Angela D’Alto (Opinionista)
Napoli, ore 18,00. Alla notizia della morte di Diego Armando Maradona, lo stadio si illumina, in una atmosfera surreale. Una città già prostrata, dolente, che accende le luci per salutare per l’ultima volta il suo Dio pagano. Poco dopo, ai quartieri spagnoli, di fronte al murales del Pibe de oro, inizia a formarsi una piccola folla: c’è chi affigge un manifesto funebre, chi lascia un fiore, chi una foto. La mascherina lascia vedere gli occhi lucidi di tanti. Qualcuno piange.
Il rapporto tra Maradona e Napoli è stato qualcosa di più che un semplice contratto di un grande campione con una squadra di calcio. Maradona è stato non solo il Napoli, ma Napoli, e per certi versi ne ha incarnato perfettamente vizi e virtù, genialità e debolezze. Ha restituito a una città l’orgoglio, il senso di appartenenza, il sogno, la gioia, il trionfo. Ma al tempo stesso, ha mostrato tutta la sua debolezza, la sua tragica, drammatica incapacità di salvarsi, ed esattamente come la sua Napoli è stato tutto e il contrario di tutto.
Maradona era il bimbo povero che giocava scalzo a Villa Fiorito, la periferia più disagiata di Buenos Aires, divenuto campione e arrivato in una città che non era una città qualunque. Perché Napoli non è una città qualunque. È una città perennemente sospesa tra la grandezza e la miseria, tra la gloria e il degrado, tra l’allaria e a’ ‘pucundria, quella melanconia, quel male di vivere che fa da contraltare alla gioiosa vitalità, alla chiassosa allegria. Forse anche per questo, Maradona si è identificato totalmente con la sua città di adozione, e i napoletani non hanno mai smesso di amarlo. Perché in quell’amore c’è qualcosa di più di uno scudetto: c’è una storia di riscatto dalla povertà, di talento, di orgoglio, ma anche di fragilità, di miseria, di cadute drammatiche e di dolore .
Del resto, i grandi artisti che di Napoli hanno fatto la storia ,raccontandola e cantandola, e incarnandone l’anima più vera e profonda , hanno sempre mostrato nella loro arte questa duplice essenza della napoletanità: da De Filippo a Troisi, fino a Pino Daniele, ci hanno tutti raccontato una Napoli agrodolce, che ride e piange, che anche nei momenti di più esilarante comicità nasconde una velata malinconia, e che al contempo nei momenti più drammatici è capace di sorridere e di far sorridere.
La maschera tragica dell’ultimo Maradona, provato nel fisico dalla malattia, dalle dipendenze, dalla depressione, era quanto di più lontano potesse esserci da quel ragazzino riccioluto che aveva fatto sognare una città. Eppure, Napoli ha continuato ad amarlo. Con dolcezza compassionevole, con misericordia, con riconoscenza.
E oggi Napoli piange, e piange più forte, perché dietro questa parabola incredibile di grandezza e miseria, di dolore e cadute, vede un po’ anche se stessa. La ‘Napul’ è mille culure, ca tu sai ca nun si sul’ è quella che ‘è na carta sporca, e nusciun’ se ne ‘mporta, e ognuno aspetta a sciorta…’ .
Ma forse, non è solo Napoli oggi a sentirsi così. È tutta l’Italia. Un’Italia impaurita, triste, sola.
Le stradine della Napoli più profonda continuano a illuminarsi con piccoli lumini, che rischiarano il buio di una notte che pare infinita.
A Dio, Diego. Questa terra non ti dimentica.
Diego Armando Maradona,Napoletano e Argentino, cittadino onorario di Napoli,geniale, il più immenso calciatore di tutti i tempi. Era il più grande di tutti, per sempre nel cuore dei tifosi del Napoli.
LA PASSIONE PER IL CALCIO E PER IL NAPOLI:
Beppe Bruscolotti di Sassano (SA),è stato tra i più grandi difensori italiani ed europei,una carriera legata al Napoli , cinque stagioni da capitano, poi un atto d’amore,cedette la fascia di Capitano a Maradona.‘’ Capii che dargli la fascia lo avrebbe ulteriormente responsabilizzato, spronato, e reso più irresistibile di quanto non già non fosse. Gli strappai la promessa di portare il titolo a Napoli: Diego si esaltò e ovviamente la mantenne. Conquistammo lo scudetto. Per me è stato il più grande di tutti e con lui ho scritto non solo una gloriosa pagina di sport, ma un capitolo importante, lo dico convinto di non esagerare, della storia di Napoli.’’