IL CONSORZIO DI BONIFICA APPROVA LO STUDIO DI FATTIBILITA’ PER UN INVASO COLLINARE: UN’OPERA STRATEGICA DI DIFESA IDRAULICA E SVILUPPO

 

da ufficio stampa Consorzio

SALA CONSILINA – I cambiamenti climatici sono oramai un problema globale, rappresentando una delle sfide più rilevanti di questo secolo. L’aumento della concentrazione in atmosfera di anidride carbonica e di altri gas serra, strettamente connessi all’uso di combustibili fossili, contribuisce ad accrescere il riscaldamento del nostro pianeta, venendosi a creare, di rifl

esso, una situazione meteo-climatica caratterizzata dall’accelerazione e dall’aumento degli eventi meteorici estremi.

L’Italia è uno dei Paesi più colpiti: da qualche decennio piove di meno, ma i rovesci sono sempre più violenti ed a carattere temporalesco; assistiamo poi ad un costante aumento dei periodi siccitosi e caldi, diventati sempre più frequenti, con una ciclicità di 2-5 anni, e che si vanno estendendo anche al Centro-Nord.

Gli effetti di tali cambiamenti climatici sono alquanto manifesti: forte aumento del rischio idrogeologico, sia nei fenomeni franosi che in quelli alluvionali; seri problemi di scarsità idrica, sia per uso potabile che irriguo; peggioramento delle sorgenti; riduzione della portata dei corsi d’acqua; avanzamento dei processi di desertificazione. Ingenti sono ovviamente i danni che ne derivano all’economia e all’ambiente, per non parlare poi dei costi richiesti per fronteggiare situazioni di emergenza e dei danni ai beni e alle persone che sistematicamente si stanno verificando in concomitanza di eventi franosi e/o alluvionali eccezionali, purtroppo sempre più ricorrenti.

Siamo di fronte, dunque, non ad un’emergenza futura, ma ad una preoccupante realtà, con la quale, principalmente il settore agro-alimentare sta già facendo i conti giorno per giorno. I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova i nostri sistemi idrici, irrigui e idraulici, evidenziando situazioni di forte criticità ambientale, come la fragilità idrogeologica del nostro territorio e la disomogenea disponibilità nel tempo e nello spazio delle risorse idriche.

Rispetto ad un problema così serio, non vi sono soluzioni semplicistiche ed immediate.

L’unica risposta possibile sono i Piani di adattamento e di resilienza di ampio respiro, in grado di superare la logica delle emergenze e di concentrare forti investimenti sulle infrastrutture strategiche, che servono al Paese per migliorare la gestione delle risorse idriche, e sulla manutenzione straordinaria del territorio, assolutamente indispensabile per accrescerne le condizioni di sicurezza rispetto al rischio idrogeologico ed idraulico. E’ infatti indispensabile colmare il ritardo nell’applicazione delle direttive europee su Acque (2000/60/CE) e Alluvioni (2007/60/CE), avviando la riqualificazione dei fiumi ed utilizzando i finanziamenti disponibili per interventi integrati finalizzati a contrastare il dissesto idrogeologico, a ridurre i rischi legati alla scarsità idrica, a migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua, tutelando gli ecosistemi e la biodiversità (Legge 133/2014). Vanno poi promosse le cosiddette “Infrastrutture verdi”, come previsto dalle risoluzioni della Commissione europea (2013/249).

Ed è quello che si sta facendo da qualche anno con il PIANO INVASI del Ministero delle Politiche Agricole, fortemente voluto dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica e irrigui) che, nel 2017, propose l’obiettivo di 2 mila invasi medio-piccoli e da realizzare in 20 anni in ogni parte del Paese e per un investimento di circa 2 miliardi; una proposta sensata, per migliorare la gestione delle acque di superficie, garantendo al contempo quasi 10 mila posti di lavoro.

Ed ancora è quello che si sta facendo, sempre con lo stesso Ministero, con i FONDI FSC (fondi europei di Sviluppo e Coesione), con il PSRN (Piano di Sviluppo Rurale Nazionale) e con il Fondo per le infrastrutture strategiche, istituito con la Legge di Bilancio 2017.

Tra le politiche di adattamento vanno ancora inclusi i Piani gestiti dal Ministero dell’Ambiente relativi al DISSESTO IDROGEOLOGICO, al RISCHIO ALLUVIONALE e alla realizzazione delle INFRASTRUTTURE VERDI, nonché i vari bandi del Ministero degli Interni per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio.

I Consorzi di Bonifica sono i principali protagonisti nella strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, costituendo un’importante realtà operativa nel settore della difesa del suolo e dell’irrigazione. Fin dal primo momento, essi si sono dichiarati disponibili a rendere patrimonio comune le proprie conoscenze e le proprie competenze, ma soprattutto la loro riconosciuta capacità programmatoria e progettuale, per rileggere e attualizzare programmi, studi ed iniziative utili per la definizione dei Piani a livello nazionale e regionale. Non a caso, la maggior parte dei progetti finanziati dal Ministero delle Politiche Agricole con i vari Piani e Bandi sulle INFRASTRUTTURE IRRIGUE nel biennio 2018-2019 (67 progetti per 629 milioni di euro) vede come beneficiari proprio i Consorzi di Bonifica.

Va in ogni caso tenuto presente che il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici riconosce che l’adattamento deve essere affrontato a livello locale, in quanto gli impatti possono essere differenti in base alle diverse condizioni climatiche del territorio italiano, ai diversi livelli di rischi e alle differenti traiettorie di sviluppo.

C’è anche da dire che le gravi emergenze di scarsità idrica degli ultimi anni hanno riportato al centro del dibattito pubblico l’opportunità di realizzare invasi e infrastrutture irrigue che permettano di trattenere le acque durante i periodi piovosi per renderle disponibili ai fini irrigui in estate.

Dato questo scenario, anche noi, come Consorzio di Bonifica, abbiamo pensato di dare un proprio contributo alle politiche di contrasto e di adattamento ai cambiamenti climatici con una specifica iniziativa progettuale, coerente con il Bando del Ministero delle Politiche Agricole che finanzia i progetti strategici di rilevanza nazionale nel campo delle INFRASTRUTTURE IRRIGUE, della BONIFICA IDRAULICA, della DIFESA DALLE ESONDAZIONI e dei BACINI DI ACCUMULO. Gli interventi devono essere finalizzati al mantenimento e al miglioramento della qualità dei corpi idrici ed alla gestione efficiente dell’irrigazione, consentendo la distribuzione dell’acqua per fini irrigui tra bacini differenti.

Il 30 dicembre (il giorno prima della scadenza del bando) è stato un giorno importante per il Consorzio di Bonifica. Dopo l’approvazione all’unanimità da parte della Deputazione Amministrativa dello studio di fattibilità, abbiamo inoltrato al Ministero la richiesta di finanziamento per la progettazione definitiva ed esecutiva di un 1° stralcio degli interventi di “Regolazione dei deflussi della parte alta del bacino idrografico del Fiume Tanagro e utilizzo delle acque in agricoltura”.

L’idea progettuale nasce dal desiderio di trasformare i rischi in opportunità di sviluppo e dalla consapevolezza che per prevenire situazioni di dissesto e salvaguardare il territorio dagli allagamenti, è indispensabile “governare” con attenzione e intelligenza ogni fase del percorso dell’acqua attuando interventi integrati rispondenti al motto: <<difesa delle acque e dalle acque>>.

Abbiamo così incentrato lo studio di fattibilità sul Fiume Calore-Tanagro, ritenendo che esso fosse, al tempo stesso, la principale causa del secolare disordine idraulico che ancora oggi regna nella nostra piana e l’elemento naturale che più di altri caratterizza il paesaggio, quindi una risorsa ambientale di grande valore per l’intero territorio.

A questo importante corso d’acqua è legata la storia del nostro comprensorio. Nella introduzione del libro di Emilio Sarli “la bonifica del Vallo di Diano e il suo consorzio” si legge: <<le popolazioni hanno coscienza di un rapporto di amore-odio con il Fiume, vi è rispetto e terrore per l’impetuosità delle sue acque, vi è gratitudine per il fiume quale fonte a cui attingere per irrigare i campi, ma vi è anche avversione e abbandono >>.

Un pensiero profondo che risale a 20 anni fa e tuttora condivisibile. Ancora oggi, nonostante i tanti interventi di bonifica e di irrigazione attuati in quasi un secolo di vita del Consorzio, i cittadini percepiscono il Fiume come una minaccia, per via delle frequenti esondazioni e dei correlati e imponenti allagamenti che si registrano nella piana in casi di copiose precipitazioni, che, oltre agli ingenti danni arrecati all’agricoltura, alle attività economiche, ai beni e alle infrastrutture viarie, costituiscono un pericolo serio anche per l’incolumità delle persone che abitano ed operano nelle aree più vulnerabili. Al tempo stesso, non possiamo non considerare le potenzialità che tale corso d’acqua esprime in relazione alle sue caratteristiche e ai suoi pregi paesaggistici ed ecologici.

Ci siamo voluti occupare del Fiume, dunque, perché riteniamo che   i due aspetti che lo connotano, ovvero “il Fiume come minaccia” e “il Fiume come risorsa strategica”  vadano affrontati insieme, perché non ci può essere sviluppo senza sicurezza idraulica  come pure è impensabile, date le precarie condizioni di funzionalità idraulica in cui versa il Fiume,   che la sicurezza si possa garantire solo lasciando fare alla Natura, ignorando le esigenze di sviluppo legate agli aspetti fruitivi e di valorizzazione naturalistica del sistema fluviale nel suo insieme.

Abbiamo voluto cogliere l’opportunità del bando ministeriale come una vera propria sfida, convinti che sussistano da noi tutti i presupposti  per portare avanti un <<GRANDE PROGETTO CONDIVISO>> il cui costo è stimato in circa 100 milioni di euro,

in grado, da una parte,  di affrontare con la dovuta efficacia e nel verso giusto questioni di grande preoccupazioni per il territorio, quali sono appunto i ricorrenti fenomeni alluvionali, e, dall’altra parte, di <<mettere a valore>> tutte le potenzialità del Fiume per nuove forme di sviluppo compatibili con i differenziati contesti ambientali di riferimento.

Per grandi linee, lo studio di fattibilità contempla la realizzazione di uno sbarramento sul Fiume Calore, a monte del Ponte del Re in territorio di Casalbuono, per poter costituire un bacino di accumulo a basso impatto ambientale e che abbia i connotati di un INVASO COLLINARE ad uso multiplo (idraulico, irriguo, antincendio, ricreativo, naturalistico, ….).  Un’opera propedeutica all’autosufficienza irrigua per il territorio, chiamata anche a svolgere l’importante funzione di laminazione delle piene e, quindi, di mitigazione del rischio idraulico. Sono previsti altresì altri due invasi più piccoli lungo le due dorsali montuose che circoscrivono la piana.

E’ prevista poi la realizzazione di un sistema di adduttori principali e secondari (infrastrutture irrigue) che, partendo dagli invasi, dovrebbero servire per l’alimentazione degli impianti consortili esistenti e per l’ampliamento dell’irrigazione nei contesti agricoli allo stato non serviti, compresa un’area situata nel limitrofo bacino idrografico del Bussento (SANZA), in conformità a quanto prescritto dal bando. E’ prevista anche la realizzazione di una condotta principale per trasportare l’acqua per fini irrigui nella piana del Sele.

Altri interventi riguardano la riqualificazione fluviale (interventi combinati di sistemazione idraulica e messa in sicurezza e di valorizzazione).

Ovviamente, l’approvazione dello studio di fattibilità è solo l’inizio di un percorso lungo, difficile, complesso, ma anche entusiasmante.

Crediamo nell’idea progettuale e siamo determinati nell’andare avanti con gli studi, gli approfondimenti tecnico-scientifici, con le verifiche normative, con l’analisi costi-benefici, convinti dell’opportunità di dotare il nostro territorio di un’opera grandiosa che potrà rappresentare un punto di svolta per la nostra realtà socio-economica.

E’ evidente che non basteranno solo il nostro impegno e la nostra volontà. Il progetto deve avere la piena condivisione da parte di tutti e perciò dobbiamo unire gli sforzi, a partire dagli Enti del territorio, dalla Riserva Foce Sele Tanagro, dalle associazioni agricole ed ambientalistiche, dai portatori di interessi diffusi e dalle comunità locali, che vanno rese protagoniste assolute delle scelte decisionali.

Un percorso, dunque, tutto da costruire e che richiede tanto lavoro, tanta pazienza, ma soprattutto la capacità di fare sinergia, accanto ad un grande impegno da parte della politica.

Opere, come quelle ipotizzate, per la loro rilevanza vanno necessariamente condivise con il territorio attraverso un processo di continuo confronto, indispensabile anche per intercettare interessi plurimi.

In tale percorso, un ruolo fondamentale dovranno avere ovviamente le evidenze tecnico-scientifiche, a supporto della sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’iniziativa che si intende portare avanti.

Abbiamo l’occasione storica di due corsie preferenziali di finanziamento per realizzare nel nostro territorio opere ed interventi di grande rilevanza, necessarie ad ottimizzare la gestione e la tutela delle risorse idriche e a prevenire fenomeni di disordine idraulico: il Recovery Plan e il Piano Nazionale Invasi.

C’è tempo fino al 2029, ma, a mio avviso, bisogna agire in fretta attese le inevitabili difficoltà, anche di natura burocratica, che si incontreranno per rendere cantierabili i progetti.

Una cosa è certa: non possiamo permetterci di perdere questa grande occasione.

Intanto grazie al Sindaco di Sanza, al Sindaco di Casalbuono, al Presidente del Consorzio di Bonifica Sinistra Sele ed al Presidente del Consorzio Destra Sele per la disponibilità data nel sottoscrivere un documento di intenti preliminare sull’iniziativa, e grazie ai progettisti dello studio di fattibilità: Ing. Alliegro e Ing. Macellaro.

 

Il Presidente

Dr Beniamino Curcio

 

 

One thought on “IL CONSORZIO DI BONIFICA APPROVA LO STUDIO DI FATTIBILITA’ PER UN INVASO COLLINARE: UN’OPERA STRATEGICA DI DIFESA IDRAULICA E SVILUPPO

  1. Un applauso convinto alla governance del nostro Consorzio di Bonifica. Competenza e rispetto pieno per lo svolgimento del proprio ruolo istituzionale. Una strada virtuosa da seguire per il riscatto concreto del Meridione. Un secondo esempio di cultura politica nel territorio dopo l’approvato progetto per le Aree Interne ottenuto dalla Comunità Montana.

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