Salvatore Memoli
(Avvocato – Manager)
Quando ripenso alla Parabola del Buon Pastore, ritrovo tutta la forza
della mia fede di fanciullo mentre ascoltavo incantato il racconto di mio
padre, nelle lunghe e fredde serate d’inverno di un tempo. Quelle serate
in cui il freddo non lo si vinceva in nessun modo, senza il caldo delle
nostre case di oggi, stretti, vicino ad un caldo ma insufficiente braciere
che riscaldava le mani ed il volto ed avvolgeva di freddo tutto il corpo.
Mio padre aveva due qualità:aveva fede in Dio, sincera e matura, e
raccontava i fatti, come un attore provetto, modulando la voce ed
assumendo aspetti espressivi, con il suo giovane e caldo viso, con tratti
marcati. Il Buon Pastore usciva nella fredda serata, ritornava sui Pascoli
del giorno, aggirandosi guardingo per trovare il posto dove si era
smarrita la sola pecora assente al conteggio serale nell’ovile. Solenne,
deciso, per nulla disturbato, lasciava tutto ciò che possedeva al sicuro,
mettendo tutto in discussione…se stesso, il gregge racchiuso, il saldo
della sua dura giornata di pascolo…per andare a recuperare una minima
parte del suo gregge, quella pecora distratta o ribelle, in pericolo o
lenta nel passo, che lo costringeva a rifare tutto della giornata appena
conclusa, perché non avrebbe potuto resistere un solo istante al pensiero
che una parte di sé era lontana, esposta ai rischi ed ai pericoli che
avrebbero potuta inghiottirla,senza ritorno. Ricordo il volto fiero e
solenne di mio padre quando impersonava il Buon Pastore. Egli stesso era
un buon padre responsabile e coraggioso. Il mite “pastorello” della
parabola diventava un gigante, si lanciava nel buio, ricontava i suoi
passi, respingeva stanchezza e timori, pur di recuperare la sua pecora!
Avrebbe avuto diritto anche lui di sedere al suo desco per mangiare
qualcosa dopo un giorno duro di lavoro, invece scartava tutto e si
lanciava alla ricerca dell’unico obiettivo del suo pensiero ossessivo: la
pecora che mancava alla conta! Ben più fortunate di lui le sue pecore,
racchiuse nel comodo riparo dell’ovile, pronte a continuare a mangiare
quello che avrebbero trovato nelle loro greppie piene di erba falciata e
fieno. Tutte le persone responsabili sono come il Buon Pastore, diceva mio
padre. Piú responsabili del Buon Pastore ci sono i Pastori di anime, a
loro viene riconosciuto un ruolo importante per salvare le persone, le
creature di Dio affidategli da Dio! La figura del Buon Pastore è stata per
me quella del Vescovo e del Papa, in quanto Vescovo di Roma e capo della
cattolicità!
Il Buon Pastore è portato dalle ali di Dio, nasce pastore e diventa buono
perché compie scelte di bontà, per il gregge suo o a lui affidato. Buon
Pastore si diventa per la grazia di Dio, per abnegazione, per capacità di
giocarsi, in qualsiasi momento, quello che si ha e quello che si è! Sono
così i Vescovi di oggi? Chiusi nei loro palazzi lussuosi, nelle loro vesti
pregiate, sulle loro poltrone che sono troni, nelle loro macchine con i
vetri oscurati…non guardano e non vedono ciò che gli è stato affidato,
si limitano a leggere dalle cartelle le loro storie, non si confondono con
la puzza delle loro pecore. Hanno forse raggiunto quel posto che volevano,
con l’accordo di persone compiacenti, di circoli che esprimono bene il
potere e non il servizio. Sono abituati ai primi posti nell’assemblea e se
possono falsificano la verità per renderla utile ai loro comodi. Non
escono dai palazzi lussuosi per cercare la pecora smarrita. Chi si perde
é responsabile individualmente, di essi non risponde il Vescovo. Si
affidano ai tribunali per ricercare una verità di comodo Per la loro
pecora smarrita, non vanno sul banco degli imputati per esortarla alla
vittoria, non asciugano il suo sudore di terrore e paura, si allontanano e
non si mischiano nelle decisioni di altri. La pecora resta nel bosco,
preda del lupo o dei predatori. Per sua colpa si è smarrita e rischia di
disturbare il Pastore che non é buono con lei…pensa a quello che ha
fatto per essere Vescovo, quanto gli é costato, quanto gli frutterà, non
può rischiare il tutto per niente! In questa realtà di distanza non c’è
posto per il Buon Pastore che deve custodire l’integrità del gregge. Ciò
che si perde, è perduto secondo il loro Vangelo di convenienza che
predicano bene e praticano malissimo. Penso spesso come avrebbe
rappresentato mio padre i Pastori della Chiesa di oggi? Non avrebbe fatto
il volto austero, angelico, fiero, del Buon Pastore del Vangelo. Si
sarebbe turato il naso ed avrebbe nascosto il suo volto. Avrebbe pensato
ai suoi sacrifici per la sua famiglia, in tutte le ore e per tutte le
circostanze della sua vita lavorativa. Perchè in azioni importanti della
testimonianza evangelica occorre sempre mettere la faccia. Molti Pastori
della Chiesa di oggi la faccia non ce l’hanno. Sono a mezzo servizio.
Hanno mani, hanno astuzia, hanno prudenza per loro…ma la faccia non la
mettono nelle cose rischiose!