Daniela Lombardi
(Press office)
La forza dei reality, anche se spesso contestati, seppur seguitissimi sta nell’osservare le reazioni dei partecipanti: talora ridono e gioiscono, altre, piangono e soffrono. Chiunque può identificarsi a volte con un personaggio, a volte con un altro. Amicizie sincere o soltanto di comodo, segreti, complicità, competizione e rivalità, amori veri o presunti… Non manca proprio nulla, come nella vita realmente vissuta. E così è facile immedesimarsi in uno dei tanti partecipanti, a seconda di cosa risuonerà maggiormente internamente a noi e di quelle che sono state le nostre esperienze di vita passate e presenti.
Aldilà di chi sarà il vincitore del Grande Fratello, sicuramente Guenda Goria e Maria Teresa Ruta, lo sono già state entrambe. Due donne forti e al contempo fragili. Apparentemente tanto diverse ma in profondo molto simili. Hanno messo a nudo se stesse con le loro complesse dinamiche familiari che spesso possono avvenire nelle tantissime famiglie con genitori separati. Uno dei due genitori periferici e assente negli anni di crescita più importanti per lo sviluppo di un figlio. I dolori, le fragilità e le insicurezze che possono generarsi, la paura dell’abbandono, perché ricordiamo che anche se ci si separa come genitori, non ci si dovrebbe mai separare dai figli e la coppia genitoriale dovrebbe mantenere sempre una profonda unità proprio per poter tutelare la prole da un evento tanto difficile e al contempo doloroso. Ma questo è più facile a dirsi che a farsi. E così spesso viene meno la razionalità e prevalgono dinamiche di coppia poco sane e tutelanti che vanno a ledere (pur non volendo) profondamente i figli. E già! Perché si è genitori ma si è anche uomo e donna. Difficile mantenere sempre un sano equilibrio. I ripetuti tradimenti paterni e le tardive consapevolezze con il desiderio di voler recuperare il tempo perso. Inevitabili gli scontri ed i contrasti. Guenda ed il papà si sono ritrovati a confrontarsi da adulti. Con tutte le difficoltà, hanno scelto la via più difficile ma vincente. Più facile sicuramente piangersi addosso ed evitare di affrontare i problemi.
Guenda Goria è la dimostrazione di come nonostante una vita difficile, si può essere vincenti e non lasciarsi abbattere identificandosi nel ruolo di vittima. Chiede con forza. Esprime ciò che sente. Emotiva e sensibile ma al contempo risoluta e determinata. Grande maturità. Complessità che si trasforma in ricchezza interiore. Ha saputo essere un esempio di resilienza, nonostante il dolore e la sofferenza. Ma è anche esempio di forza ed umiltà. Ha saputo esternare i suoi sentimenti e le sue emozioni. Tirar fuori le profonde ferite e sofferenze. Ha acquisito sicurezza in se stessa e una propria autostima. E non era cosa facile e così scontato! Se a lasciarmi è il mio stesso padre, non valgo forse abbastanza? Quella della perdita è sempre un’esperienza dolorosa, una ferita profonda, un’elaborazione di un lutto.
L’assenza è importante quanto la presenza tant’è che è ciò che diviene.
Ma Maria Teresa Ruta non è stata da meno di sua figlia. Ha mostrato altrettanto forza nell’aver tirato fuori le sue fragilità. Un sorriso accogliente ed incoraggiante, in cui Guenda si specchia riuscendo ad esplorare il mondo esterno con curiosità e al contempo coraggio. Prevale l’entusiasmo nel poter esplorare il mondo (tante le passioni). E’ anche la mamma che non ha mai dimenticato di essere donna, con i suoi desideri e le sue pulsioni. E così una figlia deve accettare e confrontarsi con il fatto che la propria mamma è anche una donna. E questo se da una lato genera sofferenza, dall’altro crea arricchimento. Nel legame materno, ogni figlia va alla ricerca di quei segnali di femminilità cha ha la propria madre, perché è proprio da questa relazione primordiale che deriverà in gran parte la sua vita futura di donna e la sua identità femminile.
La loro è una relazione tanto desiderata e al contempo tanto dolorosa.
Guenda è stata la figlia che è sempre andata bene a scuola, che ha sempre cercato di eccellere per avere conferme genitoriali. La nostra connotazione emotiva si sviluppa in noi sin dall’infanzia, così come il concetto di Sé. Mi specchio negli occhi del genitore. Sono ciò che gli altri mi rimandano.
Il successo di queste due donne, sta proprio nella loro complessità e genuità.