Aldo Bianchini
LAGONEGRO – Ci sono voluti circa dieci anni di tribolazioni giudiziarie ma, alla fine, il noto tecnico comunale geom. Angelo D’Aniello (responsabile dell’Ufficio Suap) è stato assolto dalle gravi imputazioni di abuso d’ufficio e falso ideologico contestategli dalla procura della Repubblica di Lagonegro per una vicenda inquietante, quanto incredibile ed al tempo stesso, e per certi versi, misteriosa ed infamante; tanto da non far credere ad una assoluzione con formula piena per l’integerrimo tecnico comunale che aveva avviato e non completato una intelligente e legale azione di risanamento urbanistico nella zona del “bivio di Padula”.
E tanto più difficile è stata la difesa impostata coraggiosamente dall’avv. Rocco Pinto coadiuvato dal suo indomabile ottuagenario papà Michele Pinto (a lungo Senatore della Repubblica, ministro e segretario generale del Senato) che a buon diritto può essere annoverato tra i grandi avvocati penalisti del nostro tempo nel nostro territorio; l’avv. Rocco Pinto con pazienza certosina (non per niente il suo assistito è di Padula) è riuscito a conquistare la vittoria processuale inanellando a ripetizione piccoli e consequenziali successi per tirare fuori dalle secche di un processo infinito il suo assistito che partiva con l’handicap di accuse che ad una prima lettura apparivano devastanti ed insormontabili; quale l’accusa di aver percepito illegittimamente “la somma di 20-30mila euro per fare dei regali ai predetti funzionari e per accelerare i tempi di definizione della pratica stessa, così compiendo atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre … a dargli indebitamente, per se e per terzi, somme di denaro …”.
Proprio sulla falsità di questa infamante accusa l’avv. Rocco Pinto ha costruito, con metodologica strategia difensiva, un punto di forza ed ha spianato la via verso l’assoluzione che è arrivata come lui ha sempre sostenuto nei lunghi colloqui con il suo assistito per indurlo a non mollare ed a lottare contro tutto e tutti.
Quella che ha coinvolto il D’Aniello è una storia lunga, complicata e complessa; probabilmente sparata a zero dalla Procura della Repubblica sulla base di alcuni esposti anonimi contraddittori e depistanti.
Su questo vicenda ho scritto molto in passato; e tempo fa mi permisi di lanciare anche il primo avvertimento al rispetto dello “stato di diritto” del principale imputato per una vicenda che rischiava di spaccare la comunità di Padula in più parti; oggi, grazie alla difesa di Rocco Pinto, apprendiamo che tutte quelle accuse erano infondate se non addirittura false e farneticanti.
“La vicenda -ricorda Pinto- trae origine da plurimi esposti presentati alla Procura della Repubblica da un’impresa locale che aveva denunciato presunte violazioni di leggi, attribuite al predetto funzionario negli anni 2009-2012, finalizzate ad uno strumentale rigetto della richiesta avanzata dalla stessa impresa al Comune di Padula, volta ad ottenere un ampliamento dei propri locali commerciali. La sentenza, emessa nel tardo pomeriggio del 22 aprile 2021 e adottata dopo lunga e approfondita istruttoria, ha dichiarato la legittimità della condotta del Geom. D’Aniello, assistito dagli avvocati Michele Pinto e Rocco Pinto. La pienezza della formula assolutoria ripaga il Geom. D’Aniello dell’angoscia e della pesante amarezza provate in questi anni per le ingiuste accuse formulategli. Il Tribunale ha riconosciuto la correttezza dell’operato del nostro assistito, il quale ha agito nel pieno rispetto della legge, senza commettere alcun reato”.
Dopo l’assoluzione è anche giusto e doveroso rifare, in una prossima puntata, tutta la storia che in molti hanno già dimenticato, ma che ha devastato la vita di un innocente, forse per sempre.