Alfonso D’Alessio
Nel Messaggio per la
46° Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali, Benedetto XVI
sviluppa un originale riflessione antropologica e richiama ad una
corretta articolazione tra il silenzio e la parola. Si tratta di un prezioso invito che il Santo Padre rivolge a tutte le
persone di buona volontà. E’ l’invito a riflettere sul rapporto tra silenzio e
parola, “due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi,
succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda
vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la
comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al
contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano
reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato”. Per Benedetto XVI, egli
stesso ministro della Parola “tacendo si
permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non
rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle
nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile
una relazione umana più piena”. Infine per il Romano Pontefice “Educarsi alla
comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a
parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti
dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e
integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di
Cristo nel mondo contemporaneo”. Una delle proprietà essenziali della comunicazione è
l’impossibilità dell’uomo di non comunicare. Infatti,
sia le parole sia il silenzio veicolano messaggi
specifici, realizzati con l’ausilio della comunicazione non verbale, vale a
dire con quel complesso di movimenti, gesti ed espressioni che sono
riconducibili alla categoria della cinesica del corpo umano. Per questo anche
il silenzio è comunicazione. Per noi cristiani è condizione necessaria per
comunicare col Signore. Riuscire a far silenzio dentro, significa lasciar
parlare Dio alla nostra esistenza. Usare il silenzio in modo corretto però non
è da tutti. Ad esso più che mai oggi bisogna prepararsi, occorre educarsi.
Lasciamoci dunque afferrare dal silenzio assordante dell’intimità con Dio.
se il silenzio parla mons. Moretti è un gran chiacchierone
Il Santo Padre col dire “tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non
rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena” ha fatto suo il pensiero dell’arcivescovo Moretti, che ascolta e non parla per rendere una relazione umana piena, purtroppo dimenticando che a volte non si può rimanere in silenzio e si deve urlare per ristabilire la dignità della chiesa pesantemente calpestata.