Giovanni falci
(Avvocato penalista – Cassazionista)
Celebrare l’immensità di Diego Armando Maradona calciatore è difficile, se non impossibile, perché è stato così strepitoso che non ci sono parole in grado neanche di avvicinarsi alla sua grandezza in campo.
Io invece voglio celebrare Diego Maradona come uomo del Sud; del Sud del mondo.
Argentino di nascita e dunque sudamericano, napoletano di elezione, quindi del sud Italia, cubano di adozione, quindi al Sud geografico e ideologico degli Stati Uniti.
A Barcellona, nel nord della Spagna non si era ambientato a sufficienza tanto è vero che lo cedettero; così come a Torino, alla Juve, nel Nord dell’Italia, un po’ non l’hanno voluto e un po’ non ci è voluto andare.
La sua dimensione umana e spirituale era il SUD, era la parte “debole” del mondo, era la parte del mondo in cui si soffre di più.
E il SUD del mondo si è identificato in lui, egli è diventato l’eroe del riscatto, è diventato quello che “da solo” ha dimostrato che si può vincere anche il pregiudizio, anche l’ostilità del “superiore”.
Non potrà mai più esserci uno come lui in un campo di calcio perché è già dimostrato che nessuno può vincere da solo una coppa del mondo come ha fatto lui.
L’irripetibilità di Maradona è proprio quella coppa del mondo in Messico e nella successiva finale della coppa in Italia.
Io non ci metto gli scudetti vinti con il Napoli anche se quelli senza di lui non sarebbero arrivati mai; ma altre squadre c.d. “a sorpresa” hanno vinto campionati (vedi il Verona di Bagnoli, il Leicester di Ranieri e la Lazio di Maestrelli), ma il mondiale no, lì è un’altra cosa.
Il campionato si può vincere anche pareggiando e “approfittando” di scivoloni delle altre rivali (la “pareggite” di Conte del suo primo scudetto alla Juve), ma per vincere il mondiale non puoi pareggiare, devi vincere le partite: gli scontri sono diretti, gli scontri sono come piacevano a Maradona, a tu per tu.
E quel mondiale Maradona lo ha vinto da solo.
L’accostamento con Pelè, con Messi e con Cristiano Ronaldo non può reggere.
Pelè ha vinto i mondiali con squadre del Brasile composte da 11 fuoriclasse, addirittura i primi due con un tale Garrincha in campo che, a mio avviso, era più forte di lui (perlomeno in quel periodo 1958/1962). Messi non è arrivato neanche a disputare una finale del campionato del mondo in squadre composte da calciatori c.d. “top player” da 100.000.000 di euro di valore ognuno. Ronaldo anche non è riuscito a disputare nessuna finale di coppa del mondo.
Maradona ne ha fatte due di finali vincendone una nel 1986 con compagni di squadra di cui si è persa memoria, tranne per qualcuno (Valdano e Passarella) che giocavano già in Europa in squadre importanti.
E che Maradona ha vinto da solo quel mondiale lo dimostrano i suoi gol all’Inghilterra e al Belgio.
Quel famoso gol, definito a torto il più bel gol del secolo ma che invece potremmo già definire da ora il più bel gol di tutti i tempi, è la dimostrazione di chi era quell’uomo.
In quel gol c’è il calciatore capace di saltare 5 nazionali inglesi (non 5 calciatori della Cavese), e mettere in porta il pallone calciato mentre cadeva; ma in quel gol c’è “l’uomo in rivolta” capace di affrontare da solo l’avversario potente e di vincerlo; quel gol è un atto di rivoluzione nel quale non si protesta per qualcosa che non si ha, ma si afferma ciò che si è: il più forte e basta.
Ma quale è lo “schema” di quel gol? qual è la preparazione in allenamento di quel gol? Quale è il consiglio, la “mossa”, suggerito dalla panchina?
Ripeto, quel gol non è stato fatto in allenamento o in una partita di campionato magari sul 3 a 0, e quindi a “giochi fatti”, quel gol è stato segnato, in quel modo, nei quarti di finale della coppa del mondo in uno scontro diretto.
In quel gol Maradona, quando ha ricevuto la palla nella sua metà campo ha preso una boccata di ossigeno ed è partito, e si è preso addosso tutto il Sud del Mondo, tutti i poveri e diseredati a cui apparteneva, tutti quelli a cui non poteva dare niente in concreto, perché non gli competeva, ma poteva solo dargli la dignità della vittoria.
Quel gol è un grande gesto tecnico sorretto da un grande valore morale. Non lo ha segnato un calciatore, ma un Uomo.
C’è una celebre frase di Bertrand Russel che mi sembri calzi alla perfezione per commentare quel gol e più in generale quella impresa: “gli innocenti non sapevano che il progetto che volevano realizzare era impossibile. E proprio per questo lo realizzarono!”; Maradona con quella impresa ha dimostrato tutto il suo coraggio, quello dei grandi.
Non ha regolato, cioè, la sua vita sul minimo sufficiente, ma ha puntato verso l’infinito, verso ciò che appare impossibile.
Egli ha realizzato l’Utopia del suo e del nostro Sud che deve essere la carica necessaria per vivere, per creare, per amare.
Se tutto si riducesse a mero calcolo o a un modesto quieto vivere, ci si rassegnerebbe a una esistenza grigia e triste.
Perciò prendiamo esempio e ringraziamo Maradona, soprattutto noi del Sud, che ci ha insegnato a tendere verso l’alto, a provare il fremito di coraggio altrimenti ci si ridurrà a trascinare stancamente la vita in piccoli ambiti senza respiro.
Ricordiamo per sempre quel respiro con il quale ha iniziato quella azione del gol all’Inghilterra.
Giovanni Falci