo in Campania non viene decontestualizzato con il suo Pil, che va ben oltre i parametri nazionali, e la sua importanza strategica, ma viene finalmente contaminato da quelli che sono i settori che noi riteniamo fondamentali per lo sviluppo integrato della nostra economia regionale.
Cultura, enogastronomia, agricoltura, trasporti, intermodalità, andranno a rappresentare nel prossimo triennio, i settori in cui intervenire per determinare lo sviluppo turistico della regione Campania.
La strutturazione e la modalità di intervento proposta nel piano, oltre ad essere condivisile, perché suffragata da numeri e finanziamenti in arrivo con il PNRR, ci dà l’auspicio che questa volta non resti soltanto una notizia, ma sia la concreta applicazione di quella che voglia essere la lungimirante strategia del nostro territorio.
Altra fondamentale intuizione che si coglie nel piano strategico, è quella che si integra la Regione Campania sia con il contesto nazionale che con quello internazionale e con i vari aggiustamenti del
caso, che sono rappresentati dall’arrivo dei turisti stranieri che potrebbero “aggredire” massicciamente la Campania nel prossimo triennio: si pensa sempre più ad una internazionalizzazione dell’offerta del turismo made in Campania.
La nostra Terra, ha il maggior numero di siti UNESCO in Italia, per numero e per estensione e se pensiamo a Napoli, Baia di Napoli, reggia di Caserta, Pompei, la Costa d’Amalfi , il Parco del Cilento e i siti del Beneventano, ci rendiamo conto che sarebbe ora di istituzionalizzare un vero e proprio “mercato UNESCO”.
Il forte impatto che ha l’implementazione del piano relativamente al turismo culturale, ci lascia ben sperare; la nostra proposta/auspicio, è quella che la regione Campania possa diventare capofila in Italia per lo sfruttamento del brand UNESCO e promuovere un modo nuovo di fare turismo rispetto alla riqualificazione delle destinazioni, in modo da renderle fruibili ai visitatori culturali creando pacchetti che vadano a coinvolgere anche il contesto del turismo extralberghiero.
Questo perché, non si può considerare il turismo culturale slegato da quella che è la riqualificazione e rimodulazione del turismo extralberghiero in Italia, per le caratteristiche logistiche dei siti culturali; per essere molto chiari, alcuni posti quali in costa d’Amalfi, parco del Cilento, possono essere meglio serviti da un turismo extralberghiero che dal villaggio turistico in senso stretto.
Sarebbe opportuno, e ci sono i presupposti, affinché si possa chiarire meglio, qual è la struttura organizzativa, la governance, e il ruolo di chi controlla step by step lo stato d’avanzamento del piano;
come saranno allocate fisicamente e materialmente le risorse, per iniziative, eventi e comparti e come si ovvierà alla deficienza di infrastrutture, che è fondamentale per la ripresa del nostro territorio.
Il rapporto tra il necessario potenziamento dei collegamenti marittimi e le aree interne alle quali viene data una fondamentale importanza senza chiarire, però come valorizzare le stesse considerando le note difficoltà logistiche; inoltre, concludendo, bisognerebbe andare a determinare il vero ruolo dei distretti turistici, che non hanno svolto nel tempo l’attività per la quale erano stati istituiti: non sarebbe meglio ritornare al vecchio concetto dei sistemi turistici locali?
La Campania è cresciuta nel 2018/2019 come prima destinazione per flussi interni ed è stata anche la meta preferita dai turisti inglesi e americani, nonostante la mancanza di piani strategici e della visione programmatica che è presente nell’attuale piano, dove si evidenzia come poter ritornare ai numeri pre 2019.
Un’impostazione del genere non vuol essere discriminatoria verso il turismo balneare e da diporto, ma anzi proprio parlando e tenendo presente le considerazioni insite nel piano, sarà proprio questa la scommessa, cioè l’interconnessione e la contaminazione di un territorio che avendo la fortuna di avere mare, montagna, siti Unesco, borghi e attività interne legate anche ad eventi
enogastronomici e culturali di grosso rilievo, può e deve rappresentare il momento più importante per poter finalmente arrivare alla tanto “strombazzata” destagionalizzazione.
E’ chiaro che il potente investimento relativo alle aree interne, ai borghi e alle destinazioni diverse dal turismo balneare e da diporto in senso stretto, non può non passare per un’attività di promozione delle destinazioni, legata ai percorsi del turismo alternativo, bed&brekfast, affittacamere, country house, case vacanze, accoglienza religiosa ecc ecc. quello che noi, nella nostra proposta nazionale, di riforma del turismo extralberghiero, chiamiamo in modo provocatorio “l’altro turismo”.
Il nostro pensiero, va corroborato dal fatto che le prossime stagioni turistiche siano comunque fruibili in condizioni di anti abusivismo, relativamente all’extralberghiero e in sicurezza per tutto il comparto turistico, rispettando i protocolli anti-covid, dal Decreto Rilancio al Protocollo approvato in Conferenza Stato/ Regione del 28 aprile 2021 e con la richiesta da parte della regione di attivazione di Tavoli di controllo e ordine pubblico per rendere più facile la vita del turista e dell’imprenditore.
Salerno, 14/05/2021