Aldo Bianchini
SALERNO – L’ottima giornalista de “Il Mattino”, Margherita Siani, in un suo articolo nell’edizione del 1° aprile 2021, dal titolo “Buccino, è guerra di nervi tra Comune e Fonderie Pisano, ha rappresentato come meglio non si poteva la situazione di stallo che sta portando davvero ad una guerra di nervi tra l’Ente pubblico (il Comune di Buccino) che dovrebbe accogliere il nuovo e moderno stabilimento industriale e la stessa società proprietaria delle notissime Fonderie Pisano con sede da oltre settant’anni nella zona della loc. Fratte di Salerno.
La prima osservazione che mi viene da fare su questa vicenda (per la quale ho scritto tantissimo) è che le cosiddette “guerre dei nervi” non portano mai bene soprattutto per chi fa ragionamenti antistorici trincerandosi dietro un ambientalismo di maniera non sapendo neppure lontanamente dove il vero ambientalismo sta di casa.
Il sindaco e la comunità di Buccino devono farsene una ragione; diverso tempo fa ho scritto che continuare con questo atteggiamento ostruttivo si evidenziano due possibili interpretazioni: a) che non hanno capito che in sede politica centrale la scelta è già stata operata in favore della delocalizzazione delle fonderie in agro di Buccino; b) che fanno solo finta di non aver capito per dare alla scelta centrale una certa forma di pragmatismo politico irreversibile da far passare attraverso una sceneggiata di manifestazioni e contrapposizioni in grado di placare l’ira della popolazione e di bloccare le iniziative che mano a mano le tante associazioni in campo porteranno avanti.
Io personalmente prediligo questa seconda ipotesi in quanto più rispecchiante le solite manfrine politichesi andate in scena negli ultimi decenni sui grandi problemi ambientali di questo Paese; diversamente non si spiegherebbe se non ammettendo che il sindaco di Buccino (sicuramente filo deluchiano) si sia improvvisamente dimenticato non solo della sua appartenenza ad uno schema di potere politico ma anche che nel sottosuolo della zona industriale buccinese sono stati probabilmente seppelliti rifiuti tossici altamente inquinanti (veda denuncia pubblica di Gregorio Fiscina) da parte di almeno uno degli insediamenti produttivi operanti in zona.
Oltretutto va considerata la circostanza, non trascurabile, che il nuovo stabilimento delle fonderie andrebbe a ridare vita ad una zona quasi morta assicurando anche occupazione locale; parliamo ovviamente di uno stabilimento industriale che verrebbe realizzato sulla scorta di tutte le tecnologie moderne e sicure per la salute dei dipendenti e delle popolazioni locali, oltre a garantire la perfetta simbiosi ambientale con un luogo che altri hanno già inquinato.
La mia ipotesi (la “B”) in merito alla probabile sceneggiata messa in atto è stata avvalorata, in queste ultime ore, da una presa di posizione della Comunità Montana del Vallo di Diano che in sede di conferenza delle aree interne ha creduto opportuno precisare che “In rappresentanza di un territorio che ha ripetutamente respinto le avances dell’industria pesante e petrolifera in passato, Spano, su indicazione del Presidente Francesco Cavallone, ha ribadito la contrarietà del Vallo di Diano all’industria pesante. “Sono state già fatte delibere in merito e l’argomento è stato trattato anche in Conferenza dei Sindaci. Il messaggio è opposizione all’insediamento e di solidarietà nei confronti della comunità di Buccino”. Gaetano Spano è uno dei due assessori della predetta Comunità Montana che in maniera sostanziale non dovrebbe entrarci nulla con la zona buccinese anche perché, sempre in sede di conferenza aree interne tenutasi in Consiglio Regionale, la Comunità Montana Sele/Tanagro competente per territorio almeno per il momento non appare essersi schierata.
Il sindaco di Buccino e il presidente della Comunità Montana Vallo di Diano sono i nuovi paladini dell’ambiente ?
Non credo proprio, ma potrei anche essere smentito; la storia recente suggerisce che entrambi potrebbero far parte dello stesso disegno diffusamente descritto in questo articolo.
Per chiudere, questa inutile guerra dei nervi potrebbe soltanto danneggiare l’occupazione con almeno duecento famiglie sul lastrico.