MEMOLI: non taccio

 
Salvatore Memoli
(avvocato)

SALERNO – Non taccio. Nonostante i prudenti consigli di chi vuole che taccia, per convenienza, per tornaconto, usando parole che vorrebbero essere convincenti “non si sa mai…“, ” hai visto ci ripensa…!” Per cose del genere, io non taccio. Certo non dico cose non vere, non mi invento il falso. Non mi sento attaccato da vittimismo trionfante. A me non è stata mai diagnosticata la falsità , la disonestà , oppure un narcisismo da protagonismo. Ho avuto dalla vita più di quello che potevo desiderare, nel bene e nel male. In politica ho raccolto consensi inimmaginabili. La prima volta che mi candidai avevo molto meno di 30 anni, ebbi dai salernitani più di 2700 voti di preferenza in una lista della DC dove c’era il parterre del partito e della città, professionisti affermati, personalità  forti e riconosciute dagli elettori, alcuni di loro erano stati Sindaci di Salerno, Borrelli, Provenza, Salzano. La seconda volta gli elettori mi assegnarono oltre 4000 voti classificandomi subito dopo Paolo Del Mese che era un potente parlamentare con incarichi importanti. A me non ha regalato mai niente nessuno. Prima di ritornare a Salerno da Padula dove vivevo con la famiglia ho imparato a meritare le cose. Arrivai alla politica perche fortemente sollecitato dal mio mondo cattolico, dove la sfida era metterci la faccia, non lamentarsi. Ero cresciuto alla scuola di Paolo VI, imparando  a costruire, ogni giorno, la civiltà  dell’amore. Non mi sono mai preoccupato di costruire la mia carriera, come ho visto fare, come hanno fatto in tanti portando borse e diventando compatibili con una logica spietata di sorpasso, a qualsiasi costo. Non ho mai pensato a me bensì agli altri che erano il fine della mia “missione” politica. Per questo non avevo interesse ad essere compiacente ma intelligente! Ovviamente intelligente scomodo, inaffidabile, da controllare e da emarginare. Me ne sono fatto una ragione. Avevo anche dubitato dei miei ambienti democristiani. Faccio un salto di giudizio su quello che ho vissuto a cavallo della giunta Giordano, dove tutto sembrava stritolare l’autenticità. In quel  periodo mi occupavo di senzatetto, di quelle persone messe a marcire in quelle scatole di latta che chiamavano container. Pensavo a strappare bambini nati in quelle fatiscenze che non avevano mai conosciuto una casa. Una volta mi trovai a condividere in un container il dramma di una mamma che doveva aiutare un bambino delle elementari a cui il maestro aveva chiesto un tema “descrivi quello che vedi dalla finestra di casa“. Quel bambino vedeva altri container, fili per stendere i panni, plastica che copriva le finestre! Fu il momento di agire e ruppi gli schemi. Mi seguirono migliaia di persone. Occupammo il Comune, inducemmo i grandi a investire risorse per costruire case! Quando scelsi De Luca sapevo che bisognava ragionare controcorrente, valorizzare una promessa di una casa di vetri, di una logica della solidarietà  contro quella del profitto. Ne ero convinto. Occorreva la massima collaborazione per arginare altri obiettivi, poco sociali, come diceva De Luca. Mi ingannò. Lo posso dire oggi. Nonostante il mio lavoro immenso per cambiare un’azienda come l’Azienda del Gas che ho portato a livelli di efficienza, fui tradito da chi andava a sobillare i miei collaboratori per contestare il mio operato. Fui messo sotto inchiesta per dodici anni. Mi cambiò la vita, introducendo il dolore! Il sobillatore aveva una precisa provenienza politica. De Luca sapeva? Se non sapeva non era degno di essere un leader. Ovvero era un condottiero che mandava gli altri avanti.  Ha fatto sempre così ed io ho ricambiato con contenuti e stile garbato. Non sono mai entrato nella logica della politica bottegaia e non mi procura dispiacere passare oltre la bottega di questa politica. Mi sono reso conto per tempo di persone e falsi ideali. Non mi resta la politica, mi resta la dignità.



 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *