Aldo Bianchini
SASSANO – Il personaggio del quale mi accingo a parlare non ha alcuna assonanza materiale con “il sindaco del Rione Sanità” (descritto come malefico delinquente dall’opera cinematografica di Mario Martone) che il titolo dell’articolo rischia di evocare; ha invece soltanto nella sua caratterizzazione molte somiglianze, quelle buone ovviamente, con il personaggio descritto e interpretato dal grande Eduardo nella sua tragicommedia del 1960, per cui l’ho descritto nel titolo come “il sindaco di Piazza Umberto 1°”.
Perché scomodare addirittura un mostro sacro come Eduardo per descrivere le peculiarità e il carattere del sindaco di Piazza Umberto 1° di un paese di provincia come Sassano nel bel mezzo del Vallo di Diano ?
Perché Felice Boccia (questo il nome del sindaco di Piazza Umberto 1°) è stato ed è, per quanto mi riguarda, un personaggio vero e sempre coerente che sembra essere stato tratto direttamente dalle pagine eduardiane della vita e della storia di tutti quelli che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno caratterizzato le variegate fasi della vita associativa dei nostri paesi e dei nostri borghi.
Felice Boccia ha superato da un pò i novant’anni di vita, tutti trascorsi nella sua amata piazza tranne un brevissimo periodo all’estero; mi sembra di conoscerlo da sempre, lo conosco comunque dalla fine degli anni ‘60 ed è come se davvero lo conoscessi da sempre.
Senza tema di essere smentito posso affermare che non c’è anima viva a Sassano che non conosca direttamente Felice Boccia o almeno che non abbia sentito parlarne come un personaggio unico e straordinariamente popolare; senza parlare dell’effetto che si riceve quando si ha il piacere di arrivare in Piazza Umberto 1°, sempre di Sassano, perché è proprio lì in quei luoghi, che richiamano alla mente il passato prossimo e remoto, che si respira l’aria del personaggio che ha inciso profondamente nell’immaginario collettivo di tutti.
Felice ha amministrato per molti decenni la piazza come una “cosa sua”, nella quale con molta difficoltà venivano accettati “i non autoctoni” se non dopo un lungo periodo di sedimentazione con le abitudini e le radici dei residenti storici ed abituali del “centro storico” che da qualche tempo è stato letteralmente abbandonato a se stesso.
Felice è stato l’unico, vero e storico panificatore di Sassano con un forno a legna poi trasformato in una versione più moderna prima che l’età gli ha consigliato di socchiuderlo, non a chiuderlo; perché personaggi come Felice aprono e difendono, non chiudono.
Ma Felice non è stato soltanto un panificatore, è stato anche un panificatore, ma ha sempre privilegiato anche altre attività che rispondessero alle richieste ed alle aspettative di quella parte di popolazione meno abbiente che necessitava di una guida materiale, addirittura fisica per l’esplosività caratteriale che lo ha sempre contraddistinto.
Un personaggio, Felice, che in forza del suo carattere esplosivo ma schietto e sincero è stato considerato da sempre, e tuttora, una sorta di paladino dei più deboli e dei meno abbienti. Per decenni è stato il condottiero di battaglie pubbliche in difesa di tutti i commercianti di Sassano (amici e/o avversari che fossero !!); fi no al punto di condurre una sorta di guerra personale contro il presunto pane sanzese impastato con l’acqua della Madonna del Cervati.
Ma questo è soltanto un piccolo ricordo di quegli anni in cui, l’attuale ultranovantenne Felice, con voce roboante e decisa, affacciandosi dai balconi del paese, era pronto ad attaccare tutti quelli che non utilizzavano il loro potere per il bene della comunità.
Ricordo con rimpianto le lunghe serate trascorse nell’alcova del forno di Felice (con Gaetano Arenare e Pierino Cusati -che oggi mi ha spinto a scrivere questo articolo- e tanti altri) a parlare di strategie politiche di fronte ad una fetta di pane caldo, ad un capicollo o un pezzo di salsiccia, con un bel bicchiere di vino ed una gustosa fetta di pizza al pomodoro. Cose spontanee e sincere che non potranno mai essere dimenticate.
Per ragioni squisitamente familiari Felice Boccia si era allontanato, tempo fa, dalla sua piazza, dal suo paese, dalla sua gente; a me è capitato spesso di chiedere a Pierino dove fosse Felice, il comunista radicale e controcorrente, perché la sua assenza dalla piazza si avvertiva in ogni momento della giornata; e Pierino con serafica pazienza mi ripeteva che era da sua figlia all’estero.
E’ ritornato nel corso dell’estate scorsa, aggrappato ormai al suo amico bastone, e Piazza Umberto 1° si è improvvisamente rianimata e ravvivata; la sua assenza non poteva più essere tollerata e la sua rinnovata presenza ha dato a tutti anche un certo senso di sicurezza; difatti oltre che forte e impetuoso, il pregio migliore di Felice è stato quello di farsi voler bene e stimare come una persona saggia e sempre disponibilissimo a soccorrere chi ne aveva bisogno.
Sicuramente ci sarà stato, e c’è, anche chi non l’ha mai digerito come personaggio in grado di sopravanzare tutti di una buona spanna; in verità sono stati talmente pochi ed ormai quasi del tutto scomparsi o annichiliti dal fascino di un personaggio dai tratti e dalla maschera eduardiana che ha rappresentato e rappresenta il sassanese doc.
Per questo non dovrebbe mancare, ora più che mai, un riconoscimento ufficiale anche da parte della nuova amministrazione comunale e/o dalla ProLoco che appaiono abbastanza sensibili a queste esigenze.