Aldo Bianchini
SALERNO – Quando scrivo o parlo di “cronaca giudiziaria” la cosa che più mi spaventa è come la magistratura usa e gestisce la giustizia in nome e per conto del popolo.
E’ vero che il nostro è un Paese strano, qualcuno lo definisce il “Bel Paese”, ma il fatto è davvero concreto; lo sport più praticato dai magistrati con la connivenza degli avvocati (!!!) è quello di spezzettare le grandi inchieste giudiziarie che assumerebbero una valenza di gran lunga più interessante se fossero esaminate e investigate per grandi blocchi e non a pezzettini; l’uno distinto dall’altro, e l’uno con una conclusione diversa dall’altro.
E’ incredibile ma è proprio cosi.
Uno degli esempi più significativi è il mitico “processo Fondovalle Calore” (la strada dei veleni, a scorrimento veloce, che non sarà mai completata) che fu il “processo madre” dell’intera tangentopoli salernitana. Un processo dei primi anni ‘90 che vedeva una trentina di imputati e che fu spezzettato in vari tronconi grazie all’opera depistante dei molti avvocati difensori (una opera ovviamente legittima), per finire quasi del tutto nel nulla con sentenze che arrivarono in vari periodi e quando il filo conduttore generale si era ormai perso nei meandri delle strategie processuali. Con il risultato che alla fine furono tutti assolti, ad eccezione degli otto imputati che all’inizio del maxi processo patteggiarono.
Da quel famoso processo sono passati trent’anni e lo spacchettamento delle inchieste a dibattimento è sempre lo stesso. Nella foto è possibile vedere che il Crescent, Piazza della Libertà, la foce del Fusandola sono la stessa identica cosa inserita in un complesso di lavori pubblici tutti strettamente collegati tra loro. Le inchieste e i processi no; si va per strade diverse, con investigatori diversi, con avvocati diversi, con giudici diversi e con collegi diversi: processo Crescent, processo Fusandola, processo crollo piazza, processo rivestimento piazza, processo, cambio di destinazione d’uso, e chi più ne ha più ne metta. Ci sono processi che sono già in appello, altri che sono alle prime battute dibattimentali ed altri ancora nelle fasi iniziali delle inchieste preliminari. Insomma un guazzabuglio senza precedenti, all’interno del quale sarà difficilissimo appurare la reale verità; sia essa di colpevolezza o di innocenza poco importa, il problema vero è che non sapremo mai la verità vera. Purtroppo.
E ora spunta un “verbale di riunione” (non quel documento sbandierato da Il Mattino del 3 marzo 2021 per il processo Crescent, in riferimento alle particelle di area di proprietà del Comune\) assolutamente segreto che evidenzierebbe uno scontro durissimo tra politica e tecnici per la deviazione del corso e l’allargamento della foce del “Rio Fusandola”. Nel documento i tecnici comunali avrebbero espresso le loro perplessità circa le possibili pericolosità del lavoro nel suo complesso, nel senso che bisognava prendere il Fusandola dalla testa e non dalla coda se davvero si volevano evitare rischi per la salute pubblica. Quel documento fu ignorato dalla politica e, sembra, non essere mai stato acquisito dagli inquirenti. Perché ?
iI quadro si situazione delineato dal dr. Bianchini, nel quale si evidenziano un intreccio e un frazionamento impressionanti di vicende tecniche e vicende giudiziarie, è sintomatico di quanto purtroppo avviene in italia nel settore delle opere pubbliche, soggette inesorabilmente a subire le conseguenze più disparate da questo stato di fatto e, cosa molto grave, a vedere allungate a tempi lontani e indefiniti le date dei fine lavori.
Dopo l’inevitabile riferimento al “Processo Fondovalle Calore”, emblematico e significativo esempio di quanto sopra descritto, non poteva ovviamente mancare il caso “uno e trino” del Crescent, di Piazza della Libertà e del Rio Fusandola.
Fa veramente impressione constatare da quale intrigo di vicende è stato contrassegnato tutto lo sviluppo dell’impresa, fin dal suo inizio e senza risparmiare nessuna delle tre componenti.
E quando sembrava che questo o quello spezzone, vuoi di natura tecnica che di natura amministrativa/giudiziaria, avesse trovato una sua soluzione, ecco spuntare altri elementi conoscitivi tali da richiedere nuove perizie, più estese istruttorie e così via.
Per quanto riguarda il Rio Fusandola, sintomatica mi sembra la notizia che c’era un “Verbale di riunione”, non noto fino a questo momento, nel quale ci sarebbe traccia di di uno scontro fra tecnici e politici circa gli interventi da effettuare su quel corso d’acqua.
Purtroppo non è dato conoscere quale fosse esattamente la posizione dei tecnici e quale significato assegnare al concetto per cui, se davvero si volevano evitare rischi per la salute pubblica ed evitare le possibili pericolosità del lavoro nel suo complesso, allora “bisognava prendere il Fusandola dalla testa e non dalla coda”.
Provo a dare una interpretazione.
Se si trattava di dare un riassetto generale all’alveo partendo dalla sorgente, era sicuramente di un’ipotesi progettuale di grande importanza, purché accompagnata da calcoli previsionali circa la aumentata capacità di smaltimento delle acque in occasione di precipitazioni anomale,
Da verificare inoltre se si prevedeva un intervento anche alla foce. Se infatti persisteva l’esigenza di fare spazio per edificare Crescent e Piazza della Libertà, avevano i tecnici previsto comunque una deviazione del tratto terminale e, in caso affermativo, essa era simile o di diversa configurazione rispetto a quella poi realizzata?
Intorno a quest’ultima ancora ci si accapiglia. Non vorrei che ora possano sbucare altri elementi a sostegno delle varie tesi e alimentare la materia del contendere.