Dr. Pietro Cusati (Giurista – Giornalista)
Il 1° dicembre 1970 il Parlamento, dopo un iter lungo e complicato, approvò la legge n.898 , pubblicata nella gazzetta ufficiale 3 dicembre 1970 ,n.306,nota come legge Fortuna- Baslini,dal nome dei primi firmatari del progetto di legge , i due parlamentari, il primo socialista Loris Fortuna, l’altro liberale Antonio Baslini , che disciplina i casi di scioglimento del matrimonio,ribattezzata la legge sul divorzio. Il Giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio contratto a norma del codice civile, quando, esperito inutilmente il tentativo di conciliazione accerta che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere mantenuta o ricostituita .Il Presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini annunciò l’esito della votazione finale : 319 sì, 286 no. La legge n. 898 del 1970 è una delle più importanti conquiste civili del nostro paese, dopo uno scontro incandescente fra il fronte clericale e quello laico , un dibattito così aspro che si protrarrà per dieci anni. Fino ad allora per annullare un matrimonio concordatario vi era un’unica possibilità, ricorrere ai Tribunali Ecclesiastici e alla Sacra Rota. Nel 1970 fu approvata anche una legge che,dopo 25 anni,dava attuazione alle norme della Costituzione riguardanti il voto referendario.Fu necessario attendere i risultati del referendum del 12-13 maggio 1974 dove su 33 milioni di voti i “no” prevalsero largamente sui “sì” (59,26% contro il 40,74%). Si affermò un significativo cambio di rotta nella società Italiana,una nuova stagione dei diritti civili.“Grande vittoria della libertà”, furono le parole del segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer: «È una grande vittoria della libertà, della ragione e del diritto, una vittoria dell’Italia che è cambiata e che vuole e può andare avanti».Il primo commento di un giurista cattolico su «Avvenire» (2 dicembre 1970) Vittorio Bachelet,docente universitario, Presidente dell’Azione Cattolica, (nel 1980 fu assassinato dalle Brigate Rosse). Toni molto misurati, non «toni aspri da guerra di religione» : «La scelta dell’indissolubilità o del divorzio è una scelta che inciderà largamente sulla nuova società che nasce, non solo perché condizionerà positivamente o negativamente l’esistenza di famiglie stabili e la solidità della compagine sociale, ma perché contribuirà a diffondere o a cancellare una concezione della vita che per fondare la comunità considera indispensabile una dedizione capace anche di sacrificio». Successivamente al 1° dicembre 1970 la Legge è stata irrobustita nell’impianto attraverso vari aggiustamenti. Ora anche gli avversari di allora riconoscono l’importanza della sua introduzione. Il mondo cattolico non era tutto compatto e appiattito sul fronte del SI, cioè contro il divorzio: c’era l’impegno dei “Cattolici per il NO” con interventi di figure di rilievo e, nell’imminenza del referendum, compare persino un documento del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica favorevole al divorzio, immediatamente censurato e ritirato a seguito di un’azione decisa dalla Conferenza Episcopale. La vittoria del referendum,grazie alla mobilitazione della società civile, ha significato per il paese una vera svolta, una data storica per l’Italia perché è stata la vittoria dei diritti civili ottenuta con il diretto contributo dei cittadini e delle cittadine che hanno detto No con il 59,26 per cento alla proposta di abrogare la Legge approvata dal Parlamento italiano,fu un segnale di grande coraggio, ed era evidente che molti cattolici avevano votato come i partiti laici. Una battaglia di civiltà giuridica. L’indomani del referendum del 1974 si aprì una stagione nuova. Infatti venne l’approvazione di un diritto di famiglia finalmente civile. Il 19 maggio 1975 venne introdotta la riforma del diritto di famiglia,legge n. 151,basata sul principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Ci sono voluti 27 anni affinché si arrivasse a riformare il Diritto di famiglia e si mettessero sullo stesso piano i coniugi.