Dr. Pietro Cusati (Giurista – Giornalista)
‘’I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nei rispetto dei principi della costituzione e delle norme della presente legge”.Così recita l’articolo uno della legge 20 maggio 1970, n. 300 , conosciuta come lo statuto dei diritti dei lavoratori ,una legge longeva ,a distanza di 50 anni, una età ragguardevole per un mondo che cambia velocemente ,soprattutto per una legge in materia di lavoro, è ancora attuale? Le norme contenute nello statuto rivestono ancora la loro utilità? Il lavoro sta cambiando? Un nuovo statuto ? Mezzo secolo di storia del lavoro di questo paese tra indubbie conquiste e polemiche sull’adeguatezza o meno ai ritmi veloci del cambiamento. E’ stato istituito quando il lavoro da tutelare era in fabbrica e non si poteva certo immaginare l’arrivo dei co.co.co, dei riders e dopo l’arrivo del Covid-19 dello smart working di massa. Lo Statuto dei lavoratori ,41 articoli divisi in sei titoli, fu messo a punto da una commissione di esperti presieduta da quello che è considerato il padre della riforma, il Prof. Gino Giugni. Insediata nel 1969 dall’allora ministro del Lavoro Giacomo Brodolini. Alla morte di Brodolini nel luglio 1969, la commissione fu confermata dal nuovo ministro del lavoro, Carlo Donat Cattin. La legge 20 maggio 1970, intitolata ”norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”, fu approvata con l’astensione del Pci. Il contesto nel quale è maturato il progetto riformatore affidato al giuslavorista Prof. Gino Giugni da allora ad oggi è molto cambiato. I processi tecnologici, organizzativi ed economico-finanziari delle imprese sono diversi da quelli di cinquant’anni fa. La pandemia da COVID-19 e la legislazione emergenziale ,ha fatto rivedere anche importanti istituti del diritto del lavoro come per esempio il lavoro agile. Lo statuto dei lavoratori , una Carta dei diritti, legge voluta con determinazione dal Ministro del Lavoro Giacomo Brodolini, socialista riformista, insieme al giuslavorista Prof. Gino Giugni, capo del suo ufficio legislativo che progettò l’impianto. Lo spirito di questa legge, ispirata ai principi della Costituzione repubblicana, è di natura dignitaria, poiché lo scopo principale che persegue è di garantire la libertà e la dignità del lavoratore in termini individuali e, con il riconoscimento della attività sindacale nei luoghi di lavoro, collettivi. Giacomo Brodolini, padre dello statuto dei lavoratori, pochi lo ricordano. Il Prof. Gino Giugni, gambizzato dalle brigate rosse, e fu anche il primo di un cambio di strategia da parte dell’organizzazione, nella fase della cosiddetta “ritirata strategica”. Tale nuova strategia, infatti, consisteva non più nel colpire il “cuore” dello Stato attraverso i suoi poliziotti, magistrati o alti dirigenti politici bensì nel prendere di mira i cosiddetti “cervelli” dello Stato ,come appunto Gino Giugni, ed in seguito Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona e Marco Biagi, ossia l’anello di congiunzione tra le istituzioni e il mondo economico. Lo Statuto dei lavoratori nacque nel periodo dell’autunno caldo sindacale, la stagione del rinnovo dei contratti collettivi dei metalmeccanici. Lo Statuto apriva una nuova stagione del diritto del lavoro, apportando cambiamenti profondi nella disciplina dei rapporti di lavoro subordinato, la tutela dei diritti fondamentali di libertà, dignità e professionalità del lavoratore. I diritti “di cittadinanza” diventavano diritti contrattuali imponendo con norme inderogabili limiti all’esercizio dei poteri del datore di lavoro che risultavano compressi e assicurando le condizioni per rendere effettivo il rispetto dei diritti fondamentali. Onorare lo spirito riformista dello Statuto dei diritti dei lavoratori significa adattarlo al mondo che cambia. Infatti alcune delle disposizioni di quella legge sono ormai del tutto superate e bisognose di revisione, si discute il quanto e il come del necessario restauro e riscrivere un nuovo Statuto. Il Libro bianco del Prof. Marco Biagi del 2001 fu il primo documento di governo a ipotizzare esplicitamente la fine della legge 300/70 e delle successive modifiche e integrazioni, per sostituirla con un essenziale Statuto dei Lavori. La Legge 300/70 negli ultimi decenni ha subito diverse modifiche, le più significative sono state quelle contenute nella riforma del lavoro Fornero (2012) e nel provvedimento denominato Job Act, che in particolare hanno riguardato l’articolo 18 che prescriveva, in caso di licenziamento illegittimo, la reintegrazione sul posto di lavoro. Lo Statuto dei lavoratori ha resistito comunque negli anni soprattutto nella parte sulla libertà sindacale e sulla reintegrazione nel posto di lavoro. Oggi in Italia abbiamo un sistema di tutele per i lavoratori e per le lavoratrici in materia di sicurezza ed ambiente di lavoro?